Synth Brass

wildcat80 20-10-20 18.22
Dopo gli strings, credo che le patch tipo "brass" siano fra le più caratteristiche del sound design anni 70/80.
Se da una parte gli strings sono caratterizzati prevalentemente dal movimento del suono (battimenti, PWM, chorus), i brass invece sono scolpiti dalla "pronuncia": la modulazione di filtro e intonazione.
Tanto che le forme d'onda diventano (quasi) secondarie.

Partiamo comunque da qui: 2 oscillatori, 2 sawtooth, leggero (molto leggero, da 0 a 127 massimo 4/5, poi scopriremo perché) detune.
Una volta armati gli oscillatori, facciamogli pronunciare bene le note.

Per pronuncia io intendo il transiente d'attacco, che è caratteristico, e comprende sia una variazione del contenuto armonico, sia una fluttuazione rapida dell'intonazione di uno degli oscillatori.

Quindi, prendiamo il nostro generatore di inviluppo e mettiamolo a modulare sia il filtro che il pitch del nostro secondo oscillatore.
Filtro MOLTO modulato, pitch MODERATAMENTE per non dire LIEVEMENTE modulato.
Come saranno le curve del nostro inviluppo?

Dipende da cosa vogliamo emulare.

Se vogliamo fare un brass morbido, come ad esempio in Africa dei Toto, l'attacco sarà abbastanza morbido, seguito da un rapido decadimento e un sustain a metà strada, o anche molto meno: la ricchezza di armoniche ci deve essere nel transiente, il "corpo" del suono deve essere morbido.
Se vogliamo fare un suono più grintoso, emulativo chessò, di una sezione fiati funk, o per restare in casa nostra, un classicissimo brass stab evocativo di gloriosi sintetizzatori americani ma anche giapponesi (tutto per non dire Jump e The Final Countdown), teniamoci un attacco piuttosto ripido.

E l'amp? Abbiamo due scelte: applichiamo lo stesso inviluppo, oppure applichiamo il gate o inviluppo quadrato on/off (come la regina degli dei/il dio dei sintetizzatori insegna).

Benissimo, teniamo il cutoff a zero o poco più, diamo un filo di risonanza e iniziamo ad aumentare l'intensità di modulazione: l'alchimia sta nel dosare attentamente cutoff, intensità di modulazione e pendenza dell'attacco.
Dimenticavo: filtro rigorosamente passabasso, la pendenza dipende da cosa si vuole emulare.
Consiglio sempre il 4 poli, per la setosità del 2 siamo sempre in tempo. LPF 24dB/Oct dunque.

Possiamo passare da una calda e morbida evocazione di una sezione di corni francesi ad essere dei novelli Mic Michaeli solo giocando di cutoff, EG amount e attack time.
A questo punto secondo aspetto: modulazione del pitch.
Assegniamo al nostro oscillatore 2 la modulazione dell'intonazione da parte del nostro inviluppo, e giochiamo con delicatezza fra livello di detune e intensità di modulazione: deve essere positiva, l'intonazione deve salire e scendere rapidamente.
Pensate alle labbra premure contro il bocchino, che iniziano a vibrare sotto effetto della pressione dell'aria soffiata dall'esecutore: l'intonazione deve assestarsi, l'inviluppo sul pitch rappresenta quel fenomeno fisico.
A questo punto capiremo perché è importante non scordare troppo in partenza gli oscillatori: il nostro inviluppo di riferimento ha 4 stadi, se il sustain non è zero, l'intonazione "a regime" sarà comunque funzione del livello di sustain.

Ma se facciamo un passo indietro, ricorderete che ho scritto che le forme d'onda sono QUASI ininfluenti: possiamo creare i brass con diverse onde.
Sawtooth come abbiamo detto in questo esempio.
Impulsive strette (25% PW, 64 da 0 a 127 se uno dei due estremi è la quadra pura).
PWM classica.
PWM modulata dal nostro inviluppo: questo apre il capitolo "Juno 60 Brass".
Per ora accontentiamoci.
filigroove 22-10-20 09.42
@ wildcat80
Dopo gli strings, credo che le patch tipo "brass" siano fra le più caratteristiche del sound design anni 70/80.
Se da una parte gli strings sono caratterizzati prevalentemente dal movimento del suono (battimenti, PWM, chorus), i brass invece sono scolpiti dalla "pronuncia": la modulazione di filtro e intonazione.
Tanto che le forme d'onda diventano (quasi) secondarie.

