@ d_phatt
Thanks per il topic interessante e per i sottogeneri 1) e 4), di cui non avevo mai sentito parlare.
Ovviamente qui tralasciamo per un attimo il discorso "non ha molto senso parlare di generi e sottogeneri", che personalmente condivido, ma è fuori luogo.
L'electro swing e il "pop jazz" come tu lo definisci hanno il merito di rimettere nelle orecchie della gente della musica che non sia latrato canino processato con autotune. E già è un grande passo in avanti, senza pretendere la Messa in Si Minore o Bill Evans.
A me tavolta piace ascoltare musica più "facile", a patto che sia decente, spesso è anche istruttivo sentire come arrangiano o producono i pezzi.
Quello che mi spezza le gambe e mi porta a spegnere è l'eccessiva ripetitività di alcuni brani, la stessa Back To Black per esempio: grande voce, bella melodia, c'è tiro, ha un bel giro di pianoforte particolarizzato da quel La bemolle di passaggio al basso che gli dà un tocco particolare...
Ma è troppo ripetitiva, arrivato a metà brano mi stufo e chiudo.
Per quanto riguarda cose moderne più "serie", a volte sento delle cose bellissime e in qualche modo fresche, altre volta roba che stento a capire. Purtroppo nel jazz odierno, quello di alto livello, la barriera d'accesso è talvolta elevatissima perché costruiscono musica partendo da un secolo di evoluzione del jazz e se non sei un addetto ai lavori, pur avendo le orecchie "aperte", qualche volta è troppo difficile capire.
Una cosa che la dice lunga su quanto potenzialmente può diventare di nicchia: ho studiato pianoforte per anni, esperienza di conservatorio, ascolto jazz da quando avevo 15 anni, ho molti jazzisti intorno a me, ho sempre avuto interesse per ogni tipo di musica, sia a livello di ascolto che di studio, e ascoltato il prog più estremo, eppure a volte questo ancora non basta per capire certi brani "spinti", e allora per forza di cose rimarranno sempre roba per pochi addetti ai lavori, un po' come molta ricerca scientifica odierna.
Da appassionato di musica jazz, il jazz contemporaneo è difficile da digerire. Anni fa ho assistito ad un concerto del gruppo di Rava con Petrella trombonista. Pur riconoscendo l'elevato tasso tecnico di tutti i musicisti, la mia impressione è stata per la prima mezz'ora, che si fossero trovati per caso e stessero facendo le prove, per tentare di suonare tutti il solito pezzo. Rava e Petrella, facevano a gara tra di loro a suonare le note più improbabili e dissonanti, rispetto all'armonia suonata dagli altri strumenti. Conclusione :unico pezzo applaudito con vigore dal pubblico è stato Besame Mucho, eseguito come bis, e che qualcuno tra il pubblico ha anche ballato... Il tutto eseguito dentro la cornice eccezionale del cortile di Palazzo Pitti a Firenze. Francamente ho provato a ascoltare con attenzione, tentando di individuare l'uso di scale jazz, ma ci sono riuscito pochissime volte. Mi chiedo quindi che cosa possono aver capito persone che sono fuori dalla musica jazz. Grazie di eventuali commenti di persone più competenti di me su questo argomento.