@ WTF_Bach
Da Ceccherini, storico negozio nel centro storico di Firenze - peraltro pieno zeppo di piani a coda.
Uno sopra l’altro, tre entry level di sicuro interesse: Kawai ES 110, Yamaha P125 e Casio PX S1100.
Accesi, messi in fila i pedalini damper…e via!
LA KEYBED
Innanzitutto, regoliamo in via preliminare una questione: i tasti neri del Casio sono davvero più leggeri di quelli bianchi, a patto però che si tocchino rigorosamente sul loro millimetro iniziale, con spasmodica attenzione e ponendo una foto a colori di James Pavel Shawcross sul leggio.
Invece per uno come me, seguace della tecnica della “mano di travertino” del maestro Fornaretti Bencotti, non si avverte nessun problema, anzi la keybed è gradevole e fluida - come del resto quelle di Kawai e Yamaha.
Non fanno gridare al miracolo, queste keybed, ma sono assolutamente dignitose e suonabili.
IL SUONO
Qui l’orologiaio ha fatto il colpaccio: il sample è senza dubbio alcuno uno Steinway (e ben campionato) la modellizzazione di risonanze e rumorini è assai ben realizzata, il decay assai lungo e senza loops strani.
La resa globale attraverso gli speaker a incorporati è dignitosa - senza essere un portento di volume; unica pecca i bassi un po’ vuoti e smorti - ma in cuffia o attraverso i line out questo difettuccio sparisce.
Il Kawai invece avrebbe un bel suono, liquido e sonoro - anche se non è quello dell’SK-EX ma quello più vecchiotto dell’EX - come vecchiotto è anche il motore delle risonanze.
Il problema è, come avevo già avuto agio di far notare, lo scarso decay: suonando mf il suono sparisce letteralmente da sotto le dita.
Se si suona senza avere un metro di paragone immediato, uno potrebbe anche non accorgersene, ma suonandolo tete a tete con il Casio e lo Yamaha il confronto è impietoso: il Kawai scompare.
Lo Yamaha ha pure lui un sample vecchio come il cucco (CF III invece che CFX) ed un motore di risonanze poco articolato, ma sopratutto si fa notare per la fangosità e la scarsa definizione, che lo rendono probabilmente il peggiore dei tre. Speaker potenti e sonori, che però paradossalmente concorrono a rendere il sound generale ancor più confuso.
ALTRI SUONI
Premesso che degli altri suoni a me personalmente importa sega, li trovo tutti abbastanza dignitosi, con gli archi del Casio davvero buoni ed i Rhodes passabili (un po’ scampanellante il Kawai).
I tonewheel li lascio al Balla ed ai suoi diluvi di pentatoniche, credo che sarebbe l’ora di smetterla di far finta di mettere un hammond su un piano digitale.
CONNETTIVITÀ
Il Kawai è più murato di una tomba egizia. Niente audio over USB, niente audio rec su USB. Meno male che ha i line out, almeno (teniamo presente che il DGX670, macchina dal rapporto qualità prezzo incredibilmente buono, ha l’audio over USB ma inspiegabilmente non ha i line out).
Lo Yamaha ha un ottima interfaccia audio over USB, che la rende lo strumento d’elezione per chi vuole usare dei VST. Magari il futuro P135 avrà il sample CFX, divenendo così imbattibile.
Il Casio non ha audio over USB, e pur avendo un registratore audio su pennetta USB ha un problema incomprensibile: non ha line in e se uno volesse utilizzare l’altrimenti inutilissima funzione audio Bluetooth per suonare insieme ad una base registrando il tutto sulla chiavetta… non potrebbe. Infatti per usare il Bluetooth bisogna occupare l’unica porta USB A con uno stolido dongle.
Non oso immaginare le quantità alluvionali di sakè andato a male che quell’oligofrenico del progettista deve aver ingurgitato prima di compiere una scelta progettuale talmente dissennata.
Eh.. da due settimane ho il P125 in noleggio al posto del Kawai.
Per quanto lo uso, per quanto ne capisco, per quanto faccio affidamento alle impressioni.. io prenderei ancora il Kawai. A questo punto pure il Casio va provato.