strumento per COVER

claudio101 01-04-21 14.50
@ giulio12
Buongiorno a tutti. Vorrei proporvi una discussione. Io suono cover al 99% dei miei pezzi e sono sempre alla ricerca del timbro perfetto utilizzato nel disco originale. In commercio esistono workstation come kronos, Montage, Fantom, Forte e tra un po' arrivera' anche la mitica K2700. Oltre alle workstation esistono i veri e propri sinth come il Prophet, Prologue, ecc... secondo voi, quale strumento e' più efficace per le cover? Con quale si fa meglio e prima a trovare il timbro esatto con qualità professionale? Vorrei tralasciare i timbri pianistici, rhodes, EP, clavinet, concentrandomi solo sugli altri. Nelle cover, un piano può essere sostituito da un altro, ma i timbri sintetici sono quelli caratterizzanti un pezzo e sono quelli che fanno individuare immediatamente la canzone. Le persone non si ricorderanno mai ogni singola nota di un riff di tastiera, ma sono in grado di individuare il timbro utilizzato nel disco. Che ne dite?
Ciao a tutti.
Ho desiderato riprendere questo post non per rispondere al quesito sul miglior strumento per emulare tutti o quasi i suoni originali dei brani che si vanno a proporre (non ho mai fatto cover, non mi sono mai posto il problema, non saprei cosa rispondere).
La domanda che volevo fare è di carattere generale e magari anche ingenua, nel caso mi scuso: prendo spunto da un brano di Fossati (Di tanto amore), datato 1979: nel 2014, lo stesso autore, fra altri suoi lavori, ne propose l'ascolto. Già dall'intro, al piano, era chiaro che il timbro e la sequenza degli accordi non erano per niente uguali all'originale, nel prosieguo, al di là della riffa di chitarra, tipo steel, caratterizzante
claudio101 01-04-21 15.46
@ claudio101
Ciao a tutti.
Ho desiderato riprendere questo post non per rispondere al quesito sul miglior strumento per emulare tutti o quasi i suoni originali dei brani che si vanno a proporre (non ho mai fatto cover, non mi sono mai posto il problema, non saprei cosa rispondere).
La domanda che volevo fare è di carattere generale e magari anche ingenua, nel caso mi scuso: prendo spunto da un brano di Fossati (Di tanto amore), datato 1979: nel 2014, lo stesso autore, fra altri suoi lavori, ne propose l'ascolto. Già dall'intro, al piano, era chiaro che il timbro e la sequenza degli accordi non erano per niente uguali all'originale, nel prosieguo, al di là della riffa di chitarra, tipo steel, caratterizzante
dicevo:
... caratterizzante il brano, il resto era stato eseguito senza rincorrere i suoni del "79.
Ora, a me personalmente ha fatto piacere capire dove l'autore aveva deciso di intervenire e come lo avevo fatto, inoltre ascoltare il pezzo con degli accorgimenti nuovi l'ho trovato stimolante, meglio che risentire un'esecuzione identica a quella già ascoltata un mucchio di volte.
In generale, ascoltando diversi autori/musicisti, in ambiti simili, le proposte "diversificate" le ho sempre preferite alle copie conformi.
Mi chiedevo: fatti salvi quei pezzi/autori per i quali la logica di cui sopra non potrebbe essere applicabile, in generale, la ricerca meticolosa dei suoni i più" autentici" possibili è un'esigenza maggiormente sentita dai musicisti che propongono cover, dal pubblico o ci sono anche altre ragioni ?
Grazie a tutti, buon pomeriggio.