@ wildcat80
Qualche post fa, se non sbaglio, @Dallaluna69 aveva richiesto una delucidazione sulla sintesi dei suoni di archi.
Bella domanda, che merita una bella (spero) risposta.
L'origine fu il Mellotron con i suoi protocampioni.
Poi fu il tempo degli organi a transistor... A transistor? Sì, le strings machine (che hanno lasciato il segno) derivano da lì.
Senza scendere troppo nel dettaglio, la tecnologia dei combo organ ha lasciato il segno
Parliamo di macchine antiquate e approssimative, che hanno avuto la loro gloria solo grazie ai lussureggianti affetti ensemble che sapevano tirar fuori tanto da una semplice sawtooth a divisione di frequenza.
Poi furono i polifonici, dal PolyMoog in poi.
Come si sintetizzano i suoni di strings?
Abbiamo 2 scelte: sawtooth detunate o PWM.
Partiamo dal sistema più semplice.
Il mio amato JX3P ha 2 oscillatori e un bellissimo chorus.
Per tirar fuori degli archi decorosi, basta prendere 2 sawtooth, scordare, farle confluire in un filtro settato ad hoc, poi in un amp dedicato (attacco non troppo veloce e rilascio lungo) e infine in un lussurioso chorus BBD.
Ma si può fare di più: la PWM.
PWM significa Pulse width modulation, cioè modulazione dell'ampiezza dell'impulso.
In parole povere, si prende una quadra/rettangolare e si modula la LARGHEZZA dell'impulso.
Senza scendere in dettagli, la PWM al nostro orecchio suona come un piacevole effetto chorus/onde PIACEVOLMEMTE scordate, effetto che ricorda VAGAMENTE un ensemble di archi.
Quindi la PWM può essere molto utile allo scopo.
Ammettiamo di disporre di un singolo oscillatore con PWM: impostiamo la nostra ampiezza di partenza al 25%, in modo da avere un suono che sia abbastanza vicino alla sawtooth (sto approssimando), e con un LFO moduliamo in maniera decisa ma non troppo la sua ampiezza.
Come? Non deve mai suonare come una quadra, ma non deve mai arrivare alla cancellazione di fase.
Quindi, se abbiamo una PW che va da 0 a 127 (con 0=silenzio e 127=quadra) settiamo la PW di partenza a 64 (=25%), diamo all'ampiezza massima un +48.
Il tutto modulato da un LFO con onda triangolare (o sinusoidale) VELOCE MA NON TROPPO. Da 0 a 127 diciamo 38/42.
Ora abbiamo il nostro oscillatore: filtro diciamo al 75% di cutoff, risonanza appena accennata. Modulazione sul cutoff assente, ne parleremo prossimamente.
Andiamo nell'amp e impostiamo un attacco morbido, decay nullo, sustain al massimo e rilascio lungo.
A questo punto abbiamo il nostro oscillatore PWM che mostra un piacevole effetto chorus.
Se sul nostro synth abbiamo un secondo oscillatore, scordiamolo leggermente e replichiamo tutti i settaggi: nulla ci vieta, anzi, di affidare l'intonazione fine amdel secondo oscillatore a un LFO.
Se non abbiamo un secondo oscillatore, ma abbiamo il chorus, facciamolo confluire nel chorus.
Se abbiamo un suboscillatore, diamogli una presenza non superiore al 30%, tanto per dare un filo di presenza in più.
Questo è il suono base: prossimamente vedremo come articolarlo.
Bellissima spiegazione
Se posso, aggiungerei una piccola premessa. Magari è scontata, ma secondo me può aiutare a capire il metodo di lavoro.
La differenza tra uno strumento singolo (un violino) e un ensemble, è che nel primo caso abbiamo solo un esecutore, mentre invece nel secondo abbiamo molti esecutori.
Avendo quindi molti esecutori, non si può pretendere che ci sia una perfezione assoluta. Quindi il concetto base è quello di ricreare l’errore umano che può esserci in un’orchestra.
Avendo quindi molti esecutori, non si può pretendere che ci sia una perfezione assoluta. Quindi ciò che bisogna provare a fare è quello di ricreare l’errore umano che può esserci in un’orchestra.
Quando si cerca di ricreare un ensemble, non bisogna mai partire con il concetto di perfezione.
Volevo precisare questo, solo perché quando si lavora con vari oscillatori viene naturale quello di cercare l’accordatura e la perfezione del suono finale.