Partiamo comunque da qui: 2 oscillatori, 2 sawtooth, leggero (molto leggero, da 0 a 127 massimo 4/5, poi scopriremo perché) detune.
Una volta armati gli oscillatori, facciamogli pronunciare bene le note.

Per pronuncia io intendo il transiente d'attacco, che è caratteristico, e comprende sia una variazione del contenuto armonico, sia una fluttuazione rapida dell'intonazione di uno degli oscillatori.

Quindi, prendiamo il nostro generatore di inviluppo e mettiamolo a modulare sia il filtro che il pitch del nostro secondo oscillatore.
Filtro MOLTO modulato, pitch MODERATAMENTE per non dire LIEVEMENTE modulato.
Come saranno le curve del nostro inviluppo?

Dipende da cosa vogliamo emulare.

Se vogliamo fare un brass morbido, come ad esempio in Africa dei Toto, l'attacco sarà abbastanza morbido, seguito da un rapido decadimento e un sustain a metà strada, o anche molto meno: la ricchezza di armoniche ci deve essere nel transiente, il "corpo" del suono deve essere morbido.
Se vogliamo fare un suono più grintoso, emulativo chessò, di una sezione fiati funk, o per restare in casa nostra, un classicissimo brass stab evocativo di gloriosi sintetizzatori americani ma anche giapponesi (tutto per non dire Jump e The Final Countdown), teniamoci un attacco piuttosto ripido.

E l'amp? Abbiamo due scelte: applichiamo lo stesso inviluppo, oppure applichiamo il gate o inviluppo quadrato on/off (come la regina degli dei/il dio dei sintetizzatori insegna).

Benissimo, teniamo il cutoff a zero o poco più, diamo un filo di risonanza e iniziamo ad aumentare l'intensità di modulazione: l'alchimia sta nel dosare attentamente cutoff, intensità di modulazione e pendenza dell'attacco.
Dimenticavo: filtro rigorosamente passabasso, la pendenza dipende da cosa si vuole emulare.
Consiglio sempre il 4 poli, per la setosità del 2 siamo sempre in tempo. LPF 24dB/Oct dunque.

Possiamo passare da una calda e morbida evocazione di una sezione di corni francesi ad essere dei novelli Mic Michaeli solo giocando di cutoff, EG amount e attack time.
A questo punto secondo aspetto: modulazione del pitch.
Assegniamo al nostro oscillatore 2 la modulazione dell'intonazione da parte del nostro inviluppo, e giochiamo con delicatezza fra livello di detune e intensità di modulazione: deve essere positiva, l'intonazione deve salire e scendere rapidamente.
Pensate alle labbra premure contro il bocchino, che iniziano a vibrare sotto effetto della pressione dell'aria soffiata dall'esecutore: l'intonazione deve assestarsi, l'inviluppo sul pitch rappresenta quel fenomeno fisico.
A questo punto capiremo perché è importante non scordare troppo in partenza gli oscillatori: il nostro inviluppo di riferimento ha 4 stadi, se il sustain non è zero, l'intonazione "a regime" sarà comunque funzione del livello di sustain.

Ma se facciamo un passo indietro, ricorderete che ho scritto che le forme d'onda sono QUASI ininfluenti: possiamo creare i brass con diverse onde.
Sawtooth come abbiamo detto in questo esempio.
Impulsive strette (25% PW, 64 da 0 a 127 se uno dei due estremi è la quadra pura).
PWM classica.
PWM modulata dal nostro inviluppo: questo apre il capitolo "Juno 60 Brass".
Per ora accontentiamoci.
Forse è lievemente ot, ma posso dire quanto amo il jx8p per i brass? Sí perché il suono di brass non è difficile da fare, ma ci sono synth che li fanno meglio. Il jx riesce a essere subito convincente, quasi realistico, e nello stesso tempo molto espressivo, grazie alla possibilità di usare la dinamica della tastiera. Inoltre con un inviluppo rovesciato del filtro si possono creare gli effetti di sforzato fantastici, altrimenti ottenibili solo con uno stadio in più nell'inviluppo (come nei vecchi Korg), o con un campionamento.
L'unico altro poli che ho è il NL2, fantastico per la roba giocattolosa, o per qualche pad in movimento, o lead interessanti e anche qualche metallico rudimentale FM, ma strings nulla e i brass sono ok ma sempre nell'ambito giocattoloso.
Bello che sei Jx! Ora col Black Friday ti compro anche il controller fisico! 😘
wildcat80 22-10-20 10.39
Non è mai OT parlare di un Roland vintage.
Io ho il JX3P vergine senza mod, come controller ho il DT200, pensavi anche tu di prendere un Dtronics?
mima85 22-10-20 11.46
filigroove ha scritto:
Forse è lievemente ot, ma posso dire quanto amo il jx8p per i brass?


