@ kurz4ever
I miei 2 cents:
1. secondo me non esiste un prezzo all'ingrosso per questi numeri esiste solo uno sconto negoziante rispetto al listino che viene offerto/trattato sulla base degli acquisti fatti, della dimensione/visibilità del negozio e del livello di vendite
2. per un negozio un margine del 25/30% sul prezzo di acquisto non è un superguadagno ma il minimo per sopravvivere
3. il fornitore alza i prezzi finchè c'è equilibrio tra domanda ed offerta (vedi il vox continental che sta ad un prezzo bassissimo rispetto a quello iniziale, ma anche il jupiter 80 fece quella fine) a livello globale, gli interessa poco che in Italia si vende poco ed in germania un sacco, sarà il negozio italiano a doversi ridurre il guadagno per allinearsi al prezzo che la gente è disposta a pagare
4. con internet si può prendere la roba nei negozi stranieri dove un margine più basso non è un problema (figata eh, così poi ci lamentiamo che tutti i negozi fisici in Italia stanno scomparendo... chissà come mai)
5. nel 1985 un juno 106 in Italia costava due stipendi medi (il Jupiter 8 costava come una auto...), il FA attuale che ne costa uno circa... fate voi quanto si è eroso il mercato (ah, e non esisteva l'equivalente del Juno DS)
Tradotto... ho l'impressione che i negozi siano già tirati abbastanza coi prezzi e in quelli non virtuali vedo sempre meno tastiere che non siano rosse o stage piano puri...
Io non so. Chiedevo se esistessero garanti e regolamentazione sui prezzi di settore o se il mercato sia realmente libero (o lo sia diventato dopo l‘introduzione di tali organi di controllo). Non dico che sia così in italia o a livello mondiale, ma il negoziante da cui vado di solito mi parlava così della Germania.....e il sospetto che possa esserci qualcosa di simile la politica della Vestager a Bruxelles me lo fa venire.
Non so nemmeno poi se la cosa dipenda dalle aziende (Roland, Yamaha, korg, calcia, Kurzweil) che vendono gli strumenti a prezzi diversi in base al volume di vendita o se questi vendano sempre allo stesso prezzo e poi siano i distributori/importatori a fare la politica dei prezzi. Ad avvalorare questa seconda ipotesi ci sta il fatto che quando anni fa feci notare che meru**a vicino Torino vendeva gli strumenti ti al 15% dei prezzi in meno dei musicscore tedeschi, mi dissero che in Germania non si sarebbero trovati quei prezzi nel nuovo da nessuna parte perché i distributori gli facevano altri prezzi/imponevano quei prezzi; mi dicevano però che comunque con quel prezzo avevo compreso cose che non necessariamente avrei avuto in italia, come garanzie più lunghe o altre regolamentazioni sulla vendita (come il fatto che un prodotto in cui la scatola sia stata già aperta o non sia integra non può essere venduto come nuovo ma solo come b-ware, ex, demo, ecc.....cosa che ai tempi non faceva buona parte dei piccoli negozi italiani in cui ero stato).
Riguardo i prezzi di Juno e Jupiter: vero. Ma bisogna dire che il calo dei prezzi non è stato dovuto (o quantomeno non in misura maggiore) alle politiche commerciali, ma al passaggio all‘euro, che ci ha permesso di acquistare prodotti esteri con cambi analoghi rispetto agli americani, tedeschi ecc.
Ai tempi una utilitaria costava 5-10 stipendi del ceto medio, come in tutta Europa, ma se l‘utilitaria era italiana la pagavi così, se era tedesca o inglese la pagavi 20 stipendi, mentre il tedesco o l‘americano il prodotto italiano lo pagavano la metà e lo spagnolo non poteva proprio permettermelo.
Lo stesso valeva coi prodotti americani, giapponesi, ecc.
Erano tempi diversi, in cui ci potevamo permettere di fare il sudestasiatico e il Sudamerica del mondo, proprio perché in questi continenti coombattevano con le dittature e non erano politiche industriali di esportazione; senza contare poi la guerra fredda. Erano gli anni in cui Demetrio stratos( che non era un pezzente nè una persona sconosciuta) se voleva farsi curare la leucemia doveva fare le collette miliardarie (diciamo cifre superiori all‘acquisto di svariati appartamento e paragonabili a un centinaio di utilitarie) , in italia i farmaci sperimentali ai tempi esistenti in Nord America non c’è li potevamo permettere -prima dell‘euro erano comuni le collette televisive nella televisione popolare per cure che in italia non esistevano, proprio perché non era pensabile importarle perché troppo care, mentre dopo l‘euro non c‘è stata sperimentazione occidentale che non è iniziata contemporaneamente anche in italia....in pratica eravamo conciati come la repubblica cieca o Romania odierne.
Anche i computer avevano prezzi proibitivi prima dell‘euro, o meglio, avevano prezzi paragonabili a diversi stipendi di un lavoratore medio mentre in Giappone e in America erano prodotti consumer quasi come gli odierni; capitava non perché gli operai americani e giapponesi fossero miliardari o vivessero meglio degli italiani, ma perché col cambio la merce importata aveva prezzi differenti.