@ Fabri72
Il problema è che se sei un minimo sul pezzo ti accorgi che l'articolo è una mezza fuffa, se invece non sei documentato lo reputi attendibile. Quindi se ti imbatti in un articolo che parla di un qualunque oggetto che non conosci, rischi di prendere lo scritto per oro colato. Il problema del web è che ormai scrivono tutti (io compreso), e spariscono le testate "compilate" da esperti, che una volta rappresentavano la bibbia per tutti.
Guardate le recensioni di auto. Metà del tempo a descrivere il sistema multimediale e le "firme a led".
Il sito di Quattroruote oggi fa caxxre, da mobile se non flaggo la modalità desktop, non è navigabile.
4 commenti in croce sul forum dei soliti 10 soggetti. Però se vedi una video-recensione dell'Ing. Massai, godi come un suino.
Dopo più di un ventennio ininterrotto a comperare Quattroruote ed Auto tutti i mesi (metri cubi di giornali sparsi tra casa e cantina), due anni fa ho smesso. Oggi ho comperato un numero di Auto. Le foto son sempre il fiore all'occhiello della testata. Ahimè ho notato che il database con i dati salienti delle singole prove non è più aggiornato come sistematicamente avveniva una volta. Idem il listino.
Però c'è un articolo retrò dedicato alla Renault 5 Maxi Turbo.
Sopra una foto si legge: "Sembra cattiva eh? Bene, pensate che questa Renault 5 è talmente potente che quando venne provata sui rulli dovettero aggiungere dei sacchi di sabbione accanto al motore per tenerla schiacciata il più possibile: era così esagerata che ci sgommava su."
Son bastate queste poche righe per perdonare le altre sviste della rivista.
@fabri72
Dici quel che dico anch"io da tempo, la rete offre la stessa visibilità al cialtrone come ad un luminare.
Il problema non è tanto per chi ha visto il prima e il dopo, che un po' di anticorpi li ha fatti, il problema è per chi si affaccia oggi, con questi inganni, nel pensiero sociale.
Hai mensionato Quattroruote.
I giovani di oggi, a leggerla adesso, non riusciranno nemmeno lontanamente a percepire l'enorme contributo che la rivista ha dato alla consapevolezza civile degli italiani tra gli anni '50 e '80.
Era, quella buona, di una volta, una rivista che oltre all'ovvio commerciale, si impegnava nelle battaglie per il progresso civile e di sicurezza pubblica.
Ne ricordo tante, come quella sul bollo auto, sulla costruzione delle terze corsie, delle cinture, delle tante indagini sulla sicurezza all'estero rispetto all'Italia.
Gianni Mazzocchi creò intorno a Quattroruote un team di personaggi che oltre ad essere tecnici o giornalisti erano poeti dell'automobile e leggere i loro servizi, oltre che appassionanti diventavano punti di riferimento per ogni confronto.
Era un modo di fare serio fatto da gente in gamba.
Oggi non ci si può fidare più di nessuno.