Musica e pentagramma

  • benjomy
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10-02-20 16.05

il pentagramma, come le sigle sono gli ineliminabili strumenti per avere un "linguaggio" comune, per permettere ad altri di eseguire lo stesso brano... di paralre la stessa lingua
A mio modo di vedere è il punto di partenza.. poi c'è tutto il resto che difficilmente può stare sulle 5 righe....e si chiama ..interpretazione etc
  • anonimo

10-02-20 16.07

@ benjomy
il pentagramma, come le sigle sono gli ineliminabili strumenti per avere un "linguaggio" comune, per permettere ad altri di eseguire lo stesso brano... di paralre la stessa lingua
A mio modo di vedere è il punto di partenza.. poi c'è tutto il resto che difficilmente può stare sulle 5 righe....e si chiama ..interpretazione etc
Esattamente.

Ed aggiungo una cosettina: interpretando, il 10% viene dall'interprete, il 90% dalla musica stessa, che "impone" all'interprete la sual logica interna.

E per logica intendo anche la logica emozionale.
  • anonimo

10-02-20 16.10

@ Genny1950
Buongiorno carissimi
ancora una volta m'impongo la regola di seguire il pentagramma pero' poi mi dico, se seguo il pentagramma come faccio a vedere le mie dita dove vanno?emo
Questa dinamica tra lettura e dita s'impara e proprio non so' se é veramente importante per fare musica.
Leggere e suonare un brano che é stato già inventato e strasuonato milioni di volte lo capisco ma pensate un po', quando suonano il RAP o altre cose del genere credete che seguono il pentagramma?emo
Mr. Beethoven che amo alla follia aveva Cubase per aiutarlo nelle sue composizioni?
Oggi noi l'abbiamo e con questo strumento facciamo faville senza saper ne leggere e ne scrivere.

D'altra parte quanta gente sa parlare senza saper leggere?
Mi viene in mente e non so perchè, forse sarà la vecchiaia e una deformazione professionale, quando nel 1903 Wilbur e Orville Wright fecero il primo volo, eppure non avevano il brevetto di piloti ma hanno volatoemo
Vedo quindi il pentagramma come una lettera che scrivo a un amico per trasmettergli i miei sentimenti e se non sa leggere allora lo telefono o gli mando per internet la lettera con il traduttore vocale.
Con questo vorrei dire che la musica é un espressione composta da sentimenti che non possono scriversi su un pentagramma.
Concludo dicendo che so leggere le note ma mi ci vuole un po' di tempo per copiare e in ogni caso sarà una brutta copia.emo
Scusameti se scrivo la mia opinione che puo' o forse sicuramente sarà contradittoria
Buona giornata e viva la musicaemoemo
ma anche la musica elettronica, per the robots dei kraftwerk esiste lo spartito?
Forse lo hanno scritto dopo.
E per i brani dei tangerine dream? emo

Hai ragione da vendere emo
  • anonimo

10-02-20 16.11

@ vin_roma
Non esiste solo musica con gli accordi e la melodia, esiste musica, la gran parte, che usa suoni non sempre riconducibili ad un semplice impianto armonico.
c'è la computer music e pure la musica generata casualmente etc....
Tutta musica non scritta.
Forse nemmeno quella dei video games.
  • anonimo

10-02-20 16.15

@ anonimo
c'è la computer music e pure la musica generata casualmente etc....
Tutta musica non scritta.
Forse nemmeno quella dei video games.
Mi ricordo, quando studiavo, la prima volta che vidi una partitura di musica elettronico/concreta.

Un trauma.
  • vin_roma
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10-02-20 16.16

@ anonimo
Ed anche quando ci fosse un "semplice impianto armonico", la condotta delle parti avrebbe sempre e comunque il suo perchè.

Giusto, Vincenzo?
A mae', ma che, me chiedi conferme? A me?

