La discussione sul plugin per trasformare la voce maschile in femminile mi ha fatto tornare in mente un po' di cose.
Credo che tutti conosciate la storia delle voci bianche e dei soprani naturali.
Essendo la Chiesa storicamente di larghe vedute, era vietato l'utilizzo di voci femminili nel canto liturgico.
Tradizionalmente, parliamo del Rinascimento come spartiacque, le parti di tessitura più acuta, soprani e contralti, erano affidate alle voci bianche, e a falsettisti, contraltisti e sopranisti. Probabilmente in seguito alla Riconquista spagnola, fra XV e XVI secolo cominciarono a circolare per l'Europa cristiana gli eunuchi, ammessi e anzi ampiamente utilizzati nel mondo islamico.
La voce del castrato era perfetta per l'impiego liturgico: una voce bianca che sopravviveva alla pubertà.
Ovviamente la Chiesa condannò la castrazione, in facciata, ma i castrati fiorirono, nelle cappelle e anche nella mondanità, in ascesa con la grande epopea del melodramma.
Verso fine Ottocento e inizio Novecento la Chiesa finalmente prese posizione netta contro l'impiego dei castrati, prendendosi carico di accompagnare alla pensione gli ultimi castrati in servizio presso le cappelle romane.
Alessandro Moreschi fu l'ultimo, e l'unico di cui ci permane memoria.
Qui alla pagina Wikipedia si possono ascoltare alcuni estratti.
Con il gusto odierno, mi viene da dire che la voce dei castrati fosse un abominio anche musicalmente.
Metteva assieme la potenza di una cassa toracica adulta e l'estensione di una laringe non sviluppata, ma la povertà timbrica è piuttosto evidente, peraltro le registrazioni vanno ascoltate con la consapevolezza che quello era il gusto dei tempi, e che la maggior parte di quei cantori peraltro risultavano inadeguati al repertorio profano in quanto limitati, a differenza dei predecessori dell'epoca d'oro dei castrati, al solo repertorio liturgico.
La voce del castrato si presta bene a comprendere il ruolo della laringe nei suoi due differenti sviluppi (legati al sesso) in termini di complessità armonica.