Il mito del vintage

Ovidio 06-12-24 20.46
Parlando con un amico con più anni di me, è sorta una riflessione. Essendo nato negli anni '70, ho iniziato ad ascoltare musica nei primi anni '80, all'incirca all'età di 10 anni, e a condividerne le emozioni socialmente... poi l'adolescenza e le sue inevitabili mentalizzazioni, eccetera.
Non ho mai amato la musica commerciale, o perlomeno non tutta: quindi con le dovute cautele ed eccezioni. Eppure oggi, degli anni '70 mi piace anche la "declinazione" commerciale: ma se avessi vissuto quel periodo, l'avrei apprezzata ugualmente? Probabilmente il soul e la fusion, sì. Con la disco music, leggevo da qualche parte, fu l'inizio del declino, in quanto prodotta da musicisti eccelsi che miravano più al facile guadagno attraverso ripetitivi grooves che decretarono la fortuna del genere. Ma la mia riflessione dovrebbe esondare verso un discorso più ampio, extra-musicale. Non c'è tempo e non vorrei annoiarvi.
Concludo: nell'era della società liquida, densa di incertezze, il rassicurante mito del vintage ci attrae e ci coccola. Ma non so se, potendolo vivere, avrei ugualmente apprezzato tutto di quel periodo. Forse rimpiango la presenza dei valori sociali di quel tempo? Non so, non ne sono sicuro. Forse mi piaceva la socialità, l'autenticità, l'immediatezza, la semplicità rispetto alle dinamiche odierne, che si rifletteva anche sulla musica. Ma sento che è una risposta ancora incompleta.
1paolo 07-12-24 07.29
@ Ovidio
Parlando con un amico con più anni di me, è sorta una riflessione. Essendo nato negli anni '70, ho iniziato ad ascoltare musica nei primi anni '80, all'incirca all'età di 10 anni, e a condividerne le emozioni socialmente... poi l'adolescenza e le sue inevitabili mentalizzazioni, eccetera.
Non ho mai amato la musica commerciale, o perlomeno non tutta: quindi con le dovute cautele ed eccezioni. Eppure oggi, degli anni '70 mi piace anche la "declinazione" commerciale: ma se avessi vissuto quel periodo, l'avrei apprezzata ugualmente? Probabilmente il soul e la fusion, sì. Con la disco music, leggevo da qualche parte, fu l'inizio del declino, in quanto prodotta da musicisti eccelsi che miravano più al facile guadagno attraverso ripetitivi grooves che decretarono la fortuna del genere. Ma la mia riflessione dovrebbe esondare verso un discorso più ampio, extra-musicale. Non c'è tempo e non vorrei annoiarvi.
Concludo: nell'era della società liquida, densa di incertezze, il rassicurante mito del vintage ci attrae e ci coccola. Ma non so se, potendolo vivere, avrei ugualmente apprezzato tutto di quel periodo. Forse rimpiango la presenza dei valori sociali di quel tempo? Non so, non ne sono sicuro. Forse mi piaceva la socialità, l'autenticità, l'immediatezza, la semplicità rispetto alle dinamiche odierne, che si rifletteva anche sulla musica. Ma sento che è una risposta ancora incompleta.
Ho 10 anni in più e quindi i 70 li ho vissuti “in pieno”; la musica di quel decennio era suonata da artisti con un talento enorme (la selezione era assolutamente meritocratica in quanto era il pubblico a decidere e non l’industria). Quindi il rock, il jazz, la fusion. ma anche i cantautori e gli interpreti erano mediamente di alta qualità’.
In questa “abbondanza” di eccellenza c’erano anche gli artisti pop che, a loro volta, erano di alto livello..
Personslmente ascoltavo prog e jazz rock ma i pezzi funky e disco dell’epoca erano e sono comunque ancora oggi molto piacevoli da ascoltare.
wildcat80 07-12-24 08.01
Io sono molto più giovane (44), ma sono sostanzialmente d'accordo, però vi offro una prospettiva differente.
Non è tanto il cercare la rassicurazione nel vintage quanto il non riconoscersi nell'attuale.
La differenza colossale rispetto al passato non è tanto la penuria di talento, quanto la nascita di figure professionali capaci non solo di trasformare la merda in oro, ma di imporla come un valore a cui guardare.
È una cosa che musicalmente nasce negli anni 80: musicisti eccelsi che suonano prodotto scarsi dal punto di vista tecnico - artistico, il playback per non offrire prestazioni diverse rispetto a quanto cristallizzato sui dischi, infine i performer che sono solo immagine (vedi moltissimi "artisti" dance anni 90, 1000 nomi 4 voci dietro a tutti).
Oggi siamo andati oltre.
C'è gente che di lavoro crea fenomeni da circo capaci di fare impennare streaming, reactions, interactions, likes, e tutto quello che in soldoni dietro "l'arte" è monetizzabile.
Roba facile, che faccia colpo... Un Baby Gang è molto più interessante da questo punto di vista rispetto a Sam Smith...
mima85 07-12-24 17.24
wildcat80 ha scritto:
Non è tanto il cercare la rassicurazione nel vintage quanto il non riconoscersi nell'attuale.