Nun me mette in imbarazzo, io so' un equivoco...! emo
  • Petra
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10-02-20 16.47

Il mio rilievo è principalmente volto ad ottenere con la sola carta scritta, l'esecuzione sonora di quanto scritto, da tutte quelle persone che sono a conoscenza della medesima notazione musicale dell'autore. Magnetofoni, dischi computer: necessita possederli per ascoltarli. Allo spartito di carta non necessita l'energia elettrica, se non per far luce nella notte. Le variazioni e le interpretazioni sono a soggetto, certamente! Lo spartito scritto fa fede alla originalità della composizione. Quindi per potere trasmettere ad altri le proprie aggiunte modificazioni deve riportarle per iscritto: "E' vero ciò che è scritto, non ciò che detto!"
  • anonimo

10-02-20 16.50

@ Petra
Il mio rilievo è principalmente volto ad ottenere con la sola carta scritta, l'esecuzione sonora di quanto scritto, da tutte quelle persone che sono a conoscenza della medesima notazione musicale dell'autore. Magnetofoni, dischi computer: necessita possederli per ascoltarli. Allo spartito di carta non necessita l'energia elettrica, se non per far luce nella notte. Le variazioni e le interpretazioni sono a soggetto, certamente! Lo spartito scritto fa fede alla originalità della composizione. Quindi per potere trasmettere ad altri le proprie aggiunte modificazioni deve riportarle per iscritto: "E' vero ciò che è scritto, non ciò che detto!"
Petra, lo spartito non basta.

Un tempo, quando non c'erano magnetofoni, ipod ed altre diavolerie varie, interpreti e direttori d'orchestra giravano per ascoltare i colleghi, ma sopratutto ragionavano sull'interpretazione.

Perchè, come ho già detto prima, nella musica stessa c'è la chiave interpretativa necessaria.

Ma non è scritta sul foglio, è dentro la musica. Bisogna suonarla, ascoltarla, tritarla, masticarla, assimilarla.

Poi l'interpretazione viene quasi da sè.

E ribadisco: se un'orchestra suonasse un valzer viennese come è scritto, prenderebbe le verdure marce in testa.
  • giosanta
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10-02-20 17.17

Cyrano ha scritto:
... lo spartito non basta...


Affermare che hai ragione, a mio modo di vedere, è persino riduttivo.
NULLA, meno che mai la musica, può esulare dal contesto che lo genera, senza scomodare le tue autorevolissime argomentazioni di merito, rispetto cui l’unica replica che sono in grado di fare è ringraziarti.
Basti pensare alle differenze tra parola scritta e conversazioni “de visu”. Quante accese discussioni sarebbero morte prima di nascere, su queste stesse pagine, se si fossero svolte di persona?
Quanto poi alla questione delle sigle, nel caso, probabile, che mi sia espresso male, intendevo banalmente riferirmi al fatto che piuttosto che una partitura in chiave di violino con sotto scritto “C”, preferisco la stessa accompagnata da un pentagramma in chiave di basso con le tre note sovrapposte.
Che poi il “grado di libertà con cui eseguire il tutto sia funzione della natura del brano e/o della bravura dell’esecutore è un altro discorso.
Ma io sono un dilettante.
  • Pianolaio
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11-02-20 02.08

BB79 ha scritto:
la direzione forse serve proprio a fornire agli esecutori quelle indicazioni non scritte??

È uno dei compiti del Direttore d'Orchestra.
Un esempio banale può essere quello in cui su uno Spartito c'è scritto "crescendo".
Nel caso di un'Orchestra, che è composta da decine di Musicisti, ovviamente non si può lasciare l'esecuzione all'interpretazione del singolo.
Di quanto e come deve crescere il Brano in quel punto lo decide il Direttore.
E ottiene il "crescendo" dell'Intera Orchestra guidando anche il modo di suonare delle singole Sezioni, perché per esempio Archi o Ottoni hanno timbri ed escursioni dinamiche differenti.
E lo fa in base alla sua Esperienza e alla sua Conoscenza del Brano, dell'Autore, del Contesto Storico e del Periodo in cui è scritto.
Il Periodo storico è molto importante perché può capitare che lo stesso simbolo abbia valore di intensità diverso nelle varie Epoche, in base proprio alle Esigenze stilistiche di quel momento.
E' il caso dell'Acciaccatura, che veniva suonata generalmente in battere nel '600, ma in levare nell'800.

