13-02-20 17.53
@ anonimo
Qui però si sta parlando di suonare uno spartito classico senza aver mai sentito il brano suonato, diverso invece il caso di interpretazione personale dopo aver ascoltato varie versioni
Quello che intendevo è che ci sono alcuni aspetti legati alle prassi esecutive delle diverse epoche storiche che è impossibile conoscere e/o ricavare da uno spartito, e questo indipendentemente dal fatto che la musica abbia una "coerenza interna che si impone su tutto" [cit. Cyrano].
Se ti mettono davanti una pagina di Couperin, come fai a sapere che certe successioni di crome non le devi suonare come le vedi scritte ma come se fossero croma puntata + semicroma, perché quello, secondo le conoscenze filologiche attuali, è il "modo giusto"?
Il valzer viennese è alla fine una musica relativamente recente e comunque con una sua storia particolare di successo e immagino che il modo giusto di suonarlo (perché, quando lo sentiamo, capiamo che davvero quello è il modo giusto) si sia semplicemente tramandato di generazione in generazione, un po' come il modo giusto di suonare il blues o il liscio (che con strauss ha le sue belle parentele...)
In tantissimi altri casi, però, la trasmissione "orale" del modo giusto di suonare una certa musica si è interrotta, paradossalmente anche in casi recenti in cui abbiamo testimonianze registrate dirette degli autori.
Tutto questo pistolotto per dire cosa? Boh, ho perso il filo, spero di riuscire a tornarci su con un po' più di tempo