Oggi pomeriggio da Ceccherini - a proposito, amici fiorentini, sono a Firenze tutte le settimane di martedì e mercoledì, vediamoci per una birra! - ho provato il PX S5000 ed il PX S7000; come pietre di paragone avevo un Kawai ES120 ed un CN201.
Keybed: in entrambi la meccanica è davvero migliorata rispetto a quella del PX S1100/3100. Molto più solida senza diventare pesante, giustamente reattiva. Migliore della Kawai RHC e della Yamaha GHS, inferiore - ma non di molto - alla Roland PH-4 ed alla Korg RH3.
Samples: la differenza col PX S1100 si sente eccome. Ero partito prevenuto, pensavo tutto l’hype sull “hamburg piano” fosse solo una trovata di marketing consistente nel dare un nome diverso allo stesso campione. Non è così: il suono ha molto più corpo, complessità e punta, perdendo completamente la “gommosità” che caratterizza l’ottava che canta dei “fratelli minori”.
Nel PX S7000 sono presenti - oltre che ad un motore delle risonanze più articolato, comprensivo di aliquote resonance ed altre diavolerie - anche un sample di Steinway “americano” (che a dire il vero non mi ha troppo convinto, un po’ magro e squillante) ed un Bechstein bello rotondo assai adatto alla musica classica. Oltre a a questi “samples di base” ci sono un miliardo di variazioni simpaticamente chiamate in modo da richiamare le canzoni famose su cui sono state disegnate, e molti suoni addizionali, alcuni assai buoni ed altri un po’ dozzinali.
Insomma, suoni di piano acustico decisamente più convincenti sia dell’S1100/3100 che dei Kawai ES120 e CN201 provati in contemporanea.
Amplificazione: quella del PX S5000 è la stessa dei fratelli minori, lievemente anemica soprattutto sui bassi. Fortunatamente il nuovo sample un po’ più “grasso” riesce a nascondere parzialmente il difetto.
Dal l’amplificazione del PX S7000 mi aspettavo francamente di più: il doppio dei watt (16x2 invece che 8x2), 4 speakers invece che due… invece un suono un filo rimbombante, poco definito - bisogna dire però che il PX S7000 è esposto in una sala più grande rispetto all’S5000 e quindi acusticamente peggiore.
Per entrambi, la disposizione obbligata degli speakers, rivolti all’indietro per preservare la linea estetica dello strumento, non facilita la fruizione delle frequenze basse.
Features: il PX S5000 è identico all’S1100 e ne condivide i difetti, ovvero la mancanza di aux in, la stolida “condivisione” dell’unica porta USB A tra dongle Bluetooth e chiavetta su cui registrare audio.
Il PX S7000 ha una memoria interna su cui registrare audio, quindi parrebbe possibile inviare al piano una base tramite Bluetooth, suonarci sopra e registrare il tutto.
Niente audio over USB, il che nel 2023 andrebbe considerato un crimine da pena capitale.
User interface: quella dell’S5000 è identica a quella dell’S1100, quindi niente display è tutto da farsi attraverso la combinazione tra i pulsanti a sfioramento - fighissimi e molto responsivi - ed i tasti del piano.
Sull’S7000 c’è un dignitoso display monocromatico e qualche pulsante in più, il che rende il tutto più semplice.
Considerazioni finali: veramente due ottime proposte, dall’estetica raffinata, samples convincenti e finalmente keybed adeguata; assolutamente da provare. Resta l’incomprensibile assenza dell’audio over USB - che se presente li renderebbe degli strumenti imbattibili.