@ radiozombie
io sono la prova vivente della mancanza di disciplina nella musica: ho sempre avuto un buon orecchio musicale, quel minimo sindacale sullo strumento per portare a casa il risultato, la facilità oggettiva della chitarra per cui si può "imbrogliare" suonando per geometrie e schemi, ed è per questo che dopo ampia discussione in famiglia abbiamo scelto di avviare il piccolo ad una scuola di musica, soprattutto per indirizzarlo verso un tipo di attività non fisica in cui possa riuscire.
anche perchè ricordo bene diversi compagni miei di scuola praticamente obbligati allo studio di uno strumento che hanno scelto per i propri figli lo stesso percorso perchè, a detta loro, una volta scavallato il disagio della prima adolescenza è un guadagno oggettivo in termini di flessibilità di pensiero, sviluppo di un metodo di lavoro e cose del genere che rientrano nel bagaglio personale non strettamente musicale.
è un discorso semiserio, voglio ribadire che a me non interessa avere un bambino prodigio, ma poi dalla notte dei tempi quando tutti i rampolli delle famiglie diciamo "bene" sapevano suonare il pianoforte o il violino o la fisarmonica o quello che è, saranno mica stati tutti sti grandi appassionati o talentuosi? penso proprio di no, è che rientrava nella cultura generale, si faceva e basta, e non perchè dovessero fare una qualsiasi carriera nel mondo musicale.
poi lascia stare che noi non rientriamo nella definizione di famiglia bene, ma credo fermamente nella musica come forma di cultura, e vista la mia esperienza personale in cui avere troppa libertà di scelta mi ha portato a niente, allora cerco di fare tesoro dei miei errori evitando, e sottolineo, di avere aspettative, non voglio per lui quello che non ho fatto io.
non mi vorrete mica dire che avete tutti iniziato a studiare lo strumento come scelta consapevole? e che ricordate con piacere quei pomeriggi degli inizi fatti di noia e "chi me lo fa fare"?
Percorso simile al mio.
Ho iniziato il pianoforte da piccolissimo, un po'"costretto" da mio padre che cantava, appassionato di classica a cui mi ha esposto da subito, e che aveva dovuto troppo presto abbandonare la chitarra per un problema alle mani. Il tutto mutuato dal fatto che gli sport di squadra "canonici" non hanno mai fatto per me, il massimo che mi sono concesso con risultati altalenanti sono stati rugby, judo e ciclismo.
Ma niente, la classica mi annoiava, studiavo un'oretta poco prima della lezione, quel tanto che bastava per presentarmi dal maestro e accroccare gli esercizi che mi aveva dato da fare. E "chi me lo fa fare" era un pensiero abbastanza costante.
La svolta è stata cambiare scuola, maestri, genere ed approccio. Sono finito a 10-11 anni in una scuola jazz, gestita da un chitarrista sufficientemente folle, che ci metteva da subito a suonare insieme gli standard. Molto più divertente e gratificante, sono rimasto li dentro, per alcuni periodi anche senza un vero e proprio maestro di strumento, fino all'ingresso in università. Il sabato pomeriggio i miei coetanei prendevano i motorini e andavano in giro a cazzeggio, io andavo a scuola a suonare, ma a volte anche solo a passare tempo insieme ascoltando qualcosa, o ad assistere a lezioni di armonia, chitarra o batteria, o alle prove della banda, con cui condividevamo gli spazi. O semplicemente, più grandicelli, a chiacchierare di musica con birra e patatine. Insomma, un vero e proprio laboratorio permanente, ragazzi, giovani e meno giovani, ed adulti, che si incontravano per fare musica insieme.
Oggi rimpiango di non avere una impostazione più classica, e di aver abbandonato lo studio rigoroso dello strumento. Ma è stato decisamente più leggero e piacevole, e comunque di grande ispirazione, così.
Il tutto, rispondendo all'estensore del thread, per dire che almeno nel mio caso la passione è iniziata solo quando ho trovato una dimensione che mi piaceva davvero. Per alcuni potrebbe essere il conservatorio, e lo studio accademico, per me è stato incontrare quella banda di matti, indisciplinati ma entusiasti. La scintilla deve accendersi in tuo figlio, altrimenti resterà sempre un obbligo, una costrizione, e lo farà magari anche con buoni risultati, ma controvoglia.