@ monika_A3
Azzardo che questa cosina così carina del buon J.S. Rach
suonato in Do risulti ben più ostico anzichè nello ''strano'' Do#
P.S. un giorno imparerò a suonarlo (edit: strimpellarlo) tutto!
Senza dubbio nella composizione (su tastiera) la "forma" delle note è importante.
Ma cosa viene prima? L'idea o la posizione?
La Toccata in Re min di Bach (da BWV 565, la più famosa) gli sarà venuta così, in Re min, perché le note si muovono in questa specie di "vaschetta" di cui i bordi, con una forma a specchio, sono Sib sopra e Do# sotto e in questa vaschetta le note scivolano, sciacquano, si infrangono... È una forma che stimola certi flussi di note. Certamente in Fa min non gli sarebbe venuto in mente quell'attacco così plastico, anzi, Fa min non avrebbe neanche reso quella perentorietà del Re min, più profondo.
Un tastierista è molto influenzato dal suono, certo, ma anche dalla sua fisionomia plastica e visiva.
A volte può sembrare poca cosa un semitono ai fini del suono ma avere un Do# da colpire in basso sul pianoforte, violentemente, come in una Polacca di Chopin, può essere come un faro a cui affidare la propria sicurezza, un Do o un Re si confonderebbero tra i tanti, il Do# spicca e ti fa essere audace.
Così anche Maple Leaf, con tutti quei tasti neri, pianisticamente è perfetta in Lab.