SEQUENTIAL TRIGON 6 è il migliore analogico ?

  • stesgarbi
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13-03-25 01.11

Ilaria_Villa ha scritto:
Rosicare? Figuriamoci, mi occupo di musica antica e i mie strumenti sono liuto rinascimentale, chitarra rinascimentale e barocca, tiorba. Ho fatto personalmente le chitarre e un altro liuto rinascimentale

Chissà, magari conosci il mio antico bassista (Filippo Lesca) che si è diplomato in liuto a Milano ed ha fatto il liutaio a Verona, prima di trasferirsi ad insegnare a Torino.
  • Ilaria_Villa
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13-03-25 14.12

@ wildcat80
Allora non dovresti avere problemi e quindi non avresti motivo per scrivere circa i dubbi sugli strumenti da tenere/vendere.
Sei ricco? Buon per te, goditela: non ti serve consiglio di nessuno.
Divertiti.
emo
  • Ilaria_Villa
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13-03-25 14.14

@ orange1978
....solo di passaggio, come quando vai in vacanza due giorni. emo
Bentornato!
  • Ilaria_Villa
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13-03-25 14.18

@ stesgarbi
Ilaria_Villa ha scritto:
Rosicare? Figuriamoci, mi occupo di musica antica e i mie strumenti sono liuto rinascimentale, chitarra rinascimentale e barocca, tiorba. Ho fatto personalmente le chitarre e un altro liuto rinascimentale

Chissà, magari conosci il mio antico bassista (Filippo Lesca) che si è diplomato in liuto a Milano ed ha fatto il liutaio a Verona, prima di trasferirsi ad insegnare a Torino.
Mio compagno di corso alla Civica Scuola di Liuteria di Milano: abbiamo fatto un concerto insieme ed è davvero un grande musicista e un grande liutaio.
  • orange1978
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13-03-25 14.42

@ Ilaria_Villa
Bentornato!
grazie! :)

grazie a tutti per l'accoglienza, però non penso mi soffermerò a lungo, vedremo dai....

(oltretutto oramai i synth mi stanno stancando, da un bel po' di tempo!) emo
  • 1paolo
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13-03-25 14.45

@ orange1978
grazie! :)

grazie a tutti per l'accoglienza, però non penso mi soffermerò a lungo, vedremo dai....

(oltretutto oramai i synth mi stanno stancando, da un bel po' di tempo!) emo
Andrea, prenditi un iPad e un paio di master e.. non ci pensi più..emo
  • orange1978
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13-03-25 14.50

@ 1paolo
Andrea, prenditi un iPad e un paio di master e.. non ci pensi più..emo
iPad non ce l'ho ammetto, però ho il mac, ne ho diversi tra cui M4 max...ma comunque non è una questione di software o hardware (che possiedo), proprio mi ha stancato quel mondo (sarà anche perche registro parecchio e quindi non stacco mai con l'elettronica e informatica, e quindi poi ti viene voglia magari di suonare il pianoforte! almeno per staccare un po' la mente...)
  • maxpiano69
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13-03-25 14.54

@ orange1978
iPad non ce l'ho ammetto, però ho il mac, ne ho diversi tra cui M4 max...ma comunque non è una questione di software o hardware (che possiedo), proprio mi ha stancato quel mondo (sarà anche perche registro parecchio e quindi non stacco mai con l'elettronica e informatica, e quindi poi ti viene voglia magari di suonare il pianoforte! almeno per staccare un po' la mente...)
emo comprensibile e condivisibile
  • d_phatt
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13-03-25 14.55

@ orange1978
iPad non ce l'ho ammetto, però ho il mac, ne ho diversi tra cui M4 max...ma comunque non è una questione di software o hardware (che possiedo), proprio mi ha stancato quel mondo (sarà anche perche registro parecchio e quindi non stacco mai con l'elettronica e informatica, e quindi poi ti viene voglia magari di suonare il pianoforte! almeno per staccare un po' la mente...)
Condivido, utilizzo il computer principalmente per altri motivi, ma alla fine il ragionamento è lo stesso
(EDIT: vedo che non sono l'unico emo).

