@ Asterix
I tasti delle fisarmoniche hanno pochissima corsa. Penso stia tutto lí....
Anche, ma non tutto lì.
Sulla fisa due considerazioni riesco a farle perché, trentacinque anni or sono, avendo avuto a suo tempo anche mio padre tale strumento, me ne procurai uno (Paolo Soprani del '57, 4a/5a, 120 bassi, dieci registri al canto e tre ai bassi e feci un anno da un un maestro.
Tra l'altro la fisa c'è l'ho ancora, come cimelio.
Brevemente:
la velocità è data anche dalla tipologia di strumento:
- tastiera a pianoforte detta "cantabile", corsa minima e zero dinamica, come un clavicembalo, stessa nota in apertura/chiusura del mantice;
- tastiera "cantabile" a pulsanti cromatica o diatonica, nella seconda (detta anche organetto), possibilità 'binota' in funzione della fase di spinta o tiraggio del mantice;
Fra le sopradette, la fisarmonica che consente di raggiungere velocità spettacolari è la cromatica, occupando fra l'altro, per ottava, uno spazio fisico ridotto.
Della tipologia e caratteristiche dei tasti della fisa a pianoforte, come già detto, la corsa cortissima e la fattura degli stessi consentono esecuzioni veloci dal tocco molto preciso e netto.
La postura dell'esecutore, che sostiene lo strumento con un'inclinazione minima, consente, tecnicamente, una visione semi-cieca della tastiera e nulla della sezione dei bassi: in effetti - fatti salvi alcuni momenti - il fisarmonicista non guarda la tastiera, l'apprendimento di tale strumento demanda ben poco alla vista diretta. Considerando anche la concentrazione degli spazi, questi fattori incidono sulla velocità.
L'aspetto posturale della mano, nella tastiera a piano, ha delle similitudini con la posizione pianistica, per motivi evidenti non può essere la stessa, anche perché la tecnica rimanda alle esecuzioni all'organo.
I tasti i dei bassi, funzionalmente al tipo di strumento, possono emettere accordi, essendo fra loro collegati da un complesso sistema di leveraggi, od anche note singole.
Un aspetto fondamentale: negli anni cinquanta, per sfruttare il momento, da alcune fabbrichette uscivano delle fisarmoniche fatte su in qualche modo, che non andavano nenche così bene per iniziare a studiare: in altre parole, ciò che concorre a risultati importanti è proprio la fattura dello strumento, l'importanza della cubatura (vedi ad es. il cassotto), non impatta solo sulla potenza del suono ma anche sulla resa e gestione confortevole generale d'insieme.
Chiaramente un pianista non è in grado di ottenere i propri stessi risultati sulla fisarmonica e viceversa, anche se i tasti a piano rimandano ad affinità, sono due strumenti molto diversi da approcciarsi tecnicamente.
Per finire: a parte alcune eccezioni, che si possono vedere anche nelle gare, di Peppino Principe non ne nasce uno ad ogni corso, spesso fra gli svolazzi qualcosa di più di un'impurità tecnica si sente. A mio irrisorio parere, di esecutori davvero eccellenti non ne ho visti tanti.
Quanto ad trasferire su uno strumento diverso alcune composizioni per fisarmonica, al netto di studi di adattabilità ed opportunità, trovo l'idea interessante.
Saluto.