11-02-20 13.47
@ anonimo
Credo di essere uno dei maggiori sostenitori che ci siano qui sul forum riguardo all'importanza del pentagramma, della capacità di lettura, dell'evitare le scorciatoie notazionali.
Detto questo, vorrei chiarire una volta per tutte la mia visione del rapporto che c'è tra musica scritta e musica suonata.
A mio avviso la musica scritta sta alla musica suonata come una carta geografica sta al territorio.
Nonostante la massima attenzione notazionale, l'uso di segni diacritici, i mille artifizi che si possono architettare per chiarire le intenzioni del compositore, le note scritte sul pentagramma saranno sempre una pallida approssimazione di ciò che la musica suonata deve assolutamente essere.
Vorrei condividere qui di seguito con voi (con una bella lista numerata) alcuni spunti di riflessione:
1) Il livello di dettaglio che la musica suonata esige, sia in termini di suddivisione metrica, sia in termini di dinamica, sia in termini di architettura della frase, è troppo complesso per poter essere trascritto correttamente. Anzi, forse sarebbe anche possibile inventare un metodo che permetta la notazione esattissima di ogni dettaglio della musica, ma poi sarebbe estremamente difficile da leggere ed eseguire.
2) La musica ha in se stessa la forza di "imporre" all'esecutore la giusta (o meglio le giuste) esecuzione. Mi spingo più in la: la musica si impone persino al compositore, a me succede spesso che una frase, un'architettura musicale, appena accennate si dipanino quasi autonomamente, spinte dalla forza interiore della loro logica interna; a me non resta che "assecondare" tale parto.
3) Quando leggo uno spartito, in sostanza mi serve da "traccia", da mappa per addentrarmi in un territorio sconosciuto. Ma appena questo territorio lo conosco, diventa molto più che una serie di tratti su un foglio di carta. Un sentiero di montagna è ben più di una linea di inchiostro nero sul bianco di una mappa: è il colore del cielo, le pietre per terra, il profumo dei fiori, gli alberi che delineano l'orizzonte. E similmente è per la musica, dentro una frase c'è un mondo, c'è tanto di più che quattro note scritte sul pentagramma.
4) E allora come fare? Ci sono alcune strategie:
- Non appena imparate le note, disfarsi del pentagramma.
- Ascoltare tante esecuzioni, lasciar penetrare la musica dalle orecchie e non solo dagli occhi.
- Registrarsi ed ascoltarsi.
- Vivere "a bagno" nella musica, far sì che diventi per noi una componente fondamentale della nostra vita, un linguaggio naturale per la nostra mente, un modo di sentire spontaneo per il nostro cuore.
C’è chi ascolta un brano e lo riproduce tale e quale, come un pittore che vede un panorama e lo dipinge immediatamente, magari non sarà identico, ma è assolutamente verosimile. In questo caso la musica scritta non gli serve affatto, lui sente e sa come farlo.
Però la musica scritta permette a chi la sa leggere di riprodurre un brano che non ha mai sentito. Questo è l’uso di un altro senso, la vista, per arrivare ad una informazione che dovrebbe riguardare l’udito, come appunto la scrittura rispetto alla comunicazione verbale orale.
La musica scritta sul pentagramma richiede conoscenza di tante componenti ed è anche un po’ vincolante, però se la sai leggere è una sicurezza. Le sigle degli accordi sono una semplificazione che accende delle scorciatoie esecutive ( e che può essere molto complicata data la presenza delle alterazioni), ma che non può prescindere dalla conoscenza per esempio dell’armonia o dagli aspetti ritmici.
Il problema di chi come me fatica a leggere è che un pentagramma lo vedo come trovandomi di fronte ad un quadro tipo l’abbraccio benedicente di Rembrandt. Vedi il complesso, ti lancia un messaggio, ma se provi ad interpretarlo ti perdi. Inizi a seguire una linea melodica, ma contemporaneamente compaiono le armonie, cerchi di trovare una ritmica e ti perdi tra legature e pause. Poi se hai un maestro che ti spiega funziona come quando una guida di spiega il quadro, assumono senso le pennellate, i dettagli, compaiono personaggi che non avevi potuto vedere perché concentrato sul messaggio principale.. invece da solo io arrivato alla fine delle prime 8 battute io sono floscio come un palloncino bucato. Ci ho messo un mese per arrivare alla fine della versione semplificata del canone in D di Pachelbel ed alla fine, per ricordarmi dove sono, ci ho scritto sopra gli accordi…. Aaarghh polizia musicale?
Invece se segui una progressione di accordi, ok ci sono i rivolti le alterazioni, ma in un amen ci canti sopra la melodia ed il brano compare.
Questa è la storia di chi non sa leggere e ringrazia che in qualche modo si possa suonare lo stesso.