Ma soprattutto...bentornato!!!! I tuoi interventi sul forum mi sono mancati.
  • 1paolo
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13-03-25 15.13

@ orange1978
iPad non ce l'ho ammetto, però ho il mac, ne ho diversi tra cui M4 max...ma comunque non è una questione di software o hardware (che possiedo), proprio mi ha stancato quel mondo (sarà anche perche registro parecchio e quindi non stacco mai con l'elettronica e informatica, e quindi poi ti viene voglia magari di suonare il pianoforte! almeno per staccare un po' la mente...)
L’ultimo synth che ho avuto e’ il rack Korg che ti ho venduto tempo fa ; poi ho preso una Kross88 ma aveva problemi alla keybed e l’ho svenduta pochi giorni dopo
  • paolo_b3
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13-03-25 15.16

@ orange1978
grazie! :)

grazie a tutti per l'accoglienza, però non penso mi soffermerò a lungo, vedremo dai....

(oltretutto oramai i synth mi stanno stancando, da un bel po' di tempo!) emo
Non è obbligatorio parlare di synth...
  • orange1978
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13-03-25 15.28

@ 1paolo
L’ultimo synth che ho avuto e’ il rack Korg che ti ho venduto tempo fa ; poi ho preso una Kross88 ma aveva problemi alla keybed e l’ho svenduta pochi giorni dopo
rack korg...quale sarebbe per curiosità?
  • 1paolo
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13-03-25 15.30

@ orange1978
rack korg...quale sarebbe per curiosità?
M3r o 03r.. non ricordo bene..
  • Ilaria_Villa
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13-03-25 15.47

@ orange1978
forse quella che ho visto io era proprio quella lunga lunga, so solamente che faceva impressione.

comunque è un bel popò di roba, quasi peggio che suonare i synth emo però se ci si specializza....nel senso che potrebbe essere che uno suoni solamente un tipo singolo di liuto e non serva averli per forza tutti?
io per esempio avevo studiato un po' clavicembalo, e pur essendoci diverse tipologie di solito in casa ne avevano tutti uno solo, anche se volendo esser precisi ci vorrebbe quello italiano per suonare scarlatti, quello francese taskin per couperin, rameau etc....e via così, ma chi può permetterselo? al limite si noleggiano per concerti o registrazioni.

la tecnica del liuto, parlo mano destra, avevo cercato di applicarla alla chitarra elettrica, non so come si chiami, quando tieni la mano con le dita girate verso il manico, in pratica intendo dire che la mano non sollecita le corde stanno sopra di esse come sulla chitarra classica, ma è girata come se le dita guardassero la paletta...non so se sia corretto quello che dico, lo avevo visto fare da alcuni liutisti e mi è sembrato più naturale come impostazione rispetto ad altre chitarristiche, e siccome ho sempre il terrore della tendinite.... emo