Anche il Solista è tenuto, in Musica Classica, ad osservare le regole.
Ovvio che poi, sia nel primo caso che nel secondo, quando sei un nome mondiale, qualche personalizzazione "diventa lecita" emo
Ma il concetto di base tiene conto di molte informazioni che vanno oltre il semplice Spartito.
  • simondrake
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11-02-20 13.47

@ anonimo
Credo di essere uno dei maggiori sostenitori che ci siano qui sul forum riguardo all'importanza del pentagramma, della capacità di lettura, dell'evitare le scorciatoie notazionali.

Detto questo, vorrei chiarire una volta per tutte la mia visione del rapporto che c'è tra musica scritta e musica suonata.

A mio avviso la musica scritta sta alla musica suonata come una carta geografica sta al territorio.

Nonostante la massima attenzione notazionale, l'uso di segni diacritici, i mille artifizi che si possono architettare per chiarire le intenzioni del compositore, le note scritte sul pentagramma saranno sempre una pallida approssimazione di ciò che la musica suonata deve assolutamente essere.

Vorrei condividere qui di seguito con voi (con una bella lista numerata) alcuni spunti di riflessione:

1) Il livello di dettaglio che la musica suonata esige, sia in termini di suddivisione metrica, sia in termini di dinamica, sia in termini di architettura della frase, è troppo complesso per poter essere trascritto correttamente. Anzi, forse sarebbe anche possibile inventare un metodo che permetta la notazione esattissima di ogni dettaglio della musica, ma poi sarebbe estremamente difficile da leggere ed eseguire.

2) La musica ha in se stessa la forza di "imporre" all'esecutore la giusta (o meglio le giuste) esecuzione. Mi spingo più in la: la musica si impone persino al compositore, a me succede spesso che una frase, un'architettura musicale, appena accennate si dipanino quasi autonomamente, spinte dalla forza interiore della loro logica interna; a me non resta che "assecondare" tale parto.

3) Quando leggo uno spartito, in sostanza mi serve da "traccia", da mappa per addentrarmi in un territorio sconosciuto. Ma appena questo territorio lo conosco, diventa molto più che una serie di tratti su un foglio di carta. Un sentiero di montagna è ben più di una linea di inchiostro nero sul bianco di una mappa: è il colore del cielo, le pietre per terra, il profumo dei fiori, gli alberi che delineano l'orizzonte. E similmente è per la musica, dentro una frase c'è un mondo, c'è tanto di più che quattro note scritte sul pentagramma.

4) E allora come fare? Ci sono alcune strategie:

- Non appena imparate le note, disfarsi del pentagramma.
- Ascoltare tante esecuzioni, lasciar penetrare la musica dalle orecchie e non solo dagli occhi.
- Registrarsi ed ascoltarsi.
- Vivere "a bagno" nella musica, far sì che diventi per noi una componente fondamentale della nostra vita, un linguaggio naturale per la nostra mente, un modo di sentire spontaneo per il nostro cuore.
C’è chi ascolta un brano e lo riproduce tale e quale, come un pittore che vede un panorama e lo dipinge immediatamente, magari non sarà identico, ma è assolutamente verosimile. In questo caso la musica scritta non gli serve affatto, lui sente e sa come farlo.
Però la musica scritta permette a chi la sa leggere di riprodurre un brano che non ha mai sentito. Questo è l’uso di un altro senso, la vista, per arrivare ad una informazione che dovrebbe riguardare l’udito, come appunto la scrittura rispetto alla comunicazione verbale orale.
La musica scritta sul pentagramma richiede conoscenza di tante componenti ed è anche un po’ vincolante, però se la sai leggere è una sicurezza. Le sigle degli accordi sono una semplificazione che accende delle scorciatoie esecutive ( e che può essere molto complicata data la presenza delle alterazioni), ma che non può prescindere dalla conoscenza per esempio dell’armonia o dagli aspetti ritmici.
Il problema di chi come me fatica a leggere è che un pentagramma lo vedo come trovandomi di fronte ad un quadro tipo l’abbraccio benedicente di Rembrandt. Vedi il complesso, ti lancia un messaggio, ma se provi ad interpretarlo ti perdi. Inizi a seguire una linea melodica, ma contemporaneamente compaiono le armonie, cerchi di trovare una ritmica e ti perdi tra legature e pause. Poi se hai un maestro che ti spiega funziona come quando una guida di spiega il quadro, assumono senso le pennellate, i dettagli, compaiono personaggi che non avevi potuto vedere perché concentrato sul messaggio principale.. invece da solo io arrivato alla fine delle prime 8 battute io sono floscio come un palloncino bucato. Ci ho messo un mese per arrivare alla fine della versione semplificata del canone in D di Pachelbel ed alla fine, per ricordarmi dove sono, ci ho scritto sopra gli accordi…. Aaarghh polizia musicale?
Invece se segui una progressione di accordi, ok ci sono i rivolti le alterazioni, ma in un amen ci canti sopra la melodia ed il brano compare.
Questa è la storia di chi non sa leggere e ringrazia che in qualche modo si possa suonare lo stesso.
  • anonimo

