La cucina tradizionale italiana รจ una bufala

wildcat80 03-06-24 22.40
Qualche tempo fa mi è capitato un articolo scritto da un qualche guru dell'enogastronomia (non lo dico in senso ironico, non era un food blogger/influencer a caso ma una vera e propria autorità, ma non ricordo il nome) che in estrema sintesi diceva che le tradizioni culinarie italiane ce le siamo scordare per quasi tutta la seconda metà del Novecento, finendo poi per diventare degli integralisti pronti ad uccidere per una carbonara fatta con la pancetta negli ultimi anni.
Lì per lì sono rimasto perplesso, mi era sembrata una sparata, poi riflettendo con calma non ho potuto fare altro che concordare.
L'autore diceva che a partire dal dopoguerra, complice il boom economico, c'è stato un grosso cambiamento in cucina, e che la cucina quotidiana degli italiani era molto più vicina a quella che oggi si definisce come cucina internazionale, piuttosto che alla tradizione.
Mi è capitato di trovare da mia suocera una collana di ricettari molto in voga negli anni 70/80, se non ricordo male era "Il cucchiaio d'argento", che aveva anche mia madre, e sfogliandola era un tripudio di robe che in tavola mi capita di trovare molto più frequentemente all'estero. Ricette molto poco italiane in senso tradizionale: salse olandesi, filetti al pepe verde, aspic, Paris Breast, etc etc.
Devo dire che ripensando agli anni 80 inoltrati, nei ristoranti un po' di tutti i livelli e un po' ovunque si trovavano immancabilmente cocktail di gamberi, vitello tonnato, penne alla vodka, carbonara fatta con la pancetta, e tanti altri piatti che oggi non si trovano così facilmente ovunque... Molti proprio non si trovano.
Restando a casa, ricordi benissimo che quando mio nonno voleva fare la torta pasqualina, partiva giorni prima alla ricerca disperata della prescinseua, la tradizionale cagliata fresca genovese, che era introvabile (fino a metà anni 90) e veniva sostituita regolarmente con una miscela di yogurt e ricotta... Oppure i pansoti, che tutto sommato sono un piatto di codifica recente (prima menzione anni 30), appena industrializzati (triangolari e con ripieno a base di bietole, spinaci e ricotta) e serviti con una salsa di noci sempre allungata con la panna... Che nulla avevano a che spartire con i tradizionali, spariti e ricomparsi in anni recenti, così come la salsa di noci senza panna né formaggio... Oppure il cappon magro, credo di averlo visto per la prima volta in un ristorante negli anni 2000. Oggi siamo tutti paladini della tradizione, che tradizione non è perché per un buon cinquantennio è stata dimenticata, probabilmente perché collegata a un mondo passato, povero e contadino, che oggi viene pesantemente rivalutato. Oggi ammazziamo per la carbocrema e per la pancetta in luogo del guanciale, quando la prima ricetta tracciata della carbonara è molto più vicina ad una carbonara preparata a Little Italy... Sembra che da noi si sia sempre mangiato un un certo modo, quando la realtà è che oggi stiamo ricercando una tradizione che così tanto tradizionale non è.
Concordate?
paolo_b3 03-06-24 23.43
@ wildcat80
Qualche tempo fa mi è capitato un articolo scritto da un qualche guru dell'enogastronomia (non lo dico in senso ironico, non era un food blogger/influencer a caso ma una vera e propria autorità, ma non ricordo il nome) che in estrema sintesi diceva che le tradizioni culinarie italiane ce le siamo scordare per quasi tutta la seconda metà del Novecento, finendo poi per diventare degli integralisti pronti ad uccidere per una carbonara fatta con la pancetta negli ultimi anni.
Lì per lì sono rimasto perplesso, mi era sembrata una sparata, poi riflettendo con calma non ho potuto fare altro che concordare.
L'autore diceva che a partire dal dopoguerra, complice il boom economico, c'è stato un grosso cambiamento in cucina, e che la cucina quotidiana degli italiani era molto più vicina a quella che oggi si definisce come cucina internazionale, piuttosto che alla tradizione.
