Mi spiego: siamo in la bemolle, la melodia procede avendo come base l’accordo costruito sul primo grado (la bemolle maggiore)
Ma ecco che Beethoven spinge la melodia al sol bemolle, facendo così sentire un accordo di la bemolle settima.
Tutti ci aspettiamo quindi di finire, in una maniera o nell’altra, sul re bemolle, il la bemolle settima funzionando da dominante della nuova tonalità.
Ed invece no: il sol bemolle diventa fa#, sesta eccedente rispetto al la bemolle - quindi disegnando un accordo di sesta eccedente che appartiene alla tonalità di do minore, ovvero l’accordo costruito sul sesto grado con aggiunta la sesta eccedente (la bemolle, do, mi bemolle e fa diesis). E da qui Beethoven può modulare al do maggiore senza colpo ferire.
Minuto 8:09
Se avessimo pensato l’accordo come la bemolle settima e non come la bemolle con la sesta eccedente, col cavolo che avremmo potuto modulare al do, in quanto il sol bemolle (settima di la bemolle) con la tonalità di do non c’entra un fico secco - mentre il fa diesis fa parte dell’accordo di re settima, accordo che tonicizza il sol che è poi la dominante di do.
Ma no, togliamo il piede dall’acceleratore, chiamiamola “sostituzione del tritono” così sono tutti felici e contenti e pensano che usare il “re bemolle settima” (sic) al posto del sol settima è molto più fico.
Conseguenza ovvia: usare il termine “sostituzione del tritono” invece che “uso dell’accordo di sesta eccedente” ci priva di un’interessante modo di modulare alla mediante cromatica, in quanto si sono perdute le parole per descrivere correttamente ciò che sta succedendo.
Infatti questa soluzione non si sente quasi più nella musica di oggigiorno.