Esatto. Che poi, anche nell'attuale si trovano cose valide e apprezzabili, talvolta seppur senza troppe pretese anche in ambito pop, il problema è che passano perlopiù in sordina rispetto alla rumenta che va per la maggiore nel circuito di massa.

D'altronde tutto questo rispecchia il livello medio intellettivo/culturale della società, che è in costante declino da parecchio tempo ormai. Intendiamoci non che negli anni '70 fossero tutti geni e intellettuali e, più in generale, la vita può - e deve - anche essere fatta di frivolezze. Ma il livello degli ultimi anni è abbastanza scandaloso.
Ilaria_Villa 07-12-24 17.44
@ 1paolo
Ho 10 anni in più e quindi i 70 li ho vissuti “in pieno”; la musica di quel decennio era suonata da artisti con un talento enorme (la selezione era assolutamente meritocratica in quanto era il pubblico a decidere e non l’industria). Quindi il rock, il jazz, la fusion. ma anche i cantautori e gli interpreti erano mediamente di alta qualità’.
In questa “abbondanza” di eccellenza c’erano anche gli artisti pop che, a loro volta, erano di alto livello..
Personslmente ascoltavo prog e jazz rock ma i pezzi funky e disco dell’epoca erano e sono comunque ancora oggi molto piacevoli da ascoltare.
emo
Ilaria_Villa 07-12-24 17.45
@ wildcat80
Io sono molto più giovane (44), ma sono sostanzialmente d'accordo, però vi offro una prospettiva differente.
Non è tanto il cercare la rassicurazione nel vintage quanto il non riconoscersi nell'attuale.
La differenza colossale rispetto al passato non è tanto la penuria di talento, quanto la nascita di figure professionali capaci non solo di trasformare la merda in oro, ma di imporla come un valore a cui guardare.
È una cosa che musicalmente nasce negli anni 80: musicisti eccelsi che suonano prodotto scarsi dal punto di vista tecnico - artistico, il playback per non offrire prestazioni diverse rispetto a quanto cristallizzato sui dischi, infine i performer che sono solo immagine (vedi moltissimi "artisti" dance anni 90, 1000 nomi 4 voci dietro a tutti).
Oggi siamo andati oltre.
C'è gente che di lavoro crea fenomeni da circo capaci di fare impennare streaming, reactions, interactions, likes, e tutto quello che in soldoni dietro "l'arte" è monetizzabile.
Roba facile, che faccia colpo... Un Baby Gang è molto più interessante da questo punto di vista rispetto a Sam Smith...
emo
Ilaria_Villa 07-12-24 17.45
@ mima85
wildcat80 ha scritto:
Non è tanto il cercare la rassicurazione nel vintage quanto il non riconoscersi nell'attuale.


Esatto. Che poi, anche nell'attuale si trovano cose valide e apprezzabili, talvolta seppur senza troppe pretese anche in ambito pop, il problema è che passano perlopiù in sordina rispetto alla rumenta che va per la maggiore nel circuito di massa.

D'altronde tutto questo rispecchia il livello medio intellettivo/culturale della società, che è in costante declino da parecchio tempo ormai. Intendiamoci non che negli anni '70 fossero tutti geni e intellettuali e, più in generale, la vita può - e deve - anche essere fatta di frivolezze. Ma il livello degli ultimi anni è abbastanza scandaloso.
emo
paolo_b3 07-12-24 20.49
@ mima85
wildcat80 ha scritto:
Non è tanto il cercare la rassicurazione nel vintage quanto il non riconoscersi nell'attuale.