Brass, strings e pad sono le categorie su cui il JX-8P va forte, grazie al chorus integrato che contribuisce in modo sostanziale (se lo si disattiva su questi suoni, perdono buona parte della ciccia per cui è famoso l'8P).
berlex65 22-10-20 11.47
@ filigroove
Forse è lievemente ot, ma posso dire quanto amo il jx8p per i brass? Sí perché il suono di brass non è difficile da fare, ma ci sono synth che li fanno meglio. Il jx riesce a essere subito convincente, quasi realistico, e nello stesso tempo molto espressivo, grazie alla possibilità di usare la dinamica della tastiera. Inoltre con un inviluppo rovesciato del filtro si possono creare gli effetti di sforzato fantastici, altrimenti ottenibili solo con uno stadio in più nell'inviluppo (come nei vecchi Korg), o con un campionamento.
L'unico altro poli che ho è il NL2, fantastico per la roba giocattolosa, o per qualche pad in movimento, o lead interessanti e anche qualche metallico rudimentale FM, ma strings nulla e i brass sono ok ma sempre nell'ambito giocattoloso.
Bello che sei Jx! Ora col Black Friday ti compro anche il controller fisico! 😘
A me per i brass piacciono molto i synth sequential Prophet..sia del passato che attuali.
Su Jx8p concordo, Juno 60 non mi entusiasmano, Jx3p ok.
Ciao
Paolo
filigroove 22-10-20 12.24
@ mima85
filigroove ha scritto:
Forse è lievemente ot, ma posso dire quanto amo il jx8p per i brass?


Brass, strings e pad sono le categorie su cui il JX-8P va forte, grazie al chorus integrato che contribuisce in modo sostanziale (se lo si disattiva su questi suoni, perdono buona parte della ciccia per cui è famoso l'8P).
Dissento sul chorus del jx, certi suoni proprio non lo vogliono, se vuoi dare l'impressione di un "piccolo organico", come per un quartetto d'archi o per dei fiati molto tight.
Questa cosa del chorus, secondo me è diventata un po' un luogo comune, cioè è vero che alcuni suoni di pad o strings se gli togli il chorus diventano piccini, ma è pur sempre un poli a due oscillator. ok, i dco sono troppo intonati, te lo concedo, ma l'architettura permette qualche escamotage anche per correggere questa eccessiva perfezione.
Secondo me questa cosa del chorus è nata con la serie Juno, che effettivamente se togli il chorus che rimane di ciccia?
... E sí caro, Dtelecronics dt800! Il Pg 800 costa anche di più ed è vecchio, l'app iPg800 ha alcuni vantaggi notevoli ma non ha la fisicità. Però stavo pensando comunque di tener collegati sia il Dt800 che l'iPad perché quest'ultimo ti mostra i valori effettivi di ogni singola patch.
mima85 22-10-20 13.54
filigroove ha scritto:
Dissento sul chorus del jx, certi suoni proprio non lo vogliono, se vuoi dare l'impressione di un "piccolo organico", come per un quartetto d'archi o per dei fiati molto tight.
Questa cosa del chorus, secondo me è diventata un po' un luogo comune, cioè è vero che alcuni suoni di pad o strings se gli togli il chorus diventano piccini, ma è pur sempre un poli a due oscillator. ok, i dco sono troppo intonati, te lo concedo, ma l'architettura permette qualche escamotage anche per correggere questa eccessiva perfezione.


