03-09-21 17.48
Allora, spero di farvi cosa gradita... Sperando che la richiesta di voler capire di alcuni sia reale, e non di circostanza, rispetto all'aver già sentenziato in maniera perentoria...
Quindi: quali sono i principali motivi per cui i cantanti modificano le vocali?
Premessa: parliamo di cantanti VERI, che quindi sanno esattamente ciò che stanno facendo, e modificano scientemente e consapevolmente le vocali per adattarle a un determinato stile o una determinata esigenza.
1. esigenza stilistica (proprio l'esempio di Giorgia in "Come saprei"). Si tratta di "abbellimento" (secondo alcuni; o di eccessivo manierismo per altri) utilizzato per "muovere" la voce e non renderla sempre uguale: aprendo la "a" fino a farla diventare quasi "o", in quel determinato caso l'emissione sale più in maschera diventando leggermente più mediosa. E' esattamente quello che facciamo quando suoniamo un synth e apriamo il filtro. Non serve ai fini del canto in sè, ma è comunque un artificio utilizzato come abbellimento; il fatto che su alcune persone (tra cui te) ottenga il risultato opposto è cosa assolutamente lecita e comprensibile, ma ricade - appunto! - nel gusto personale di ognuno di noi.
2. esigenza di unicità; gli esempi sono cantanti come Renga o Pelù, che - modificando praticamente sempre le vocali - hanno esasperato uno stile tanto da diventare essi stessi quello stesso stile, in maniera da essere immediatamente riconoscibili e aver trovato il "loro" suono (che piaccia o no)
3. esigenza "meta-musicale", ovvero quando il "significante diventa esso stesso significato". Nel senso che la modifica delle vocali è frutto di una ricerca che esprima essa stessa uno stato d'animo, un'emozione o una determinata condizione, che in questo modo arriva allo spettatore a prescindere dalle parole: Esempi illustri sono le canzoni degli Area magistralmente interpretate da Demetrio Stratos, o "Rospo" del suo discepolo artistico John de Leo nei Quintorigo. Le loro vocali distorte e stravolte, raccontano le stesse emozioni di quelle stesse parole, che - paradossalmente - molto spesso non sono intellegibili quanto il modo in cui vengono cantate.
4. esigenza (meramente) musicale, ovvero quando le vocali vengono sostituite semplicemente per permettere al cantante un controllo maggiore di quel particolare passaggio (solitamente di alta difficoltà), e contestualmente permettere allo spettatore di godere di una nota meno cacofonica rispetto a quella che si avrebbe con la vocale originale. Due esempi, uno su note basse e uno su note alte:
Gino Vannelli, in "Litte bit of Judas", al minuto 1:02 dice "in us all" laddove la vocale "i" (per consentirgli di costruire al meglio quella nota così bassa) viene trasformata in una vocale che sta tra la "e" e la "o".
Esempio su note alte: Loren Allred, nella celeberrima "Never enough", pronuncia sempre "me" MI, finchè non deve tenere la nota e pensare quindi di sostenerla con un (bellissimo) vibrato... E a quel punto (minuto 2.12) il MI diventa magicamente ME:
Non ci sono dubbi che variare le vocali aiuti tantissimo il cantante a salire (o a scendere) oltre le proprie possibilità "naturali".
Spero che questa mia piccola disamina sia stata interessante e istruttiva, e vi lascio con la canzone più difficile che io abbia mai dovuto cantare (e per me vi giuro che è stato un onore!), in cui c'è commistione di diversi stili ("bel canto", power voice, grot) e una enorme carica interpretativa (siccome è canzone tratta da opera rock).