(magari poi è esattamente il contrario, chissà)
La maggior parte dei miei amici e colleghi liutisti hanno in casa pochi strumenti: un paio di liuti rinascimentali e una tiorba e/o arciliuto che possa coprire la maggior parte del repertorio: no, non è necessario avere tutti i tipi di liuto e chitarra. La Civica Scuola di Musica prestava gli strumenti, è impensabile che uno possa far spendere cifre notevoli ai genitori. Un liuto da studio, usato e tenuto bene, puoi trovarlo a 700-1000 euro e il nuovo fra 2000 e 2500 (non ho più idea dei prezzi): a mano a mano che si va avanti negli studi si sente la necessità di cambiare strumento, così lo si vende e se ne compra uno più adatto. Il maestro Giorgio Ferraris (1946-2020), chitarrista e liutista, che fu mio insegnante, aveva una discreta collezione di strumenti musicali, ordinati ai migliori liutai italiani (fra cui il mio amico Giuseppe Tumiati). Aveva pure un liuto uscito dalla bottega dell'inglese Michael Lowe. Il mio docente aveva sì disponibilità economica, ma aiutava i giovani liutai dando loro fiducia. Di persone così, signorili e alla mano, si è perso lo stampo.
Come dicevo prima, impossibile avere tutti gli strumenti: per costi, spazio e repertorio. Io non ho un liuto barocco e non ne sento la mancanza.
Veniamo ora alla tecnica. Johannes Tinctoris, nel suo trattato "De inventione et usu musicae" (1487 circa), fornisce informazioni sulla "lyra comunemente detta liuto", spiegando che le corde sono pizzicate dalla mano destra sia con le dita sia con il plettro. Alla tecnica "a plettro" cominciava ad affiancarsi l'impiego delle dita, destinato a rendere possibile il passaggio dalla prassi monodica a quella polifonica e l'affermazione del liuto come strumento solista: Tinctoris stesso riferisce di esecuzioni liutistiche a 2, 3 o anche 4 parti.
La mancanza di strumenti coevi - i liuti più antichi conservati nei musei risalgono al XVI secolo - rende indispensabile il ricorso all'iconografia. Nella "Madonna col Bambino e due angeli" (1489 ca.), Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, documenta il passaggio dalla tecnica "a plettro" a quella a pizzico. Entrambi gli angeli suonano un liuto a cinque ordini di corde: l'angelo a sinistra tiene un plettro tra l'indice e il medio, mentre l'angelo a destra tiene la mano parallela alle corde e appoggia il mignolo sul piano armonico.
Le mutate esigenze della musica porteranno alla nascita di liuti a 6,7,8 ordini di corde e a diverse "taglie" di liuto: dal piccolo liuto all'ottava (diapason da 38 a 46 cm) al gran liuto basso all'ottava (diapason da 86 a 98 cm). Il mio liuto rinascimentale, accordato in sol 3, è un liuto contralto (diapason da 58 a 65 cm). Tutte queste informazioni sui vari liuti le troviamo nel magistrale e fondamentale trattato "Theatrum Instrumentorum seu Sciagraphia" (1620) di Michael Praetorius, in cui ci sono xilografie raffiguranti tutte le famiglie di strumenti fino ad allora conosciuti. Ogni tavola è in scala e le misure reali sono ricavabili confrontando la scala con l'unità di misura riportata all'inizio del testo, cioè un mezzo piede corrispondente ad un 1/4 del braccio di Brunswig. Per semplificare: un braccio di Brunswig = 2 piedi = 57, 07 cm; un piede = 12 pollici = 28,535 cm; 1/2 piede = 14,2676 cm; un pollice = 2,378 cm.
L'equivalente francese del trattato di Praetorius, che fu anche un insigne compositore, è "Harmonie Universelle" (Parigi, 1636-37) di Marin Mersenne (1588-1648), un religioso appartenente all'Ordine dei Minimi, amico di Cartesio e figura di primo piano della cultura filosofica e scientifica del suo tempo. Per quanto riguarda la costruzione del liuto, quest'opera monumentale è la più preziosa fonte teorica del XVII secolo, così come il trattato di Henri Arnault de Zwolle, contenuto nel manoscritto latino 7295 della Biblioteca Nazionale di Parigi, costituisce la fonte più esauriente del XV secolo.
  • Ilaria_Villa
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13-03-25 16.31

Il processo di estensione del registro grave dello strumento condusse alla nascita dei liuti a 9 e 10 ordini di corde.
Le mutate esigenze della musica, che videro affermarsi la cosiddetta "accordatura barocca" in re minore, condussero sia alla costruzione di nuovi liuti sia alla modifica di quelli a 6,7 e 8 ordini costruiti nel XVI secolo. Il manico, il ponticello, il cavigliere e, se necessario, la tavola armonica dei liuti cinquecenteschi venivano sostituiti: i liuti di Hans Frei e Laux Maler, due giganti della liuteria, si presentano con un assetto a undici e tredici ordini.
Questa è l'accordatura barocca in re minore: fa3, re3, la2, fa2, re2, la1, sol1, fa1, mi1, re1, do1.
Antichi o nuovi, i liuti a 11 ordini hanno il primo e secondo ordine singoli, una tastiera bombata per facilitare l'azione della mano sinistra, nove o dieci legacci sul manico, una lunghezza vibrante della corda compresa fra 67 e 76 cm, all'interno della quale si distinguono due misure standard (67-68 cm e 70-72 cm).
In Inghilterra, per tutto il XVII secolo, fu in voga il liuto "francese" con due caviglieri, un'innovazione che non tutti videro di buon occhio: sotto accusa era la sonorità delle lunghe corde di bordone, giudicata troppo forte rispetto alle altre corde. Nel ritorno ad un solo cavigliere ebbe un ruolo decisivo l'introduzione delle corde rivestite menzionate nell'opera "Introduction to the Skill of Musick" di John Playford (1664): un filo sottile di metallo era arrotolato su una corda di budello o seta. Queste corde permettevano di ottenere note più gravi senza dover allungare eccessivamente il diapason.
Dal punto di vista liutistico, verso la fine del XVII secolo, il ruolo di nazione guida passò dalla Francia alla Germania, dove al registro grave del liuto vennero aggiunti altri due ordini: furono costruiti liuti nuovi a 13 ordini e si modificarono quelli antichi (a 6,7,8 ordini) e quelli più recenti a 11 ordini. I liuti a 13 ordini presentano una "chiocciola" dei bordoni (ovvero un supporto per le corde dei bordoni), i primi due ordini singoli e una tastiera bombata per facilitare l'azione della mano sinistra, nonché un diapason compreso fra 67 e 72 cm, con rare eccezioni fino a 78 cm.