Mi è capitato di trovare da mia suocera una collana di ricettari molto in voga negli anni 70/80, se non ricordo male era "Il cucchiaio d'argento", che aveva anche mia madre, e sfogliandola era un tripudio di robe che in tavola mi capita di trovare molto più frequentemente all'estero. Ricette molto poco italiane in senso tradizionale: salse olandesi, filetti al pepe verde, aspic, Paris Breast, etc etc.
Devo dire che ripensando agli anni 80 inoltrati, nei ristoranti un po' di tutti i livelli e un po' ovunque si trovavano immancabilmente cocktail di gamberi, vitello tonnato, penne alla vodka, carbonara fatta con la pancetta, e tanti altri piatti che oggi non si trovano così facilmente ovunque... Molti proprio non si trovano.
Restando a casa, ricordi benissimo che quando mio nonno voleva fare la torta pasqualina, partiva giorni prima alla ricerca disperata della prescinseua, la tradizionale cagliata fresca genovese, che era introvabile (fino a metà anni 90) e veniva sostituita regolarmente con una miscela di yogurt e ricotta... Oppure i pansoti, che tutto sommato sono un piatto di codifica recente (prima menzione anni 30), appena industrializzati (triangolari e con ripieno a base di bietole, spinaci e ricotta) e serviti con una salsa di noci sempre allungata con la panna... Che nulla avevano a che spartire con i tradizionali, spariti e ricomparsi in anni recenti, così come la salsa di noci senza panna né formaggio... Oppure il cappon magro, credo di averlo visto per la prima volta in un ristorante negli anni 2000. Oggi siamo tutti paladini della tradizione, che tradizione non è perché per un buon cinquantennio è stata dimenticata, probabilmente perché collegata a un mondo passato, povero e contadino, che oggi viene pesantemente rivalutato. Oggi ammazziamo per la carbocrema e per la pancetta in luogo del guanciale, quando la prima ricetta tracciata della carbonara è molto più vicina ad una carbonara preparata a Little Italy... Sembra che da noi si sia sempre mangiato un un certo modo, quando la realtà è che oggi stiamo ricercando una tradizione che così tanto tradizionale non è.
Concordate?
La cucina tradizionale secondo me è basata sull'arte dell'arrangiarsi. Mettere in tavola un piatto con ciò che trovi nella dispensa che è mutuato da ciò che cresce nei campi e che gironzola per l'aia. Oggi possiamo acquistare le ciliegie a capodanno, cosa pretendi... ha ragione il guru dell'enogastronomia di cui non ricordi il nome.
stesgarbi 04-06-24 09.06
wildcat80 ha scritto:
Sembra che da noi si sia sempre mangiato un un certo modo, quando la realtà è che oggi stiamo ricercando una tradizione che così tanto tradizionale non è.
Concordate?

Le tradizioni culinarie, come tutte le altre, sono in continua evoluzione e si "contaminano" (in senso positivo) con elementi provenienti da altre culture gastronomiche.
E' così da sempre: basti pensare, ad esempio, ad un ingrediente tradizionale della cucina toscana, i fagioli... tradizionalissimi anche nella cucina messicana essendo originari delle Americhe e sconosciuti da noi fino al XVI secolo.
Stesso dicasi per il pomodoro, che è comparso con regolarità sulle nostre tavole soltanto a partire dalla fine del XVII secolo.
Gli esempi potrebbero essere molteplici.
Interessante anche quella che io definisco "evoluzione traslata" cioè esportata attraverso le migrazioni, la quale, partendo da una matrice comune con il paese d'origine, segue una sua propria ed autonoma linea evolutiva.
E così, ad esempio, la cucina italo americana offre alcuni piatti che in Italia non esistono, nei quali tuttavia si avverte chiaramente l' "italianità" delle origini. In sostanza, una "cucina italiana ma non più italiana".
Anche lo stile di vita può influenzare il nostro modo di mangiare: probabilmente le nostre nonne avevano più tempo per cucinare, mentre oggi ci dobbiamo confrontare con brevi pause pranzo e cene preparate alla svelta.
Esiste tuttavia un "comun denominatore" che distingue la "tradizione" nei singoli paesi, come anche da noi in Italia (tenuto conto che nel caso specifico, data la nostra Storia, ogni territorio ha le sue tradizioni e una singola ricetta può variare addirittura da comune a comune, ancorchè distante pochi chilometri).
