@ ideare1
Dell' hydrasynth mi affascina il sound e l' aftertouch polifonico e questo a me piace tanto. Il Nautilus è un bellissimo strumento, ma tantissime di quelle timbriche le ho gia nel Modx. A suo favore, il Korg, è multitimbrico a 16 parti contro le 2 dell' ASM. Non è facile scegliere, ma penso che alla fine sara' Hydrasynth.
Ciao, possiedo un Hydrasynth deluxe. da quasi due anni.
La prima volta che l'ho provato, in negozio, i presets non mi sono piaciuti per niente e l'ho trovato arido, freddo... "thin", però al tempo stesso mi sono reso conto delle potenzialità sonore di questo synth e, quindi ho deciso di acquistarlo insieme al Waldorf Iridium (con cui si complementa a meraviglia).
Può non piacere, d'accordo... de gustibus, d'accordo.... ma rimane comunque un fuoriclasse, capace di raggiungere sonorità che vanno dal pad caldo allo scampanellio più freddo, passando per virtual analog convincenti, riproduzioni incredibili di strings machines con le varie controfasi, organi a canne, FM in stile DX, archi che sembrano campionati, leads fantastici, che talvolta mi riportano a certe sonorità dell' Odyssey .... e potrei continuare per molto tempo con la lista.
Dopo quasi due anni che "gioco" con questo synth (divertendomi come un matto) ogni volta scopro qualcosa di nuovo e ad ogni sessione mi rendo conto di quanto potenziale debbo ancora scoprire.
Il tutto ad alcune condizioni:
1) Non trascurare il manuale: non c'è bisogno di "studiarlo" come un testo universitario, ma averlo a portata mentre si sperimenta la programmazione aiuta molto a comprendere i meccanismi dal synth .
2) capire le varie funzioni e sperimentarle, da sole o in combinazione tra loro, a volte con un "target!" di suono (ad es. si cerca un pad rolandesco) e talvolta "senza meta" con sorprese fantastiche (quasi ogni volta salvo uno o due suoni ottenuti "per caso").
4) avere voglia di entrare nei meccanismi della sintesi: a mio parere l'Hydra è molto meno complicato di un Kurzweil, ma richiede applicazione nel comprendere le varie funzioni e le loro interazioni. Man mano che ci si addentra nei meccanismi del synth, le cosi diventano più semplici e si acquista confidenza.
3) capire il carattere del synth ANCHE IN RELAZIONE AI PROPRI GUSTI ED ESIGENZE MUSICALI. L'Hydra non nasce per "imitare", ma ha un carattere sonoro tutto suo, con virtù ed anche limiti .
Mi è capitato di paragonarlo ad uno "stallone", talvolta difficile da domare, oppure ad un'auto sportiva (se lo "spingi" troppo puoi finire fuori pista), ma capace di prestazioni di alto livello .
Non è analogico, rimane sempre un digitale, ma ci puoi tirare quelli che definisco "suoni classici" convincenti e ben suonanti, grazie ai suoi tre oscillatori, al distorsore, alle notevoli possibilità di morphing e PWM ed alle molte tipologie di filtri e possibilità di modellazione degli inviluppi che, pur essendo digitali, trovo comunque interessanti e ben definiti.
Eccelle, ovviamente, in ambito "digitale": al di là delle classiche forme d'onda (dente di sega, quadra ecc.) le oltre 200 wavetables combinabili tra loro ti offrono possibilità soniche pressoché "illimitate":
Insomma, non è così "arzigogolato" come un Kurz o un DX 7 e, al di là del "panico iniziale" dovuto al numero di funzioni/combinazioni che sembra sterminato, in realtà è più semplice di quanto possa sembrare a prima vista.
Il consiglio che do è seguire quello che definisco il "metodo Enrico Cosmi": inizializzare la patch, partire dalle forme d'onda classiche, assemblarle, detunarle filtrarle, ottenere i primi suoni e poi cominciare a sperimentare le varie funzioni.
Non è multi timbrico, ma già con le possibilità soniche di un solo layer ci si fanno talmente tante cose, che a volte quasi ci si dimentica dell'esistenza di un secondo layer.
Insomma, questo synth, una volta capito e "domato", suona davvero bene di suo ed offre una gamma sonora molto, ma molto ampia.
Ora che lo possiedo da un po' di tempo, non lo darei via per niente al mondo.
Il tutto, ovviamente IMHO.