La parabola discendente del liuto, in Italia, cominciò verso la fine del XVI secolo, quando apparvero strumenti più consoni al mutato gusto musicale, che sancì l'affermazione della monodia accompagnata sulla polifonia: usati nella realizzazione del basso continuo, la tiorba e l'arciliuto ebbero anche una letteratura propria.
La nascita della monodia accompagnata, della quale fu artefice la Camerata fiorentina dei Bardi (un gruppo di musicisti e letterati era solito radunarsi nel palazzo fiorentino del conte Giovanni Bardi e discutere sul modo di far rivivere l'antica musica greca: i teorici elaborarono il "recitar cantando", uno stile vocale solistico, con l'accompagnamento di pochi strumenti, che si prefiggeva "l'intelligenza del concetto e delle parole"), richiese uno strumento in grado di accompagnare il canto e con dei bassi più potenti rispetto a quelli del liuto. La questione venne affrontata allungando il diapason tastabile e introducendo dei bordoni da suonarsi a vuoto, cioè delle corde tese al di fuori della tastiera. Ecco la tiorba, già suonata da Jacopo Peri nel 1589.
Maurizio Cazzati, nel 1653, fu l'ultimo compositore che usò la parola chitarrone, soppiantata dal termine tiorba.

La tiorba può essere sia a tratta corta (con distanza ridotta fra i due caviglieri e un diapason dei bordoni fra 94 e 109 cm) sia a tratta lunga (con distanza notevole fra i due caviglieri e un diapason dei bordoni fino a 180 cm).
A differenza del liuto, la tiorba ha un'accordatura rientrante, cioè i primi due ordini sono accordati all'ottava inferiore.
L'accordatura tipica (Salomone Rossi, Kapsberger, Corradi e Castaldi) della tiorba a tratta lunga è quella in la2, ma erano possibili anche altre accordature, come quella in sol2 descritta da Praetorius.
  • maxpiano69
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13-03-25 16.51

@ Ilaria_Villa
Il processo di estensione del registro grave dello strumento condusse alla nascita dei liuti a 9 e 10 ordini di corde.
Le mutate esigenze della musica, che videro affermarsi la cosiddetta "accordatura barocca" in re minore, condussero sia alla costruzione di nuovi liuti sia alla modifica di quelli a 6,7 e 8 ordini costruiti nel XVI secolo. Il manico, il ponticello, il cavigliere e, se necessario, la tavola armonica dei liuti cinquecenteschi venivano sostituiti: i liuti di Hans Frei e Laux Maler, due giganti della liuteria, si presentano con un assetto a undici e tredici ordini.
Questa è l'accordatura barocca in re minore: fa3, re3, la2, fa2, re2, la1, sol1, fa1, mi1, re1, do1.
Antichi o nuovi, i liuti a 11 ordini hanno il primo e secondo ordine singoli, una tastiera bombata per facilitare l'azione della mano sinistra, nove o dieci legacci sul manico, una lunghezza vibrante della corda compresa fra 67 e 76 cm, all'interno della quale si distinguono due misure standard (67-68 cm e 70-72 cm).
In Inghilterra, per tutto il XVII secolo, fu in voga il liuto "francese" con due caviglieri, un'innovazione che non tutti videro di buon occhio: sotto accusa era la sonorità delle lunghe corde di bordone, giudicata troppo forte rispetto alle altre corde. Nel ritorno ad un solo cavigliere ebbe un ruolo decisivo l'introduzione delle corde rivestite menzionate nell'opera "Introduction to the Skill of Musick" di John Playford (1664): un filo sottile di metallo era arrotolato su una corda di budello o seta. Queste corde permettevano di ottenere note più gravi senza dover allungare eccessivamente il diapason.
Dal punto di vista liutistico, verso la fine del XVII secolo, il ruolo di nazione guida passò dalla Francia alla Germania, dove al registro grave del liuto vennero aggiunti altri due ordini: furono costruiti liuti nuovi a 13 ordini e si modificarono quelli antichi (a 6,7,8 ordini) e quelli più recenti a 11 ordini. I liuti a 13 ordini presentano una "chiocciola" dei bordoni (ovvero un supporto per le corde dei bordoni), i primi due ordini singoli e una tastiera bombata per facilitare l'azione della mano sinistra, nonché un diapason compreso fra 67 e 72 cm, con rare eccezioni fino a 78 cm.

