@ WTF_Bach
Ascoltando Caterina Valente, ci si rende conto come sia possibile cantare in maniera espressiva e musicale senza ricorrere a quei birignao tipo â, ø, û e muggiti simili da colica intestinale, o quegli orridi melismi che farebbero vomitare un sacerdote azteco, tipici di Ivana Spagna e Giorgia, ma anche in minor prevalenza di mostri sacri come Mina e la Vanoni.
Rimarcando che la tentazione del birignao affligge, chissà perché, quasi esclusivamente i cantanti di sesso femminile, decreto con sentenza inappellabile della corte suprema musicale che gli adepti (o meglio adepte) del birignao vengano private delle corde vocali e impiegate nella pulizia delle toilettes degli stadi nei dopo concerto.
Ricordo che la legge prevede una pena aggiuntiva per questo reato: l'ascolto forzato di Pulun Vage Sudu Raula Digay.
La marocchina elodie anche lei