In definitiva, ritengo che la "tradizione culinaria italiana" esista ancora, ma come un qualcosa che si evolve nel tempo e che, quindi, non può oggi essere uguale a quella di venti o trent'anni fa.
paolo_b3 04-06-24 18.26
@ stesgarbi
wildcat80 ha scritto:
Sembra che da noi si sia sempre mangiato un un certo modo, quando la realtà è che oggi stiamo ricercando una tradizione che così tanto tradizionale non è.
Concordate?

Le tradizioni culinarie, come tutte le altre, sono in continua evoluzione e si "contaminano" (in senso positivo) con elementi provenienti da altre culture gastronomiche.
E' così da sempre: basti pensare, ad esempio, ad un ingrediente tradizionale della cucina toscana, i fagioli... tradizionalissimi anche nella cucina messicana essendo originari delle Americhe e sconosciuti da noi fino al XVI secolo.
Stesso dicasi per il pomodoro, che è comparso con regolarità sulle nostre tavole soltanto a partire dalla fine del XVII secolo.
Gli esempi potrebbero essere molteplici.
Interessante anche quella che io definisco "evoluzione traslata" cioè esportata attraverso le migrazioni, la quale, partendo da una matrice comune con il paese d'origine, segue una sua propria ed autonoma linea evolutiva.
E così, ad esempio, la cucina italo americana offre alcuni piatti che in Italia non esistono, nei quali tuttavia si avverte chiaramente l' "italianità" delle origini. In sostanza, una "cucina italiana ma non più italiana".
Anche lo stile di vita può influenzare il nostro modo di mangiare: probabilmente le nostre nonne avevano più tempo per cucinare, mentre oggi ci dobbiamo confrontare con brevi pause pranzo e cene preparate alla svelta.
Esiste tuttavia un "comun denominatore" che distingue la "tradizione" nei singoli paesi, come anche da noi in Italia (tenuto conto che nel caso specifico, data la nostra Storia, ogni territorio ha le sue tradizioni e una singola ricetta può variare addirittura da comune a comune, ancorchè distante pochi chilometri).
In definitiva, ritengo che la "tradizione culinaria italiana" esista ancora, ma come un qualcosa che si evolve nel tempo e che, quindi, non può oggi essere uguale a quella di venti o trent'anni fa.
Oddio tradizione ed evoluzione sono antitetiche per come la vedo. Dato che i magrebini in Italia sono già e sempre più numerosi, non ritengo che il cous cous tra 50 anni sarà un piatto tradizionale romagnolo. Poi fra centinaia d'anni forse chissà, ma in generale la globalizzazione va contro la tradizione. Non credo sia un problema a scanso di equivoci.
Sbaffone 04-06-24 20.35
Carbonara la faccio con la pancetta perché quella ho in frigo
wildcat80 04-06-24 20.48
Sulla contaminazione concordo con Stesgarbi, anche se i tempi e i modi sono molto randomici.
Ovviamente parlo della cucina genovese perché è la regionale che conosci meglio.
Da noi c'è una pasta che è una variante del cous cous: si chiama scucuzzun e tradizionalmente si utilizza nel minestrone. Non si sa bene da dove arrivi: o da Tabarka direttamente, oppure tramite un passaggio per Carloforte/Calasetta, perché è praticamente uguale alla fragola, che a sua volta deriva dal cous cous.
Ci sono voluti centinaia di anni a genovesizzare il cous cous, e oggi lo produce un solo pastificio (artigianale) e non se lo fila nessuno. Ovviamente poi comprano la fregola eh...
Oppure l'asado della riviera di Levante: sono bastate un paio di generazioni scarse di migrazioni A/R verso il Sud America per ritrovarsi fra i piatti tipici delle sagre del levante la pancia di vitello arrosto, ovviamente un po' più elaborato rispetto alla tradizione dei gauchos (banalmente si insaporisce con sale, pepe e aromi come rosmarino, alloro, timo).
Uno è un piatto arabo, l'altro argentino: nessun genovese ci pensa, si mangia e l'importante è che sia buono.
paolo_b3 04-06-24 21.15
@ Sbaffone
Carbonara la faccio con la pancetta perché quella ho in frigo
Per fortuna non avevi le zucchine...
paolo_b3 04-06-24 21.19
wildcat80 ha scritto:
sono bastate un paio di generazioni scarse di migrazioni A/R verso il Sud America

Sudamerica
E i ballerini aspettan su una gamba l'ultima carità di un'altra rumba!