Io ce l'ho il JX-8P, ed ho notato in prima persona che togliendo il chorus il suono si sgonfia, non è un luogo comune. Ho presente i trucchetti per correggere l'eccessiva perfezione, per esempio il pitch del solo secondo oscillatore leggermente modulato dall'LFO. Ma non è la stessa cosa che avere una leggera imprecisione di intonazione che varia da voce a voce.

Il fatto è che disattivando il chorus, tendenzialmente il JX-8P ha un suono piuttosto tagliente e metallico. Non l'ho confrontato direttamente col JX-3P perché non ho mai avuto modo di mettere le mani su quest'ultimo, ma non fatico a credere a chi dice che il 3P, nonostante la catena di sintesi più limitata, con patch programmate in modo simile suoni un po' più caldo dell'8P.

Quando metto giù degli accordi sull'8P sento sempre una certa rigidezza del suono se disattivo il chorus, mentre attivandolo il tutto diventa più morbido. Questa rigidezza invece la sento in modo molto minore nel Jupiter 6 (è parecchio preciso con l'intonazione dei VCO, forse a volte pure troppo) e soprattutto nell'OB-8. Sono synth che oltre al fatto di essere a VCO hanno anche un carattere di base meno rigido e metallico rispetto al JX-8P, per via dei filtri e dei VCA differenti.

Il fatto di essere tagliente comunque non è per forza uno svantaggio, anzi in certi contesti (leggi: uscire dal mare di basso/batteria/chitarre distorte) avere un synth che taglia il mix può certamente essere di aiuto, se mi capitasse di usare il JX-8P suonando con un gruppo probabilmente terrei il chorus sempre spento. E non si può certamente dire che il JX-8P suoni male, chorus o non chorus. Ha il suo carattere peculiare, come del resto ce l'hanno tutti i synth. E poi è sensibile alla dinamica, che per un poly analogico dell'epoca è sicuramente un bonus non da poco.
wildcat80 22-10-20 15.03
Sapevo che Roland in quegli anni era rimasta per così fregata dall'avanzata del digitale, avendo dirottato molto sulla famiglia "J": la prima drum machine digitale fu la A drum del 1985, e il D50, primo synth full digital, nel 1987, quando Yamaha era uscita col DX7 5 anni prima, Korg aveva i suoi DW ibridi e i primi digitali... Il JX8P era nato per competere con quelle sonorità, aveva un carattere diverso, enfatizzato dalla crossmod che permetteva di tirar fuori suoni molto vicini alla FM.
Il piano elettrico di Carrie degli Eurooe, ad esempio, è del JX8P: molto simile ai piani FM.
La morbidezza made in Roland era garantita dal chorus.
mima85 22-10-20 15.09
wildcat80 ha scritto:
Il JX8P era nato per competere con quelle sonorità, aveva un carattere diverso, enfatizzato dalla crossmod che permetteva di tirar fuori suoni molto vicini alla FM.


Esatto, e l'intento di competere con i digitali è evidente anche da come è costruito lo strumento, che sia per com'è fatto che per come lo si programma e gestisce richiama molto il DX-7.
zaphod 22-10-20 15.11
@ wildcat80
Dopo gli strings, credo che le patch tipo "brass" siano fra le più caratteristiche del sound design anni 70/80.
Se da una parte gli strings sono caratterizzati prevalentemente dal movimento del suono (battimenti, PWM, chorus), i brass invece sono scolpiti dalla "pronuncia": la modulazione di filtro e intonazione.
Tanto che le forme d'onda diventano (quasi) secondarie.

Partiamo comunque da qui: 2 oscillatori, 2 sawtooth, leggero (molto leggero, da 0 a 127 massimo 4/5, poi scopriremo perché) detune.
Una volta armati gli oscillatori, facciamogli pronunciare bene le note.

Per pronuncia io intendo il transiente d'attacco, che è caratteristico, e comprende sia una variazione del contenuto armonico, sia una fluttuazione rapida dell'intonazione di uno degli oscillatori.

Quindi, prendiamo il nostro generatore di inviluppo e mettiamolo a modulare sia il filtro che il pitch del nostro secondo oscillatore.
Filtro MOLTO modulato, pitch MODERATAMENTE per non dire LIEVEMENTE modulato.
Come saranno le curve del nostro inviluppo?

Dipende da cosa vogliamo emulare.

