@ pluto30
Non tentarmi
Ho avuto per molti anni il primo modello bianco, l'ho venduto perché iniziava dare problemi agli encoder e perché, onestamente, era noioso da programmare. L'ho rimpiazzato prima con l'Argon8 e adesso con il Modwave. Non tornerei indietro, ma la presenza che aveva, almeno in certe patch che avevo creato, il Modwave se la sogna. È uno dei pochi synth che ho venduto e di cui sento la mancanza.
Con Blofeld, credo sia l'unico sintetizzatore,
dopo Yamaha DX7mkI, con il quale ho un rapporto di odio ed amore che dura dal momento in cui l'ho iniziato ad utilizzare. Se non ricordo male, credo d'avero acquistato nel 2017 e "tentato" di programmare, fino ad oggi, non più di una decina di volte, gettando sempre la spugna dopo circa un paio d'ore di infruttuosi tentativi. Il motivo principale che mi ha sempre frenato, è il fatto che non avendo un librarian per riorganizzare e selezionare le patches, trovo estremamente dispendioso in termini di tempo, oltre che terribilmente cervellotico, usare una locazione di memoria libera per scambiare le patches e muoverle nelle locazioni desiderate. Di default, oltretutto, Blofeld ha 1024 patches, delle quali, almeno per i miei gusti, ne salverei al massimo una trentina. Di conseguenza, avere una muraglia di 8 banchi da 128 patches strapieni di suoni inutili e/o inutilizzabili mi ha sempre frenato. Di recente ho trovato, finalmente, un editor librarian per OSX, GOFTER
QUI che mi ha dato modo di poter pasticciare nella memoria di Blofeld, senza fare danni irreparabili. Una delle cose, infatti, che detesto dei sintetizzatori sprovvisti di software di gestione è l'utilizzo del solo sys-ex, grazie al quale si ripristina completamente la memoria interna, ma è terribilmente lungo caricare e salvare una patch alla volta. Purtroppo questo difetto è presente anche nei Roland Boutique, dove le patches non hanno nome proprio ma solo numeri, quindi bisogna ricordarsi che, ad esempio, la patch 020 è un Pad.