La parabola discendente del liuto, in Italia, cominciò verso la fine del XVI secolo, quando apparvero strumenti più consoni al mutato gusto musicale, che sancì l'affermazione della monodia accompagnata sulla polifonia: usati nella realizzazione del basso continuo, la tiorba e l'arciliuto ebbero anche una letteratura propria.
La nascita della monodia accompagnata, della quale fu artefice la Camerata fiorentina dei Bardi (un gruppo di musicisti e letterati era solito radunarsi nel palazzo fiorentino del conte Giovanni Bardi e discutere sul modo di far rivivere l'antica musica greca: i teorici elaborarono il "recitar cantando", uno stile vocale solistico, con l'accompagnamento di pochi strumenti, che si prefiggeva "l'intelligenza del concetto e delle parole"), richiese uno strumento in grado di accompagnare il canto e con dei bassi più potenti rispetto a quelli del liuto. La questione venne affrontata allungando il diapason tastabile e introducendo dei bordoni da suonarsi a vuoto, cioè delle corde tese al di fuori della tastiera. Ecco la tiorba, già suonata da Jacopo Peri nel 1589.
Maurizio Cazzati, nel 1653, fu l'ultimo compositore che usò la parola chitarrone, soppiantata dal termine tiorba.

La tiorba può essere sia a tratta corta (con distanza ridotta fra i due caviglieri e un diapason dei bordoni fra 94 e 109 cm) sia a tratta lunga (con distanza notevole fra i due caviglieri e un diapason dei bordoni fino a 180 cm).
A differenza del liuto, la tiorba ha un'accordatura rientrante, cioè i primi due ordini sono accordati all'ottava inferiore.
L'accordatura tipica (Salomone Rossi, Kapsberger, Corradi e Castaldi) della tiorba a tratta lunga è quella in la2, ma erano possibili anche altre accordature, come quella in sol2 descritta da Praetorius.
Thanks Ilaria, questo interessantissimo argomento meriterebbe un thread dedicato secondo me, per non rischiare di rimanere perso all'interno di discussione di un banale synth moderno emo emo
  • Ilaria_Villa
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13-03-25 17.33

@ Ilaria_Villa
Il processo di estensione del registro grave dello strumento condusse alla nascita dei liuti a 9 e 10 ordini di corde.
Le mutate esigenze della musica, che videro affermarsi la cosiddetta "accordatura barocca" in re minore, condussero sia alla costruzione di nuovi liuti sia alla modifica di quelli a 6,7 e 8 ordini costruiti nel XVI secolo. Il manico, il ponticello, il cavigliere e, se necessario, la tavola armonica dei liuti cinquecenteschi venivano sostituiti: i liuti di Hans Frei e Laux Maler, due giganti della liuteria, si presentano con un assetto a undici e tredici ordini.
Questa è l'accordatura barocca in re minore: fa3, re3, la2, fa2, re2, la1, sol1, fa1, mi1, re1, do1.
Antichi o nuovi, i liuti a 11 ordini hanno il primo e secondo ordine singoli, una tastiera bombata per facilitare l'azione della mano sinistra, nove o dieci legacci sul manico, una lunghezza vibrante della corda compresa fra 67 e 76 cm, all'interno della quale si distinguono due misure standard (67-68 cm e 70-72 cm).
In Inghilterra, per tutto il XVII secolo, fu in voga il liuto "francese" con due caviglieri, un'innovazione che non tutti videro di buon occhio: sotto accusa era la sonorità delle lunghe corde di bordone, giudicata troppo forte rispetto alle altre corde. Nel ritorno ad un solo cavigliere ebbe un ruolo decisivo l'introduzione delle corde rivestite menzionate nell'opera "Introduction to the Skill of Musick" di John Playford (1664): un filo sottile di metallo era arrotolato su una corda di budello o seta. Queste corde permettevano di ottenere note più gravi senza dover allungare eccessivamente il diapason.
Dal punto di vista liutistico, verso la fine del XVII secolo, il ruolo di nazione guida passò dalla Francia alla Germania, dove al registro grave del liuto vennero aggiunti altri due ordini: furono costruiti liuti nuovi a 13 ordini e si modificarono quelli antichi (a 6,7,8 ordini) e quelli più recenti a 11 ordini. I liuti a 13 ordini presentano una "chiocciola" dei bordoni (ovvero un supporto per le corde dei bordoni), i primi due ordini singoli e una tastiera bombata per facilitare l'azione della mano sinistra, nonché un diapason compreso fra 67 e 72 cm, con rare eccezioni fino a 78 cm.