Se vogliamo fare un brass morbido, come ad esempio in Africa dei Toto, l'attacco sarà abbastanza morbido, seguito da un rapido decadimento e un sustain a metà strada, o anche molto meno: la ricchezza di armoniche ci deve essere nel transiente, il "corpo" del suono deve essere morbido.
Se vogliamo fare un suono più grintoso, emulativo chessò, di una sezione fiati funk, o per restare in casa nostra, un classicissimo brass stab evocativo di gloriosi sintetizzatori americani ma anche giapponesi (tutto per non dire Jump e The Final Countdown), teniamoci un attacco piuttosto ripido.

E l'amp? Abbiamo due scelte: applichiamo lo stesso inviluppo, oppure applichiamo il gate o inviluppo quadrato on/off (come la regina degli dei/il dio dei sintetizzatori insegna).

Benissimo, teniamo il cutoff a zero o poco più, diamo un filo di risonanza e iniziamo ad aumentare l'intensità di modulazione: l'alchimia sta nel dosare attentamente cutoff, intensità di modulazione e pendenza dell'attacco.
Dimenticavo: filtro rigorosamente passabasso, la pendenza dipende da cosa si vuole emulare.
Consiglio sempre il 4 poli, per la setosità del 2 siamo sempre in tempo. LPF 24dB/Oct dunque.

Possiamo passare da una calda e morbida evocazione di una sezione di corni francesi ad essere dei novelli Mic Michaeli solo giocando di cutoff, EG amount e attack time.
A questo punto secondo aspetto: modulazione del pitch.
Assegniamo al nostro oscillatore 2 la modulazione dell'intonazione da parte del nostro inviluppo, e giochiamo con delicatezza fra livello di detune e intensità di modulazione: deve essere positiva, l'intonazione deve salire e scendere rapidamente.
Pensate alle labbra premure contro il bocchino, che iniziano a vibrare sotto effetto della pressione dell'aria soffiata dall'esecutore: l'intonazione deve assestarsi, l'inviluppo sul pitch rappresenta quel fenomeno fisico.
A questo punto capiremo perché è importante non scordare troppo in partenza gli oscillatori: il nostro inviluppo di riferimento ha 4 stadi, se il sustain non è zero, l'intonazione "a regime" sarà comunque funzione del livello di sustain.

Ma se facciamo un passo indietro, ricorderete che ho scritto che le forme d'onda sono QUASI ininfluenti: possiamo creare i brass con diverse onde.
Sawtooth come abbiamo detto in questo esempio.
Impulsive strette (25% PW, 64 da 0 a 127 se uno dei due estremi è la quadra pura).
PWM classica.
PWM modulata dal nostro inviluppo: questo apre il capitolo "Juno 60 Brass".
Per ora accontentiamoci.
Thanks per queste spiegazioni molto approfondite, sono molto interessanti emo

@amministratore: non varrebbe la pena trovare un modo per taggare, o indicizzare, o mettere in una stanza apposita contenuti come questo (e come quelli splendidi didattici che aveva messo Cyrano tempo addietro, come quelli di Vin_roma e altri che al momento non mi sovvengono) in modo da poterli ripescare più facilmente di altri?
Il problema è che sono argomenti “tecnici” (o “didattici”, nell’altro caso) che vanno mano a mano persi nel mare di altri topic, sempre legittimi, per carità, ma meno istruttivi tipo “quale pedale di espressione usare” o “perché non posso usare il Fa# in tonalità di re minore?”
filigroove 22-10-20 18.08
@ wildcat80
Sapevo che Roland in quegli anni era rimasta per così fregata dall'avanzata del digitale, avendo dirottato molto sulla famiglia "J": la prima drum machine digitale fu la A drum del 1985, e il D50, primo synth full digital, nel 1987, quando Yamaha era uscita col DX7 5 anni prima, Korg aveva i suoi DW ibridi e i primi digitali... Il JX8P era nato per competere con quelle sonorità, aveva un carattere diverso, enfatizzato dalla crossmod che permetteva di tirar fuori suoni molto vicini alla FM.
Il piano elettrico di Carrie degli Eurooe, ad esempio, è del JX8P: molto simile ai piani FM.
La morbidezza made in Roland era garantita dal chorus.
Menomale che è rimasta fregata! Grazie Signore! 😁