21-03-18 22.57
@ andrew1
@Vin_roma
io non sono un "musicista", non ho elementi "scientifici" per contraddirti, e quindi immagino che tu abbia ragione.
Però proprio per questo, secondo me c'è un però, che vale un po in tutti i campi, e non solo in quello musicale (con, ovviamente, gli opportuni adattamenti).
Secondo me, quello che dici tu implica avere alcune doti, oppure suonare molto o da molto tempo.
Ma chi è un dilettante, che per vari motivi (famiglia, lavoro, ...) dedica alcune ore alla settimana, e per alcuni periodi nemmeno quelle, o che ha appena iniziato, magari negli "anta", non riesce e forse non riuscirà mai a fare quello che affermi.
Altrimenti, probabilmente, sarebbe un musicista almeno semi-professionista.
E' come se Schumacher pretendesse che chiunque guida l'auto, sia in grado di capire i comportamenti scorretti della stessa, senza bisogno del meccanico.
Tu sei in grado?
E per queste persone, è molto, ma molto importante trovare un maestro che non dia per scontato quello che dici tu, altrimenti rischiano di desistere.
Non concordo nemmeno con chi dice, seppur a se stesso, "no ... questo è negato, a dargli lezioni mi sento di rubargli i soldi".
Prima di pensare questo, ha chiesto quali sono gli obiettivi del discente? Ha difronte uno che vuole diventare Glenn Miller, oppure uno che si sente soddisfatto e si diverte se suona fra martino?
Ha difronte uno che vuole partecipare al mondiale di F1, oppure uno che, se dovesse nevicare improvvisamente, vuole tornare a casa sano e salvo senza fare incidenti?
Vedi, qui c'è un bravo (e sopratutto paziente

) maestro che ha capito questa cosa, ed ha anche capito che la gente, oltre ad avere poco tempo, si diverte anche quando suona in gruppo, ed allora cosa ha fatto? Ha creato dei gruppi di 3-4 persone non solo fra i suoi discenti, ma anche fra quelli di altri suoi colleghi che insegnano altri strumenti, cantanti compresi; da dei brani, sia facili che difficili, ed 1 volta al mese ci si trova mezza giornata e lui supervisiona, corregge, insegna.
E, pur essendo i discenti disomogenei, "mescolando" le persone nei vari gruppi, fa divertire tutti, e più passano gli anni, più aumentano i "musicisti" (e di conseguenza i gruppi).
Probabilmente qui siete in molti ad aver fatto della musica la vostra professione, o parte di essa, ma attenzione che la bravura di un docenteè sapersi calare nelle difficoltà dei suoi discenti, e non dare nulla, ma proprio nulla per scontato e naturale.
@andrew1,
Certo, preso a secco un mio discorso può lasciar interdetti, specie se si hanno alle spalle teorie "canoniche" ma io mi riferivo al dover memorizzare tutti gli accordi e lei (diciamo "tu" perché sono sicuramente più grande di lei

) hai bonariamente, per carità, ironizzato sulla capacità nel tempo di mantenere memoria di certe strutture armoniche..
Gli accordi di un brano, la sua tessitura armonica, non sono una sequela di nozioni blindate da imparare a memoria ma una successione logica di rapporti tra "parenti" e capirne la chiave ti permette di sviluppare qualsiasi concatenazione nel momento stesso in cui la pensi. Non è questione di memoria e non è roba difficile e vedrai che dopo un poco di abitudine ad un approccio armonico/emotivo al tuo livello, solo ascoltando un pezzo "semplice", riusciresti a distinguere ad orecchio la posizione degli accordi di qualsiasi melodia.
L'armonia ha le sue regole ma sono desunte da processi psico/fisici naturali, non sono invenzioni dell'uomo.
Arrivare a questo non è prerogativa di una "istruzione professionale" anche perché ci sono fior di diplomati che ad orecchio non sanno riconoscere una dominante o una relativa minore rispetto ad una tonalità data, è il tipo di approccio che è diverso, non convenzionale. Nel metodo standard dei conservatori, ed ancor meno in quello complementare dei pianisti, sappi che l'armonia non si affronta assolutamente da questo punto di vista, stanno li a far calcoli, ad applicare teorie e spesso manco ascoltano quello che scrivono.