Sbaffone 04-06-24 21.19
@ paolo_b3
La cucina tradizionale secondo me è basata sull'arte dell'arrangiarsi. Mettere in tavola un piatto con ciò che trovi nella dispensa che è mutuato da ciò che cresce nei campi e che gironzola per l'aia. Oggi possiamo acquistare le ciliegie a capodanno, cosa pretendi... ha ragione il guru dell'enogastronomia di cui non ricordi il nome.
qui è pieno di nutrie
paolo_b3 04-06-24 21.20
@ Sbaffone
qui è pieno di nutrie
Infatti il problema è quello, abbiamo troppa roba da mangiare...
Fabri72 05-06-24 20.41
@ wildcat80
Qualche tempo fa mi è capitato un articolo scritto da un qualche guru dell'enogastronomia (non lo dico in senso ironico, non era un food blogger/influencer a caso ma una vera e propria autorità, ma non ricordo il nome) che in estrema sintesi diceva che le tradizioni culinarie italiane ce le siamo scordare per quasi tutta la seconda metà del Novecento, finendo poi per diventare degli integralisti pronti ad uccidere per una carbonara fatta con la pancetta negli ultimi anni.
Lì per lì sono rimasto perplesso, mi era sembrata una sparata, poi riflettendo con calma non ho potuto fare altro che concordare.
L'autore diceva che a partire dal dopoguerra, complice il boom economico, c'è stato un grosso cambiamento in cucina, e che la cucina quotidiana degli italiani era molto più vicina a quella che oggi si definisce come cucina internazionale, piuttosto che alla tradizione.
Mi è capitato di trovare da mia suocera una collana di ricettari molto in voga negli anni 70/80, se non ricordo male era "Il cucchiaio d'argento", che aveva anche mia madre, e sfogliandola era un tripudio di robe che in tavola mi capita di trovare molto più frequentemente all'estero. Ricette molto poco italiane in senso tradizionale: salse olandesi, filetti al pepe verde, aspic, Paris Breast, etc etc.
Devo dire che ripensando agli anni 80 inoltrati, nei ristoranti un po' di tutti i livelli e un po' ovunque si trovavano immancabilmente cocktail di gamberi, vitello tonnato, penne alla vodka, carbonara fatta con la pancetta, e tanti altri piatti che oggi non si trovano così facilmente ovunque... Molti proprio non si trovano.
Restando a casa, ricordi benissimo che quando mio nonno voleva fare la torta pasqualina, partiva giorni prima alla ricerca disperata della prescinseua, la tradizionale cagliata fresca genovese, che era introvabile (fino a metà anni 90) e veniva sostituita regolarmente con una miscela di yogurt e ricotta... Oppure i pansoti, che tutto sommato sono un piatto di codifica recente (prima menzione anni 30), appena industrializzati (triangolari e con ripieno a base di bietole, spinaci e ricotta) e serviti con una salsa di noci sempre allungata con la panna... Che nulla avevano a che spartire con i tradizionali, spariti e ricomparsi in anni recenti, così come la salsa di noci senza panna né formaggio... Oppure il cappon magro, credo di averlo visto per la prima volta in un ristorante negli anni 2000. Oggi siamo tutti paladini della tradizione, che tradizione non è perché per un buon cinquantennio è stata dimenticata, probabilmente perché collegata a un mondo passato, povero e contadino, che oggi viene pesantemente rivalutato. Oggi ammazziamo per la carbocrema e per la pancetta in luogo del guanciale, quando la prima ricetta tracciata della carbonara è molto più vicina ad una carbonara preparata a Little Italy... Sembra che da noi si sia sempre mangiato un un certo modo, quando la realtà è che oggi stiamo ricercando una tradizione che così tanto tradizionale non è.
Concordate?
Per caso la persona in questione era Alberto Grandi?
Qui una perculata verso i milanesi.