11-02-20 14.05

@ simondrake
C’è chi ascolta un brano e lo riproduce tale e quale, come un pittore che vede un panorama e lo dipinge immediatamente, magari non sarà identico, ma è assolutamente verosimile. In questo caso la musica scritta non gli serve affatto, lui sente e sa come farlo.
Però la musica scritta permette a chi la sa leggere di riprodurre un brano che non ha mai sentito. Questo è l’uso di un altro senso, la vista, per arrivare ad una informazione che dovrebbe riguardare l’udito, come appunto la scrittura rispetto alla comunicazione verbale orale.
La musica scritta sul pentagramma richiede conoscenza di tante componenti ed è anche un po’ vincolante, però se la sai leggere è una sicurezza. Le sigle degli accordi sono una semplificazione che accende delle scorciatoie esecutive ( e che può essere molto complicata data la presenza delle alterazioni), ma che non può prescindere dalla conoscenza per esempio dell’armonia o dagli aspetti ritmici.
Il problema di chi come me fatica a leggere è che un pentagramma lo vedo come trovandomi di fronte ad un quadro tipo l’abbraccio benedicente di Rembrandt. Vedi il complesso, ti lancia un messaggio, ma se provi ad interpretarlo ti perdi. Inizi a seguire una linea melodica, ma contemporaneamente compaiono le armonie, cerchi di trovare una ritmica e ti perdi tra legature e pause. Poi se hai un maestro che ti spiega funziona come quando una guida di spiega il quadro, assumono senso le pennellate, i dettagli, compaiono personaggi che non avevi potuto vedere perché concentrato sul messaggio principale.. invece da solo io arrivato alla fine delle prime 8 battute io sono floscio come un palloncino bucato. Ci ho messo un mese per arrivare alla fine della versione semplificata del canone in D di Pachelbel ed alla fine, per ricordarmi dove sono, ci ho scritto sopra gli accordi…. Aaarghh polizia musicale?
Invece se segui una progressione di accordi, ok ci sono i rivolti le alterazioni, ma in un amen ci canti sopra la melodia ed il brano compare.
Questa è la storia di chi non sa leggere e ringrazia che in qualche modo si possa suonare lo stesso.
senza poi dimenticare che con la notazione ad accordi, vi sono brani, anche di musica classica, che semplicemente arpeggiano accordi in un certo modo e se letti in forma di nota a nota sul pentagramma, perdi un sacco di tempo. Zippi tutto in forma di accordi e se ti scrivo: arpeggia un bel C secondo rivolto e poi un bel G primo rivolto e poi e poi.....tutto è più rapido emo

Mi ricordo quando avevo studiato Your Song di Elton John avevo fatto una certa fatica. Poi un maestro mi dice: ma guarda che sono semplici accordi arpeggiati primo e secondo rivolto emo
E dirmelo prima?
  • vin_roma
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11-02-20 14.32

