@ anonimo
vin_roma ha scritto:
Poi sento dire: il digitale..., ah, l'acustico si scorda, vuoi mettere un suono sempre perfetto? e li a menarsi per l'RD2000, il CP1, il Casio...
e si arriva anche a dare giudizi sulle marche di pianoforti in base ai campionamenti ascoltati ora sul Dexibell, ora sullo Yamaha ...senza aver mai messo le mani su uno Steinway o su un Hammond vero.
Infatti: suonare uno Steinway (come nella foto del mio Avatar), non ha prezzo e non ha paragone con alcun Pianoforte Digitale...
Purtroppo è il solito discorso della praticità, del costo contenuto che fa arrivare alla portata di tutti strumenti che, una volta, erano appannaggio di pochi (oddio, non è che lo Steinway del locale storico dove ho suonato, lo facciano suonare proprio a chiunque, a tutti i clienti che entrano, compresi i bambini, altrimenti sarebbe la fine...).
Faccio il paragone con la fotografia: una volta, se eri appassionato di fotografia, ti compravi (magari a rate) la macchina fotografica professionale, facevi qualche corso o avevi un amico molto esperto che ti insegnava e fotografavi. Non tutti avevano la possibilità di comprare un apparecchio professionale.
Oggi, invece, con gli smartphone, siamo tutti fotografi!!! E si vede!
Qualcuno scatta delle bellissime fotografie, per carità (si vede che è portato ed ha il gusto del bello), altri, invece, si limitano a fotografare il piatto di pastasciutta o la pizza che stanno per mangiare, oppure fanno foto a paesaggi marini dove il mare appare... ...in pendenza!!!
La diminuzione dei costi ha fatto arrivare alla portata di tutti strumenti che, una volta, erano per pochi. Non tutti, però, sono in grado di sfruttare l'arsenale tecnologico che abbiamo oggi a disposizione: il classico esempio del ragazzino di 12 anni che sa suonare sì e no, a malapena, "Happy Birthday", ma che si compra una Tastiera da 4000 Euro,
o, invece, fior di Professionisti che suonano ancora con vecchie Tastiere degli anni '90... Insomma: quello che conta è il "manico, l'importante è saper suonare!
Quoto il tuo discorso.
Il problema è il tipo di approccio, da sopra o da sotto.
Spiego. Non è una posizione del kamasutra
ma da che punto si arriva ad uno strumento. Da sopra, significa avere un background culturale solido, ampio, e intendo una preparazione specifica al pianoforte e/o all’organo. Un bravo pianista e/o organista, che conosce lo strumento di partenza e i suoi limiti (non tutti suonano su Steinway o Hammond “mint state”, ma anche su piani più popolari o hammond disastrati), riconoscerà, accetterà, e pure sfrutterà, magari, i limiti dei loro cloni. In genere, queste persone cercano il meglio possibile, ma è anche vero che qualunque cosa gli metti sotto, la suonano.
Quelli che approcciano “da sotto”, quindi con una preparazione meno solida, sono più portati a farsi irretire da caratteristiche non troppo importanti dello strumento, e a colpevolizzarlo per la propria inadeguatezza. Il pianoforte non mente: i tasti sono quelli, la cassa pure, le meccaniche invariabili: o sei capace a suonarlo, o non lo sei. Piuttosto duro, ma è così. Le tastiere d’oggi a volte sono un po’ come i filtri fotografici digitali, ti fanno sembrare un fotografo ma chi ha la mano si vede, sia che usi una reflex da 5000 euro (più obiettivi), sia uno smartphone.
Oggi, chi ha idee ha più possibilità di farle uscire. Una volta dovevi trovarti magari un’orchestra e diventarne direttore, per esprimere le tue idee. Oggi con una ws sei a posto. Ma questo non vuol dire che la workstation sostituisca l’orchestra, attenzione! Io la vedo solamente come un ottimo blocco per appunti.