Scopro ora un altro nome, quello di Luca Cesari qui menzionato sempre da Grandi
PandaR1 06-06-24 08.45
@ wildcat80
Qualche tempo fa mi è capitato un articolo scritto da un qualche guru dell'enogastronomia (non lo dico in senso ironico, non era un food blogger/influencer a caso ma una vera e propria autorità, ma non ricordo il nome) che in estrema sintesi diceva che le tradizioni culinarie italiane ce le siamo scordare per quasi tutta la seconda metà del Novecento, finendo poi per diventare degli integralisti pronti ad uccidere per una carbonara fatta con la pancetta negli ultimi anni.
Lì per lì sono rimasto perplesso, mi era sembrata una sparata, poi riflettendo con calma non ho potuto fare altro che concordare.
L'autore diceva che a partire dal dopoguerra, complice il boom economico, c'è stato un grosso cambiamento in cucina, e che la cucina quotidiana degli italiani era molto più vicina a quella che oggi si definisce come cucina internazionale, piuttosto che alla tradizione.
Mi è capitato di trovare da mia suocera una collana di ricettari molto in voga negli anni 70/80, se non ricordo male era "Il cucchiaio d'argento", che aveva anche mia madre, e sfogliandola era un tripudio di robe che in tavola mi capita di trovare molto più frequentemente all'estero. Ricette molto poco italiane in senso tradizionale: salse olandesi, filetti al pepe verde, aspic, Paris Breast, etc etc.
Devo dire che ripensando agli anni 80 inoltrati, nei ristoranti un po' di tutti i livelli e un po' ovunque si trovavano immancabilmente cocktail di gamberi, vitello tonnato, penne alla vodka, carbonara fatta con la pancetta, e tanti altri piatti che oggi non si trovano così facilmente ovunque... Molti proprio non si trovano.
Restando a casa, ricordi benissimo che quando mio nonno voleva fare la torta pasqualina, partiva giorni prima alla ricerca disperata della prescinseua, la tradizionale cagliata fresca genovese, che era introvabile (fino a metà anni 90) e veniva sostituita regolarmente con una miscela di yogurt e ricotta... Oppure i pansoti, che tutto sommato sono un piatto di codifica recente (prima menzione anni 30), appena industrializzati (triangolari e con ripieno a base di bietole, spinaci e ricotta) e serviti con una salsa di noci sempre allungata con la panna... Che nulla avevano a che spartire con i tradizionali, spariti e ricomparsi in anni recenti, così come la salsa di noci senza panna né formaggio... Oppure il cappon magro, credo di averlo visto per la prima volta in un ristorante negli anni 2000. Oggi siamo tutti paladini della tradizione, che tradizione non è perché per un buon cinquantennio è stata dimenticata, probabilmente perché collegata a un mondo passato, povero e contadino, che oggi viene pesantemente rivalutato. Oggi ammazziamo per la carbocrema e per la pancetta in luogo del guanciale, quando la prima ricetta tracciata della carbonara è molto più vicina ad una carbonara preparata a Little Italy... Sembra che da noi si sia sempre mangiato un un certo modo, quando la realtà è che oggi stiamo ricercando una tradizione che così tanto tradizionale non è.
Concordate?
La Risposta
mima85 06-06-24 10.16
@ PandaR1
La Risposta
emoemoemoemoemoemo

Vette altissime, Maccio è il solito geniACCIO emo
PandaR1 06-06-24 12.14
@ mima85
emoemoemoemoemoemo

Vette altissime, Maccio è il solito geniACCIO emo
emo
jacus78 06-06-24 17.25
ragazzi dovete venire in Sicilia a magnà... ma non nelle città, dovete andare nei paesini di provincia, dove le pecore, le capre, le mucche sono allevate da contadini e pastori che gli danno da mangiare paglia, fieno ed erba verde cresciuta dopo la pioggia.
quegli stessi contadini che hanno gli orti privati e che vendono senza fattura, quelli che si mettono agli angoli delle vie solo col portabagagli del pandino (fiat panda vecchio stile 4x4) aperto e un cartello di cartone con scritto su il prezzo con un pennarello e una grafia a dir poco traballante. Carne, latte, formaggi, latticini, ortaggi... tutto naturale, senza antibiotici, senza zolfo, senza nulla di nulla. Solo concime fatto di feci delle loro stesse bestie (e nemmeno sempre) e acqua piovana.