@mark-c, una volta che la musica la sai la leggi senza problemi, dov'è il problema? È inutile scrivere gli accordi, anzi, può andar bene qualche rara volta, ma nelle altre puoi far solo danni..
Passi per Elton, Baglioni, ma già il preludio n° 1 del Clav. b Temp., anche se sono accordi arpeggiati, hanno una precisa scalatura che non si può evitare.
  • anonimo

11-02-20 15.46

@ vin_roma
@mark-c, una volta che la musica la sai la leggi senza problemi, dov'è il problema? È inutile scrivere gli accordi, anzi, può andar bene qualche rara volta, ma nelle altre puoi far solo danni..
Passi per Elton, Baglioni, ma già il preludio n° 1 del Clav. b Temp., anche se sono accordi arpeggiati, hanno una precisa scalatura che non si può evitare.
certo, ma trovo più interessanti gli spartiti dove oltre alla dicitura classica trovo anche gli accordi. Io ad esempio, le note che compongono i vari accordi in tutte le salse non me le ricordo, ricordo solo quelle degli accordi per me fondamentali, cioè quelli che uso maggiormente, anzi, forse nemmeno quelle in quanto quando leggo il nome dell'accordo mi viene naturale premere i tasti corrispondenti e non altri. Ovviamente parlo per me che non faccio il musicista di mestiere ed ho altre necessità tra le quali, l'immediatezza dell'informazione. Oggi si ha fretta, si corre.emo
  • anonimo

11-02-20 15.53

@ anonimo
certo, ma trovo più interessanti gli spartiti dove oltre alla dicitura classica trovo anche gli accordi. Io ad esempio, le note che compongono i vari accordi in tutte le salse non me le ricordo, ricordo solo quelle degli accordi per me fondamentali, cioè quelli che uso maggiormente, anzi, forse nemmeno quelle in quanto quando leggo il nome dell'accordo mi viene naturale premere i tasti corrispondenti e non altri. Ovviamente parlo per me che non faccio il musicista di mestiere ed ho altre necessità tra le quali, l'immediatezza dell'informazione. Oggi si ha fretta, si corre.emo
E, a furia di voler correre senza saper camminare bene, si cade e si sbatte il grugno. Ma sopratutto non si arriva dove si vorrebbe e si potrebbe.

Te lo dico con fraterna umiltà, Mark. Ci vuole pazienza.
  • benjomy
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11-02-20 15.54

nella musica classica ( e anche in altri contesti) non si ragiona ad accordi..vorrei proprio vederti a scrivere il mephisto waltz di liszt a sigle!!
forse il tuo ragionamento va bene per le canzoni, difficilemnte può andare bene per brani più complessi
mark_c ha scritto:
Oggi si ha fretta, si corre.

non ha senso.. qui si parla di "scrivere" la musica in modo che altri possano riprodurla fedelmente. Lasciamo la fretta ad altri ambiti.. la musica è studio...e per lo studio ci vuole tempo!
  • anonimo

11-02-20 16.01

avete più che ragione: una maestra diceva sempre "fretta e bene non vanno assieme"
  • Petra
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12-02-20 08.13

@ anonimo
Petra, lo spartito non basta.

Un tempo, quando non c'erano magnetofoni, ipod ed altre diavolerie varie, interpreti e direttori d'orchestra giravano per ascoltare i colleghi, ma sopratutto ragionavano sull'interpretazione.

Perchè, come ho già detto prima, nella musica stessa c'è la chiave interpretativa necessaria.

Ma non è scritta sul foglio, è dentro la musica. Bisogna suonarla, ascoltarla, tritarla, masticarla, assimilarla.

Poi l'interpretazione viene quasi da sè.

