@ WTF_Bach
Gli approcci subottimali
Iniziamo le nostre notarelle con un breve excursus sui sistemi che – pur talvolta contenendo principi e concetti di un certo pregio – hanno dimostrato alla prova dei fatti di essere inefficienti come strumenti didattici alla portata di tutti, e non solo dei talentuosi e dei secchioni, che comunque tra l’altro se la sarebbero sfangata anche in assenza di qualunque metodo organizzato.
La relazione scala/accordo
Se mai c’è stato un concetto dannoso per la didattica del jazz, questo è stato la famigerata relazione scala/accordo – non per niente teorizzata ed insegnata dai didatti bianchi della Berkley School.
Questi buontemponi, evidentemente invidiosi dei vecchi professoroni dei conservatori europei – professoroni che però almeno sapevano insegnare a realizzare un basso numerato e comporre una fuga di scuola o una sonatina per piano – non sapendo dove sbattere la testa per trovare una qualche novità che permettesse loro di ergersi quali novelli luminari della teoria dell’improvvisazione, hanno avuto ad un certo punto questa geniale illuminazione: perché non insegniamo ad improvvisare con il metodo della relazione scala/accordo?
Ed è stato l’inizio di ettolitri d’inchiostro versati a spaccare il capello in quattro sui modi (tra l’altro ignorando tutta la querelle su modi greci, ecclesiastici, autentici e plagali - ma non si può certamente chiedere ad uno yankee di essere al corrente di queste minuzie da filosofone barbogio) e sulla loro relazione con ogni tipo d’accordo naturale ed alterato; il tutto accompagnato da un ubertoso fiorire di leggende metropolitane (primo fra tutti il fatto che il Thesaurus di Slonimsky fosse il “sistema segreto” di Charlie Parker) e tabelline dall’allucinante dettaglio, capaci di predire quale modo va utilizzato su un dato accordo ad una data ora del giorno in relazione al segno zodiacale del solista ed al suo specifico bioritmo.
Tutto bello, tutto molto accademico ma… adesso che sappiamo che sull’accordo di settima di dominante si usa il modo misolidio (che ancora non è ben chiaro in cosa si differenzi dalla scala maggiore che lo origina), quali note sceglieremo al suo interno per costruire le nostre frasi?
Ma questo non è importante per i soloni della Berkley ed i loro santimoniosi adepti europei: basta un po’ di “scuola della velocità” e suonando i detti modi in su ed in giù per qualche ottava – beninteso alla massima velocità possibile – otterremo il risultato atteso, ovvero quello di suonare così male da far vomitare un sacerdote azteco addetto ai sacrifici umani.
Non entro nella querelle sull'utilità della teoria scala accordo sia per rispetto sia perchè non mi va proprio, soprattutto in questo periodo, di difendere gli americani.
Leggerò con molta attenzione dopo pranzo, intanto un grazie preventivo