La parabola discendente del liuto, in Italia, cominciò verso la fine del XVI secolo, quando apparvero strumenti più consoni al mutato gusto musicale, che sancì l'affermazione della monodia accompagnata sulla polifonia: usati nella realizzazione del basso continuo, la tiorba e l'arciliuto ebbero anche una letteratura propria.
La nascita della monodia accompagnata, della quale fu artefice la Camerata fiorentina dei Bardi (un gruppo di musicisti e letterati era solito radunarsi nel palazzo fiorentino del conte Giovanni Bardi e discutere sul modo di far rivivere l'antica musica greca: i teorici elaborarono il "recitar cantando", uno stile vocale solistico, con l'accompagnamento di pochi strumenti, che si prefiggeva "l'intelligenza del concetto e delle parole"), richiese uno strumento in grado di accompagnare il canto e con dei bassi più potenti rispetto a quelli del liuto. La questione venne affrontata allungando il diapason tastabile e introducendo dei bordoni da suonarsi a vuoto, cioè delle corde tese al di fuori della tastiera. Ecco la tiorba, già suonata da Jacopo Peri nel 1589.
Maurizio Cazzati, nel 1653, fu l'ultimo compositore che usò la parola chitarrone, soppiantata dal termine tiorba.

La tiorba può essere sia a tratta corta (con distanza ridotta fra i due caviglieri e un diapason dei bordoni fra 94 e 109 cm) sia a tratta lunga (con distanza notevole fra i due caviglieri e un diapason dei bordoni fino a 180 cm).
A differenza del liuto, la tiorba ha un'accordatura rientrante, cioè i primi due ordini sono accordati all'ottava inferiore.
L'accordatura tipica (Salomone Rossi, Kapsberger, Corradi e Castaldi) della tiorba a tratta lunga è quella in la2, ma erano possibili anche altre accordature, come quella in sol2 descritta da Praetorius.
L'arciliuto fu impiegato, fino al 1730, sia nella musica solistica sia nella realizzazione del basso continuo. In Italia fu il naturale successore del liuto rinascimentale, del quale conservò l'accordatura: a partire dal primo decennio del XVII secolo, con il termine "liuto" si intendeva quasi sempre l'arciliuto. Anche qui si distingue fra arciliuto a tratta corta (con diapason tastabile fra 57 e 64-65 cm) e arciliuto a tratta lunga (con diapason tastabile fra 64 e 70 cm). Nota: se il diapason tastabile è superiore a 70 cm lo strumento è una tiorba. Il compositore e musicista Alessandro Piccinini si è attribuito l'invenzione dell'arciliuto, scrivendo di essere andato, nel 1594, alla bottega padovana del maestro liutaio Christofano Heberle per fargli fare uno strumento di prova con la tratta al manico.
Gli arciliuti conservati nei musei sono tutti posteriori al 1625.

A differenza degli altri paesi europei, dove il liuto si stava avviando verso la decadenza, in Germania c'era ancora una fiorente produzione per liuto solo. Accanto ai liuti a 13 ordini con la "chiocciola" dei bordoni, furono costruiti strumenti con la tratta a "esse": in questo caso il diapason dei bordoni risulta essere 20-25 cm più lungo rispetto al diapason delle altre corde. L'accordatura è in re minore e la tastiera è bombata per facilitare l'azione della mano sinistra.
Il gigante della musica tedesca per liuto è S.L. Weiss.

