Anni fa ho venduto (a malincuore) il mio Rhodes MK2, che mi aveva accompagnato per molti anni nelle mie attività musicali.
Ho sempre amato il Rhodes, al punto tale che negli anni '80 me lo portavo sui palchi, nonostante le divertite "osservazioni" dei molti che mi decantavano il DX 7 come sostituto definitivo di uno strumento ormai destinato all'oblio.
Niente da fare. La mia strumentazione di quegli anni era rigorosamente Rhodes + un synth (ne ho utilizzati vari: Juno 60, Juno 106, Alpha juno 1, ESQ 1, Polysix, Poly61, Poly 800).
In questi ultimi anni avevo sentito molto la mancanza del Rhodes, che proprio non riuscivo a colmare neppure con i molti plugins o librerie kontakt di cui mi ero dotato.
Quando uscì il Crumar seven ero elettrizzato e andai subito a provarlo e riprovarlo.... ottima macchina, davvero ben suonante e stupenda a vedersi.... ma ancora non mi era "scattato" quel non so chè.... sentivo che "mancava" qualcosa (forse troppo perfetto?).
Poi, un giorno, mi imbatto nel video di Enzo Messina che descrive il suo rapporto con il Korg SV1 (che stranamente non avevo mai preso in considerazione) ed ho "percepito" il suo entusiasmo per il suono Rhodes di questa macchina, espresso con occhi luccicanti e toni quasi commossi, come non aveva mai fatto per altri strumenti analoghi.
Così ho cominciato ad approfondire, guardando video e leggendo commenti vari su google.
Poi sono andato a provarne uno (SV2) facendo bene attenzione ai settaggi.... e quel "qualcosa" è scattato... l'ho sentito subito "mio".
Così, quando ho trovato un annuncio di un SV2 a 1000 euro sul mercatino, mi sono smazzato 500 km tra andata e ritorno in una mattinata per andarlo a ritirare.
L'SV2 (parecchio migliorato nei piani elettrici, rispetto al già buono SV1) va conosciuto, capito, settato con cura (con l'ausilio del suo editor), suonato nel modo giusto con la curva dinamica più adatta al contesto del brano, ma una volta entrato nel suo "meccanismo sonoro", mi prende l'anima e faccio fatica a smettere di suonarlo.
Ha delle imperfezioni, alcune delle quali toccano singole note, ma questo accadeva normalmente anche nel Rhodes originale... e forse sono proprio queste sue imperfezioni che lo rendono così "umano"..
Trovo che questa macchina - nonostante sia basata su campioni - abbia una sorta di natura selvaggia e sia riuscita in qualche modo a catturare l'essenza dell'anima del Rhodes.
Nell'SV2 vi è il classico MK1 Suitcase, migliorato e già buono di suo, ma ho scoperto anche un bellissimo MK 1 Stage ed un Mark V settato "alla coreana" molto ben fatto e coinvolgente.
Utilizzando la distorsione valvolare ed i suoi buoni effetti di chorus/phaser/Wha ho spaziato tra sonorità Zavinuliane, passando per suoni che richiamano i tipici settaggi da "tappeto" utilizzati nei primi dischi di Pino Daniele, fino alle sonorità "spigolose" dei Napoli Centrale, o quelle secche di alcuni dischi degli Area o di Finardi (si vede che sono un vecchietto, eh
)
Tutto suona in modo convincente, inserendosi bene nei mix.
Ma l'emozione più grande è stata ritrovare il mio stupendo Mark 2 Stage, magicamente ricreato, con un chorus che mi ha immediatamente riportato indietro agli anni '80 e primi '90.
A volte mi diverto semplicemente ad improvvisare sull' SV, con l'accompagnamento di una ritmica di batteria creata su SD 3, talvolta con l'aggiunta di un paio di riff di basso.
Insomma, questo strumento è l'unico fino ad ora che mi ha fatto rivivere le emozioni del mio vecchio Rhodes.
Lo amo alla follia.
Mi piacerebbe sapere se qualcuno tra voi ha esperienza di questo strumento e come lo vive.