Ciao a tutti,
chi mi segue sa che qualche anno fa ho voluto iscrivermi, pur essendo un lavoratore, al triennio accademico di pianoforte del Conservatorio Jazz, rimanendo subito dopo però spiazzato e deluso.
La delusione arrivava dal fatto che mi sarei aspettato un percorso molto più strutturato e didattico essendo comparato ad una università, invece mi sono trovato ad affrontare esami in cui gli unici che riuscivano a superarli senza problemi erano quelli che non avevano bisogno di studiare per quegli esami, perché già sapevano tutto.
Per non parlare dell'aspetto pratico, in sostanza i corsi di musica d'insieme e strumento erano corsi in cui potevi proseguire solo se già partivi col saper suonare bene lo strumento.
Insomma il triennio accademico è una sorta di "perfezionamento" per chi sa già suonare e non una accademia dove si impara a suonare un particolare genere partendo dalle basi.
Ecco quindi, sperando di fare cosa gradita per chi volesse intraprendere la stessa strada, una lista di cose che avrei voluto sentirmi dire prima:
1) Non studiare solo per l'ammissione: l'esame di ammissione non ha utilità pratica ma è un proforma. Ciò significa che se si studia solo per l'ammissione sapendo bene solo quei 2/3 pezzi per superare l'esame, si rischia di illudersi come il sottoscritto, perché poi non avrete modo e tempo di imparare a suonare altri pezzi da zero con la stessa lena: vi verrà richiesto invece di saper già suonare a prima vista.
Iscrivetevi solo se già sapete suonare (e improvvisare) su uno standard a caso senza averlo mai studiato prima.
2) Se sperate che il fatto dell'essere lavoratori vi possa permettere di iscrivervi in modalità diverse da quelle normali per avere agevolazioni, scordatevelo.
3) Dovete iscrivervi solo se avete una completa visualizzazione delle scale, della costruzione degli accordi e soprattutto degli intervalli. Se non sapete calcolare gli intervalli a tempo zero, anche alterati, in tutte le tonalità, fate a meno di iscrivervi. Io prima di iscrivermi avevo una formazione classica avuta da anni di lezioni private e corsi individuali: non mi sono serviti a nulla. Se non si impara come prima cosa il calcolo degli intervalli a tempo zero, non potrete andare avanti. O meglio, andrete avanti ma non combinerete mai nulla.
4) Se avete una se pur minima formazione classica, riagganciandomi al punto 3 e pensate che possa aiutarvi per Pop o Jazz, in realtà non servirà quasi a nulla, anzi a volte vi penalizzerà perché, anche se magari sapete leggere le note, non avrete idea di cosa sia l'armonia moderna, addirittura il lessico confonde. Conviene quindi studiare quello che ho scritto e lasciare stare Hanon, Beyer, Czerny e tutti i libri che si studiano per pianoforte classico.
5) Da quello che ho visto io la tecnica non è così fondamentale da rappresentare uno sbarramento all'ingresso (almeno nel corso di pianoforte jazz), è molto più importante saper suonare uno standard a prima vista. Alle lezioni in cui dovrete suonare con altri vi verrà richiesto di saperlo già fare, fin dal primo anno.
Potevano scriverlo da qualche parte? Forse sì ma non avrebbero preso la retta annuale
Il docente di strumento mi ha fatto passare i primi due anni a studiare il Beringer senza arrivare a risultati concreti di fatto facendomi perdere tempo prezioso, in quanto in realtà non sapevo suonare una cippa.
6) Prima di ascoltare tanta musica "buona", come suggeriscono tutti per "imparare il linguaggio", dovrete già saper suonare, quindi si ritorna al punto 2 e 3. Altrimenti quello che ascoltate passa e non si ferma nella vostra mente. Se ci pensate ha perfettamente senso: se state imparando una lingua ma non vi hanno dato le regole basilari o la traduzione in italiano quando ascoltate le conversazioni cosa vi resta in mente? Nulla.
Se me ne vengono in mente altri li aggiungerò nel tempo