Per quanto riguarda la tecnica del liuto distinguiamo una tecnica "antica" della mano destra (pollice in dentro) e una più "moderna" (pollice in fuori). Si fa risalire l'invenzione della tecnica con il pollice in fuori a Fabrizio Dentice, quindi alla metà del XVI secolo. Nella pratica le due maniere ebbero vita parallela fino ai primi anni del '600, quando la seconda si affermò definitivamente.
Cambia anche il modo di tenere lo strumento: la posizione non è più orizzontale rispetto al piano del terreno, ma diagonale, con il cavigliere più alto della cassa; l'avambraccio non si poggia più all'altezza del ponte, ma sulla parte alta dello strumento; medio, indice e anulare pizzicano le corde con un attacco più diretto e perpendicolare.
Non è storicamente corretto anticipare alla musica del primo '500 una tecnica che ancora non esisteva e che comunque non vi si adatta. Il pollice in fuori è corretto per il secondo '500, per la tiorba, l'arciliuto e il liuto barocco tedesco e francese.
Il mio insegnante non ha cercato di modificare la mia tecnica "moderna", visto che ero interessata ad autori come Fabrizio Dentice, Giulio Cesare Barbetta e altri; inoltre, poiché avevo una buona tecnica chitarristica, preferì chiudere un occhio sul fatto che usassi una tecnica filologicamente poco corretta per gli autori del primo '500, che mai avrei eseguito in concerto (alcuni autori tedeschi sono un po' noiosini e fanno venire sonno mentre li si studia...).
Devo tantissimo al mio insegnante, che sapeva tirare fuori il meglio da ogni allievo. Mi piace immaginarlo intento a suonare con i liutisti del passato, mentre gli angeli ascoltano in religioso silenzio.
  • Ilaria_Villa
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13-03-25 17.34

@ maxpiano69
Thanks Ilaria, questo interessantissimo argomento meriterebbe un thread dedicato secondo me, per non rischiare di rimanere perso all'interno di discussione di un banale synth moderno emo emo
emo
  • 1paolo
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13-03-25 17.58

@ Ilaria_Villa
La maggior parte dei miei amici e colleghi liutisti hanno in casa pochi strumenti: un paio di liuti rinascimentali e una tiorba e/o arciliuto che possa coprire la maggior parte del repertorio: no, non è necessario avere tutti i tipi di liuto e chitarra. La Civica Scuola di Musica prestava gli strumenti, è impensabile che uno possa far spendere cifre notevoli ai genitori. Un liuto da studio, usato e tenuto bene, puoi trovarlo a 700-1000 euro e il nuovo fra 2000 e 2500 (non ho più idea dei prezzi): a mano a mano che si va avanti negli studi si sente la necessità di cambiare strumento, così lo si vende e se ne compra uno più adatto. Il maestro Giorgio Ferraris (1946-2020), chitarrista e liutista, che fu mio insegnante, aveva una discreta collezione di strumenti musicali, ordinati ai migliori liutai italiani (fra cui il mio amico Giuseppe Tumiati). Aveva pure un liuto uscito dalla bottega dell'inglese Michael Lowe. Il mio docente aveva sì disponibilità economica, ma aiutava i giovani liutai dando loro fiducia. Di persone così, signorili e alla mano, si è perso lo stampo.
Come dicevo prima, impossibile avere tutti gli strumenti: per costi, spazio e repertorio. Io non ho un liuto barocco e non ne sento la mancanza.
Veniamo ora alla tecnica. Johannes Tinctoris, nel suo trattato "De inventione et usu musicae" (1487 circa), fornisce informazioni sulla "lyra comunemente detta liuto", spiegando che le corde sono pizzicate dalla mano destra sia con le dita sia con il plettro. Alla tecnica "a plettro" cominciava ad affiancarsi l'impiego delle dita, destinato a rendere possibile il passaggio dalla prassi monodica a quella polifonica e l'affermazione del liuto come strumento solista: Tinctoris stesso riferisce di esecuzioni liutistiche a 2, 3 o anche 4 parti.
La mancanza di strumenti coevi - i liuti più antichi conservati nei musei risalgono al XVI secolo - rende indispensabile il ricorso all'iconografia. Nella "Madonna col Bambino e due angeli" (1489 ca.), Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, documenta il passaggio dalla tecnica "a plettro" a quella a pizzico. Entrambi gli angeli suonano un liuto a cinque ordini di corde: l'angelo a sinistra tiene un plettro tra l'indice e il medio, mentre l'angelo a destra tiene la mano parallela alle corde e appoggia il mignolo sul piano armonico.
Le mutate esigenze della musica porteranno alla nascita di liuti a 6,7,8 ordini di corde e a diverse "taglie" di liuto: dal piccolo liuto all'ottava (diapason da 38 a 46 cm) al gran liuto basso all'ottava (diapason da 86 a 98 cm). Il mio liuto rinascimentale, accordato in sol 3, è un liuto contralto (diapason da 58 a 65 cm). Tutte queste informazioni sui vari liuti le troviamo nel magistrale e fondamentale trattato "Theatrum Instrumentorum seu Sciagraphia" (1620) di Michael Praetorius, in cui ci sono xilografie raffiguranti tutte le famiglie di strumenti fino ad allora conosciuti. Ogni tavola è in scala e le misure reali sono ricavabili confrontando la scala con l'unità di misura riportata all'inizio del testo, cioè un mezzo piede corrispondente ad un 1/4 del braccio di Brunswig. Per semplificare: un braccio di Brunswig = 2 piedi = 57, 07 cm; un piede = 12 pollici = 28,535 cm; 1/2 piede = 14,2676 cm; un pollice = 2,378 cm.
L'equivalente francese del trattato di Praetorius, che fu anche un insigne compositore, è "Harmonie Universelle" (Parigi, 1636-37) di Marin Mersenne (1588-1648), un religioso appartenente all'Ordine dei Minimi, amico di Cartesio e figura di primo piano della cultura filosofica e scientifica del suo tempo. Per quanto riguarda la costruzione del liuto, quest'opera monumentale è la più preziosa fonte teorica del XVII secolo, così come il trattato di Henri Arnault de Zwolle, contenuto nel manoscritto latino 7295 della Biblioteca Nazionale di Parigi, costituisce la fonte più esauriente del XV secolo.
Chapeau!emo
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13-03-25 18.13