Esatto. Che poi, anche nell'attuale si trovano cose valide e apprezzabili, talvolta seppur senza troppe pretese anche in ambito pop, il problema è che passano perlopiù in sordina rispetto alla rumenta che va per la maggiore nel circuito di massa.

D'altronde tutto questo rispecchia il livello medio intellettivo/culturale della società, che è in costante declino da parecchio tempo ormai. Intendiamoci non che negli anni '70 fossero tutti geni e intellettuali e, più in generale, la vita può - e deve - anche essere fatta di frivolezze. Ma il livello degli ultimi anni è abbastanza scandaloso.
La musica commerciale risale, non dico alla notte dei tempi, ma a molto, molto tempo fa. In realtà ciò che è cambiato sono le modalità del commercio. Io ascolto poco mainstream e quello che ascolto lo classifico con un banale "mi piace / non mi piace". Statisticamente oggi ci sono i talenti che c'erano negli anni 70.
1paolo 11-12-24 07.47
@ Ovidio
Parlando con un amico con più anni di me, è sorta una riflessione. Essendo nato negli anni '70, ho iniziato ad ascoltare musica nei primi anni '80, all'incirca all'età di 10 anni, e a condividerne le emozioni socialmente... poi l'adolescenza e le sue inevitabili mentalizzazioni, eccetera.
Non ho mai amato la musica commerciale, o perlomeno non tutta: quindi con le dovute cautele ed eccezioni. Eppure oggi, degli anni '70 mi piace anche la "declinazione" commerciale: ma se avessi vissuto quel periodo, l'avrei apprezzata ugualmente? Probabilmente il soul e la fusion, sì. Con la disco music, leggevo da qualche parte, fu l'inizio del declino, in quanto prodotta da musicisti eccelsi che miravano più al facile guadagno attraverso ripetitivi grooves che decretarono la fortuna del genere. Ma la mia riflessione dovrebbe esondare verso un discorso più ampio, extra-musicale. Non c'è tempo e non vorrei annoiarvi.
Concludo: nell'era della società liquida, densa di incertezze, il rassicurante mito del vintage ci attrae e ci coccola. Ma non so se, potendolo vivere, avrei ugualmente apprezzato tutto di quel periodo. Forse rimpiango la presenza dei valori sociali di quel tempo? Non so, non ne sono sicuro. Forse mi piaceva la socialità, l'autenticità, l'immediatezza, la semplicità rispetto alle dinamiche odierne, che si rifletteva anche sulla musica. Ma sento che è una risposta ancora incompleta.
Forse rimpiango la presenza dei valori sociali di quel tempo? Non so, non ne sono sicuro. Forse mi piaceva la socialità, l'autenticità, l'immediatezza, la semplicità rispetto alle dinamiche odierne, che si rifletteva anche sulla musica.

Beh, gli anni settanta sono iniziati sull’onda del ‘68 con conquiste sociali come divorzio e aborto, ma poi ci sono stati, perlomeno da noi, l’iperinflazione, l’austerity (nei festivi non potevi usare la macchina), le rivolte sociali ( in questi giorni “consigliata” da Landini emo) e verso la fine, gli anni di piombo che tutti spero ricordiamo come monito per il futuro.
Nel campo musicale e’ stato un periodo che si può paragonare al nostro rinascimento dove moltissimi artisti hanno potuto esprimere talento e creatività come in nessun altro decennio, men che meno in quelli del nuovo millennio. emo
Ilaria_Villa 12-12-24 17.29
@ 1paolo
Forse rimpiango la presenza dei valori sociali di quel tempo? Non so, non ne sono sicuro. Forse mi piaceva la socialità, l'autenticità, l'immediatezza, la semplicità rispetto alle dinamiche odierne, che si rifletteva anche sulla musica.

Beh, gli anni settanta sono iniziati sull’onda del ‘68 con conquiste sociali come divorzio e aborto, ma poi ci sono stati, perlomeno da noi, l’iperinflazione, l’austerity (nei festivi non potevi usare la macchina), le rivolte sociali ( in questi giorni “consigliata” da Landini emo) e verso la fine, gli anni di piombo che tutti spero ricordiamo come monito per il futuro.
Nel campo musicale e’ stato un periodo che si può paragonare al nostro rinascimento dove moltissimi artisti hanno potuto esprimere talento e creatività come in nessun altro decennio, men che meno in quelli del nuovo millennio. emo
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