Devo suonare ad un rito nuziale in chiesa, io e una cantante. Chiesetta sperduta, in uno sperduto paesino dell'appennino dauno. Mi dicono che trovero' in loco un organo del '600, antico, antichissimo, ma perfettamente funzionante.
Bene, arriviamo a destinazione, troviamo la chiesetta. L'organo e' sopra una specie di alta loggia di legno, piuttosto d'epoca (suppongo e temo).
La scala per arrivarci, quasi verticale, e' una roba a pioli vecchi, malfermi, e rattoppati, in una specie di cavedio alto, buio, stretto e angusto. Andiamo bene...
Comunque riusciamo a salire, l'impalcato e' un po' traballante ma tutto sommato spazioso. Un rassicurante odore di vecchio, muffa e polvere.
Ed eccolo la', il nostro organo: un armadione celeste e oro, zeppo di canne. Bello.
La tastiera... la tastiera... dov'e'? Ah eccola, minuscola in legno: tre ottave e mezzo, da Mi a Do. Niente pedaliera (che comunque non avrei saputo usare...)
Va be' ci adatteremo, intanto gia' immaginavo che uno strumento di quell'epoca sarebbe stato intonato mezzo tono sotto, e gia' la cantante mugugnava per questo...
Dopo qualche minuto di perlustrazione, finalmente riesco a trovare quello che sembra un interruttore generale, accendo e provo qualche nota. Ottimo, sembra funzionare. Spippolo un po' con i pomelli dei registri. Bello.
Accenno la marcia di Mendelssohn e... dopo qualche battuta qualcosa non mi torna. Riprovo, idem.
Allora provo i tasti, uno per uno e... stupore... il primo tasto, il Mi, in realta' e' un Do, il Fa e' un Fa, il Fa# e' invece un Re...
Che manicomio... prima che cominci a salire l'ansia, spippolo tra i registri pensando a qualche strano difetto, chissa'. Niente: la prima parte di tastiera ha le note spostate "a casaccio".
E mo' come si fa? Riprovo con calma, uno per uno, tutti i tasti e scopro che posso usare solo tre ottave. Dovro' rimappare mentalmente tutte le note, riadattare tutta la mia gia' scarsa tecnica a quelle misere tre ottave.
Ma non c'e' tempo per troppe considerazioni, gli sposi stanno arrivando e... bisogna suonare. E vai... alla meno peggio, tra salti e intrecci improbabili, riusciamo a portare comunque a termine il rito, la marcia, Mozart, Gounod, Handel, Franck (porelli...), in modo tutto sommato decoroso, ma il sudore per lo stress mi era arrivato fino alle ossa.
Qualche giorno dopo, ho una serata, di tutt'altro genere, dove suono con un organista, stavolta vero e preparato, e gli racconto l'incidente.
Lui scoppia in una risata e mi dice "Ma quella e' l'ottava scavezza!" La cheee? E lui mi spiega con dovizia questa faccenda, in uso anticamente sui primi organi, della prima ottava accorciata e con le note rimescolate, per risparmiare sulle canne, pare...
Ebbene si', l'ottava scavezza incombe, signori, sappiatelo, se vi approcciate a qualche strumento antico.
Io non lo sapevo, pensavo semplicemente ad uno strumento guasto. Non si finisce mai di impararare...