E ribadisco: se un'orchestra suonasse un valzer viennese come è scritto, prenderebbe le verdure marce in testa.
Nel 1950 non erano le "diavolerie" , quindi si era costretti a ricorrere allo spartito. Forse è questo metodo che ha generato "normale" ricorrere alla notazione musicale. Nel mio elementare uso della musica, ricorro allo spartito e trascuro l'ascolto di quanto immensamente viene prodotto ed offerto... e sai anche perché? Dallo spartito vedo come scritto e lo suono come a me gradito. In questa fase subentra la "mia" interpretazione che non è "condizionata o meglio, da me viene "sverginata" col praticare la mia "libertà!" Dopo ascolto come viene eseguita dal "mondo musicale" e se trovo dei particolari, a me graditi, li pratico.
  • anonimo

12-02-20 10.07

@ Petra
Nel 1950 non erano le "diavolerie" , quindi si era costretti a ricorrere allo spartito. Forse è questo metodo che ha generato "normale" ricorrere alla notazione musicale. Nel mio elementare uso della musica, ricorro allo spartito e trascuro l'ascolto di quanto immensamente viene prodotto ed offerto... e sai anche perché? Dallo spartito vedo come scritto e lo suono come a me gradito. In questa fase subentra la "mia" interpretazione che non è "condizionata o meglio, da me viene "sverginata" col praticare la mia "libertà!" Dopo ascolto come viene eseguita dal "mondo musicale" e se trovo dei particolari, a me graditi, li pratico.
Petra, mi permetto di obiettare con un semplice esempio.

Se tu leggi un valzer viennese, tipo "sul bel danubio blu", trovi che l'accompagnamento (in tre quarti) è scritto con un quarto al basso, un quarto sul primo accordo ed un quarto sul secondo accordo.

Il suono è zum-pa-pa.

Bene..è sbagliato. Se tu ti limiti a leggere e ad eseguire, il risultato è sbagliato.

Per tutta una serie di motivi, l'accompagnamento del valzer viennese si esegue in maniera diversa:

Un ottavo al basso, un quarto puntato il primo accordo (che risulta così "anticipato") ed un quarto il secondo accordo (normale). Il tutto con discreta elasticità.

Il suono è zumpa-a-pa

Ma se non hai mai ascoltato un'orchestra che lo suona "giusto", e ti limiti ad eseguire quello che c'è scritto sul pentagramma, finisce che sbagli.

E questo è solo uno tra i mille esempi che si potrebbero fare: esecuzione degli abbellimenti, ritardando idiomatici, maniera di far respirare la frase attraverso micro-articolazioni del polso che si risolvono in micro-variazioni ritmiche, interpretazione delle indicazioni di tempo ed espressione (quanto sarà veloce esattamente un allegretto? ed un andante?).

Queste cose il pentagramma non te le dice
  • benjomy
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12-02-20 10.28

@ anonimo
Petra, mi permetto di obiettare con un semplice esempio.

Se tu leggi un valzer viennese, tipo "sul bel danubio blu", trovi che l'accompagnamento (in tre quarti) è scritto con un quarto al basso, un quarto sul primo accordo ed un quarto sul secondo accordo.

Il suono è zum-pa-pa.

Bene..è sbagliato. Se tu ti limiti a leggere e ad eseguire, il risultato è sbagliato.

Per tutta una serie di motivi, l'accompagnamento del valzer viennese si esegue in maniera diversa:

Un ottavo al basso, un quarto puntato il primo accordo (che risulta così "anticipato") ed un quarto il secondo accordo (normale). Il tutto con discreta elasticità.

Il suono è zumpa-a-pa

Ma se non hai mai ascoltato un'orchestra che lo suona "giusto", e ti limiti ad eseguire quello che c'è scritto sul pentagramma, finisce che sbagli.

E questo è solo uno tra i mille esempi che si potrebbero fare: esecuzione degli abbellimenti, ritardando idiomatici, maniera di far respirare la frase attraverso micro-articolazioni del polso che si risolvono in micro-variazioni ritmiche, interpretazione delle indicazioni di tempo ed espressione (quanto sarà veloce esattamente un allegretto? ed un andante?).

Queste cose il pentagramma non te le dice
per non parlare degli abbellimenti... un trillo.. quanto lo facciamo lungo? quanto veloce? lo inziamo lento e aumentiamo la velocità o velocità costante?