WTF_Bach ha scritto:
1) suono solo brani non registrati: non devo un centesimo a nessuno
Questo ha un senso.
WTF_Bach ha scritto:
2) suono in un contesto completamente gratuito: non devo un centesimo a nessuno
Questo ha meno senso.
Comunque, anche senza percepire moneta, si ha sempre un guadagno dall'uso di prodotti appartenenti ad altri, vuoi per il solo fatto di mettersi in mostra, di apparire o di guadagnare stima e successo tramite le canzoni eseguite.
Se la musica fosse "solida", come il pane, cosa si penserebbe di uno che entrando in un panificio e approfittando dell'assenza del titolare, si riempisse il cofano di panini e poi andasse a regalarli in piazza per dire 'guardate quanto sono bravo e magnanimo'...?
WTF_Bach ha scritto:
3) abolizione di ogni “magheggio statistico”: ogni trimestre si fa il calcolo dei diritti incassati e delle esecuzioni. Si detrae una certa percentuale come remunerazione della SIAE. Poi si divide la somma rimanente per il numero delle esecuzioni, e quello è il “diritto unitario”. Mettiamo il risultato sia un euro.
Un brano che fosse stato eseguito 1000 volte prenderebbe 1000 euro, uno che fosse stato eseguito 2 volte prenderebbe due euro.
Simple as that. E con la tecnologia di oggigiorno, semplicissimo.
Questo è quello che accade, da sempre
...anche se c'è da fare un distinguo tra gli elargitori artistici dei beni tutelati dalla SIAE.
Da una parte ci sono le grandi distribuzioni editoriali, enti artistici, teatri, radio e televisioni che hanno burocrazie solide e controllate e per cui ogni virgola o centesimo usato dal repertorio tutelato viene dichiarato e pagato, da un'altra parte ci sono gli "elargitori" di questi beni artistici che in proporzioni molto più piccole, ma in maniera molto più diffusa, operano in balere, piazze, pianobar, piccole esibizioni...
Ecco, proprio in questo ambito la SIAE aveva rilevato la più grande percentuale di truffe ai danni degli autori/editori perché le dichiarazioni delle musiche eseguite (il borderò) venivano (e sono ancora oggi) "tutelate" solo dall'etica e dalla buona fede dei dichiaranti e che nel 99,999% dei casi queste dichiarazioni non possono neanche essere verificate.
Praticamente nei locali una buona metà dei costi SIAE non andava agli effettivi aventi diritto ma andavano in favore di autori sconosciuti che compilavano il bollettino con abbondanti titoli propri o di conoscenti e che sicuramente non avevano mai eseguito.
La SIAE per questo, per quanto riguardava locali, balere etc., tempo fa decise di non pagare matematicamente tutti i titoli di tutti i borderò ricevuti ma solo i titoli credibili, quindi quelli con editore, quelli dichiarati su CD o altri supporti in commercio o comunque che non venivano dichiarati da un'unica fonte ma che venivano rilevati, anche sporadicamente, a livello nazionale. Solo un 20% dei borderò, estratti casualmente, veniva pagato per intero a tutti i titoli dichiarati (buoni o presunti fasulli).