@ d_phatt
L'idea che mi sono fatto è che nessuno vuole davvero una guerra diretta (*), visto che di nascosto se la fanno da decenni, ma anche che nessuno ha intenzione di tirarsi indietro per primo in maniera da lasciar intendere debolezza agli occhi dell'avversario, dell'opinione pubblica interna e del mondo in generale, quindi tutto rimane sul filo sottilissimo di un equilibrio delicatissimo e potenzialmente molto pericoloso.
(*) In stile Russia - Ucraina per intenderci. A proposito, ora che l'Occidente si sta stancando di metterci fiumi di soldi e di attrezzatura bellica, che la Russia sta avanzando, che l'Ucraina si avvia a perdere definitivamente questa guerra (e sia chiaro, non aveva nessuna speranza, per ragioni geopolitiche mondiali prima ancora che militari), improvvisamente nei giornali e in TV diventa una notizia di secondo o terzo ordine, se del tutto presente? Improvvisamente quello che forse potrebbe succedere a Zaporizhzhia (che ovviamente non può convenire a nessuno) non è più un problema? Improvvisamente esiste solo una "guerra" (leggasi massacro con disparità di efficienza militare imbarazzante) in Palestina che Israele non riuscirebbe a perdere nemmeno se i suoi andassero a occhi chiusi?
L'arte militare si evolve, con l'evolversi della tecnologia, così come le concezioni tattiche e strategiche.
Putin ha iniziato una guerra "tradizionale" invadendo un paese, applicando una logica "imperiale", che non va confusa con l'"imperialismo". Quest'ultimo, infatti, rappresenta la fase di "espansione" di un'entità geopolitica, mentre le politiche militari imperiali tendono piuttosto alla conservazione di ciò che si è già conquistato..
L'esempio tipico è quello dell'Impero Romano fino a Traiano, che ne estese i confini alla massima espansione mentre, a partire dal successore Adriano, Roma rinunciò ad ulteriori conquiste (anzi, si ritirò da alcuni territori) curando gli assetti difensivi con valli, "limes" fortificati e conseguente riorganizzazione dell'esercito.
Ciò non significa che Roma rinunciasse a combattere, anzi, talvolta addirittura "sconfinava" con operazioni militari volte debellare tribù ostili che potevano minacciare i confini dell'Impero, ma senza alcun intento di conquista permanente.
Tuttavia, se qualche porzione dell'Impero veniva invasa, o se si rendeva "troppo autonoma", Roma interveniva eccome: L'esempio è quello dell'Imperatore Aureliano, celebrato come "restitutor orientis" per avere mosso guerra alla Regina Zenobia che aveva creato un regno indipendente all'interno dell'Impero stesso .
Ecco, se consideriamo la Storia della Russia, a partire da Ivan IV e Pietro il Grande, vediamo che la Russia si espanse territorialmente e si consolidò, rimanendo di fatto un "impero" anche in epoca sovietica, laddove I c.d. "paesi satelliti" non erano propriamente "territorio russo", ma stati a sovranità limitata, destinati a fare da cuscinetto tra l'Impero e l'occidente.
L'Ucraina, invece, storicamente è stata parte integrante dell'Impero Russo, così come la Georgia e la Crimea.
E così si spiega la logica di Putin: egli ha agito sostanzialmente da Zar, facendo leva sul "nazionalismo imperiale" della (purtroppo) maggioranza dei Russi.
Se l'Ucraina avesse mantenuto un governo "cliente" (filorusso, come quello in Bielorussia), probabilmente Putin si sarebbe accontentato di riprendersi le zone russofone.
Poichè invece l'Ucraina ha scelto di avvicinarsi all'occidente, Putin ha dapprima cercato di "buttare giù" Zelensky (puntando direttamente su Kyiv) e poi, visto il fallimento del tentativo, ha ragionato da Imperatore: "l'Ucraina appartiene all'Impero Russo, quindi con i carri armati me la riprendo, vedremo se tutta o solo una parte,. purchè rimanga in ogni caso uno stato "vassallo".
Diverso è il caso dell'attuale guerra in Medio Oriente.
Stiamo peraltro assistendo ad un cambio di paradigma sul piano militare.
Fino a pochi anni fa, attaccare era molto più costoso (in termini di uomini e mezzi) rispetto al difendersi.
Oggi, invece, la costruzione di droni e missili offensivi è molto più rapida ed economica, rispetto ai sofisticati e costosi sistemi di intercettazione
Israele è tecnologicamente superiore quanto a capacità di intercettare, ma potrebbe resistere ad un attacco di migliaia di missili, senza subire danni incalcolabili?.
L'Iran dispone di molti mezzi offensivi, ma difficilmente potrebbe resistere ad un massiccio attacco diretto israeliano, non avendo ancora sviluppato un adeguato sistema antimissile in grado di proteggere, ad esempio, i campi petroliferi, vitali per l'economia iraniana.
Così, in questa fase, l'Iran sta conducendo una "guerra per procura" attraverso milizie collocate al di fuori dei suoi confini, ma non è ancora disposta a rischiare la propria distruzione economica.
L'obiettivo (da sempre apertamente dichiarato) però rimane sempre quello: cacciare gli Ebrei dal medio oriente e con loro gli odiati "satana" americani.
Con il cambio di paradigma attacco/difesa, tuttavia, la guerra sembra entrata in una nuova fase: "non possiamo attaccare direttamente, per ora, ma poco a poco renderemo Israele invivibile per gli Ebrei, a suon di missili e incursioni terroristiche" .