Mangiate una caponata, gli asparagi raccolti a mano nei boschetti (ne abbiamo tanti), funghi raccolti come gli asparagi, e comprate melenzane, zucchine, olive, formaggi, gelsi, mandorle, more, latte, da questi anzianelli ,che ancora se ne vanno a spasso a 80 anni risalendo a piedi chine che neanche uno stambecco.... tutto da loro, e a prezzi bassissimi. Roba di primissima qualità, altro che Ipercoop e compagnia bella.
In alcune zone della Sicilia il tempo sembra essersi fermato alla fine del 1800... ed è proprio in quelle zone che ho mangiato roba che nemmeno nei ristoranti stellati. Tutto, e dico tutto, ha un altro gusto, più forte, più deciso, più selvatico, più buono. In tante pietanze non c'è neanche bisogno di mettere il sale. E ovviamente tutto bio al 100%. E di certo dentro il bagagliaio del pandino non ci trovate le arance a luglio.
paolo_b3 06-06-24 18.49
@ PandaR1
La Risposta
Bellissimo! emoemoemo
Ilaria_Villa 08-06-24 13.56
@ wildcat80
Qualche tempo fa mi è capitato un articolo scritto da un qualche guru dell'enogastronomia (non lo dico in senso ironico, non era un food blogger/influencer a caso ma una vera e propria autorità, ma non ricordo il nome) che in estrema sintesi diceva che le tradizioni culinarie italiane ce le siamo scordare per quasi tutta la seconda metà del Novecento, finendo poi per diventare degli integralisti pronti ad uccidere per una carbonara fatta con la pancetta negli ultimi anni.
Lì per lì sono rimasto perplesso, mi era sembrata una sparata, poi riflettendo con calma non ho potuto fare altro che concordare.
L'autore diceva che a partire dal dopoguerra, complice il boom economico, c'è stato un grosso cambiamento in cucina, e che la cucina quotidiana degli italiani era molto più vicina a quella che oggi si definisce come cucina internazionale, piuttosto che alla tradizione.
Mi è capitato di trovare da mia suocera una collana di ricettari molto in voga negli anni 70/80, se non ricordo male era "Il cucchiaio d'argento", che aveva anche mia madre, e sfogliandola era un tripudio di robe che in tavola mi capita di trovare molto più frequentemente all'estero. Ricette molto poco italiane in senso tradizionale: salse olandesi, filetti al pepe verde, aspic, Paris Breast, etc etc.
Devo dire che ripensando agli anni 80 inoltrati, nei ristoranti un po' di tutti i livelli e un po' ovunque si trovavano immancabilmente cocktail di gamberi, vitello tonnato, penne alla vodka, carbonara fatta con la pancetta, e tanti altri piatti che oggi non si trovano così facilmente ovunque... Molti proprio non si trovano.
Restando a casa, ricordi benissimo che quando mio nonno voleva fare la torta pasqualina, partiva giorni prima alla ricerca disperata della prescinseua, la tradizionale cagliata fresca genovese, che era introvabile (fino a metà anni 90) e veniva sostituita regolarmente con una miscela di yogurt e ricotta... Oppure i pansoti, che tutto sommato sono un piatto di codifica recente (prima menzione anni 30), appena industrializzati (triangolari e con ripieno a base di bietole, spinaci e ricotta) e serviti con una salsa di noci sempre allungata con la panna... Che nulla avevano a che spartire con i tradizionali, spariti e ricomparsi in anni recenti, così come la salsa di noci senza panna né formaggio... Oppure il cappon magro, credo di averlo visto per la prima volta in un ristorante negli anni 2000. Oggi siamo tutti paladini della tradizione, che tradizione non è perché per un buon cinquantennio è stata dimenticata, probabilmente perché collegata a un mondo passato, povero e contadino, che oggi viene pesantemente rivalutato. Oggi ammazziamo per la carbocrema e per la pancetta in luogo del guanciale, quando la prima ricetta tracciata della carbonara è molto più vicina ad una carbonara preparata a Little Italy... Sembra che da noi si sia sempre mangiato un un certo modo, quando la realtà è che oggi stiamo ricercando una tradizione che così tanto tradizionale non è.
Concordate?
emo