@ Ilaria_Villa
L'arciliuto fu impiegato, fino al 1730, sia nella musica solistica sia nella realizzazione del basso continuo. In Italia fu il naturale successore del liuto rinascimentale, del quale conservò l'accordatura: a partire dal primo decennio del XVII secolo, con il termine "liuto" si intendeva quasi sempre l'arciliuto. Anche qui si distingue fra arciliuto a tratta corta (con diapason tastabile fra 57 e 64-65 cm) e arciliuto a tratta lunga (con diapason tastabile fra 64 e 70 cm). Nota: se il diapason tastabile è superiore a 70 cm lo strumento è una tiorba. Il compositore e musicista Alessandro Piccinini si è attribuito l'invenzione dell'arciliuto, scrivendo di essere andato, nel 1594, alla bottega padovana del maestro liutaio Christofano Heberle per fargli fare uno strumento di prova con la tratta al manico.
Gli arciliuti conservati nei musei sono tutti posteriori al 1625.

A differenza degli altri paesi europei, dove il liuto si stava avviando verso la decadenza, in Germania c'era ancora una fiorente produzione per liuto solo. Accanto ai liuti a 13 ordini con la "chiocciola" dei bordoni, furono costruiti strumenti con la tratta a "esse": in questo caso il diapason dei bordoni risulta essere 20-25 cm più lungo rispetto al diapason delle altre corde. L'accordatura è in re minore e la tastiera è bombata per facilitare l'azione della mano sinistra.
Il gigante della musica tedesca per liuto è S.L. Weiss.

Per quanto riguarda la tecnica del liuto distinguiamo una tecnica "antica" della mano destra (pollice in dentro) e una più "moderna" (pollice in fuori). Si fa risalire l'invenzione della tecnica con il pollice in fuori a Fabrizio Dentice, quindi alla metà del XVI secolo. Nella pratica le due maniere ebbero vita parallela fino ai primi anni del '600, quando la seconda si affermò definitivamente.
Cambia anche il modo di tenere lo strumento: la posizione non è più orizzontale rispetto al piano del terreno, ma diagonale, con il cavigliere più alto della cassa; l'avambraccio non si poggia più all'altezza del ponte, ma sulla parte alta dello strumento; medio, indice e anulare pizzicano le corde con un attacco più diretto e perpendicolare.
Non è storicamente corretto anticipare alla musica del primo '500 una tecnica che ancora non esisteva e che comunque non vi si adatta. Il pollice in fuori è corretto per il secondo '500, per la tiorba, l'arciliuto e il liuto barocco tedesco e francese.
Il mio insegnante non ha cercato di modificare la mia tecnica "moderna", visto che ero interessata ad autori come Fabrizio Dentice, Giulio Cesare Barbetta e altri; inoltre, poiché avevo una buona tecnica chitarristica, preferì chiudere un occhio sul fatto che usassi una tecnica filologicamente poco corretta per gli autori del primo '500, che mai avrei eseguito in concerto (alcuni autori tedeschi sono un po' noiosini e fanno venire sonno mentre li si studia...).
Devo tantissimo al mio insegnante, che sapeva tirare fuori il meglio da ogni allievo. Mi piace immaginarlo intento a suonare con i liutisti del passato, mentre gli angeli ascoltano in religioso silenzio.
emoemoemo