@ wildcat80
In tanto ti ringrazio.
Quel che intendo io è che non riesco a capire quanto sia difficile fare qualcosa di diverso dal già sentito.
Cioè: le possibili combinazioni sono moltissime, se mettiamo assieme armonie, melodie, ritmiche, metriche, ma è molto elevato il rischio di non fare nulla di diverso, un po' perché c'è il continuo confronto con quello che è già stato scritto, un po' perché mi ritrovo ad avere diciamo degli spunti (non so come definirli) miei che tendo a dare per scontati quando in realtà non è detto che lo siano.
E come si fa? Ascoltando (tanto) e facendo ascoltare a chi ascolta tanto e magari generi musicali diversi, prendendo i feedback?
Non so quanto sia una mia sega mentale.
Io ho alcune cose, tratti caratteristici, cliché, chiamiamoli così, che provo a sintetizzare:
- tendenzialmente uso impianti tonali minori
- se uso impianti tonali maggiori, è matematico che inserisca 7+, add9, m7, add6
- ultimamente mi piace la scala dorica, forse perché le concatenazioni armoniche tendono a mantenere una certa ambiguità fra minore e maggiore
- cerco di stare lontano dal blues nonostante ci abbia sguazzato per anni
- sulle sonorità ho tutte le mie manie: organi con settaggi drawbars piuttosto definiti, piano Wurlitzer, suoni di strings di stampo prettamente analogico (inclusi i suoni Mellotron quando voglio qualcosa di più "realistico", suoni lead tendenzialmente morbidi o con misura qualche stab più graffiante.
Se ci penso non c'è nulla di nuovo.
Secondo me potresti trarre giovamento da due approcci apparentemente opposti:
1) non focalizzarti affatto su problematiche di carattere musicale ma, almeno inizialmente, su tematiche d’intenzione.
Pensa a come dentro il tuo animo prende forma il Vero, pensa a cosa vuoi esprimere (amore, frustrazione, speranza etc).
Poi collega questo tuo sentire a degli strati musicali che a tuo avviso esprimano bene questi concetti: attenzione, stai ancora molto “alto”, non pensare ai dettagli, pensa a delle atmosfere, a delle forme, tipo se uno volesse comunicare il bello che è nell’armonia delle leggi matematiche magari penserebbe ad una fuga, se uno volesse esprimere l’angoscia penserebbe all’estrema spigolosità degli intervalli, se uno volesse esprimere il dinamismo penserebbe alla preminenza del ritmo su melodia ed armonia...e così via.
Solo a questo punto potresti cominciare a concretizzare l’idea, riempiendo l’astrattezza di suoni concreti, note precise, dinamiche e timbri
2) secondo approccio: restringiti appositamente in una forma rigorosissima: il blues, la ballata, quel che vuoi.
Scrivi senza pensare assolutamente all’intenzione ma solo al rispetto maniacale delle regole stilisticho-lessicali.
Dopo due i tre di questi lavori, liberati dalla forma, vedrai che il fatto di essersi volutamente auto ristrettì in un mondo così austero potrebbe darti quell’energia interiore necessaria per “fare il salto”.