@ WTF_Bach
Il rinascimento ebbe il contrappunto modale, con le sue geometrie astratte che tendevano al cielo… il barocco l’incontro-scontro tra contrappunto e tonalità, col suo intento di pacificare la mente ed il cuore nell’estasi della sublimità della fisica che si fa bellezza.
Poi il romanticismo ed il suo anelito d’amore e morte, che presto figlierà lo struggimento cromatico teso verso il superamento della gabbia tonale, proiettato verso un rinnovato incontro tra materia e spirito.
Ed intanto la ctonia forza tellurica del jazz, la nera materia densa di animismo e primitiva potenza che - meticciata con la rivoluzione industriale - produrrà quel rock così pregno dell’angoscia di un mondo sempre meno a misura d’uomo.
Ed ora, signore e signori, va in scena l’ultimo atto: il cretinismo osceno di un ipersemplificazione da scimmie ubriache, denso di volgarità, banalità, sesso e sconcezza.
Poche, abiette note oligofrenicamente ripetute in una jungla di tatuaggi ed ombelichi esibiti, smalto per unghie e frociaggine da checche isteriche.
Ci aspetta solo la penultima musica, il fragore della bomba che esplode.
Poi il silenzio. Assoluto. Eterno.
La musica nasce come momento di aggregazione tra le persone, qualcosa da fruire assieme, poi nel tempo si è trasformata e si è adeguata alle richieste dei produttori, dapprima ricchi, nobili, ecclesiastici et similie, oggi la musica è commerciale, dato che questa è la logica principale che regola i flussi di denaro. Ma esistono musicisti che hanno scelto di mettere in secondo piano il guadagno per proporre musica di qualità? A parte che la definizione "di qualità" è estremamente ambigua, temo che chi persegue le proprie convinzioni astraendo dal fenomeno commerciale sia una modestissima minoranza.