@ vin_roma
Posto qui perché su Polis non posso caricare...
Ok, è una fiction con tutte le caratteristiche tipiche come gli intrighi amorosi, i colpi di scena... tutto ciò che ci si può aspettare da una produzione di questo tipo... ma c' è qualcosa che forse non traspare per chi non ha vissuto certe cose.
Nel normale fluire della storia fatta per il pubblico "di bocca buona" c' è materiale per un secondo setaccio, quello per le emozioni più intense che si fanno trasportare da quelle più banali della fiction e rivelano qualcosa di più sentito, vero e vissuto, con nostalgia e passione.
Io all' epoca c' ero...ma al primo Studio Uno ancora manco camminavo, poi negli anni ci son cresciuto... perlomeno ricordo confusamente lo schermo in bianco e nero con l' immagine di quell' orchestra, di Lelio Luttazzi, Mina...
Quello che ho sentito venir fuori è la precisa percezione dell' aria dell' epoca fatta di sperimentazioni, azzardi, fatti con la consapevolezza come di chi ha difronte una nuova terra da scoprire. Certamente ci si muoveva con poche certezze, non c' erano standard di riferimento ma fortunatamente neanche le strutture di navigati parassiti di cui siamo vittime oggi. La televisione, pur se con risultati tecnico/artistici inferiori alle possibilità attuali, era fatta da chi l' aveva capita e la sapeva veramente fare, sincera e passionale.
Secondo me questa fiction deve essere venuta in mente a qualcuno che ha vissuto intensamente quei momenti, troppo precise le ricostruzioni, non solo i corridoi di via Mazzini, ma l' anima di fondo della storia che si è voluta raccontare: lo spirito della redazione, del reparto sartoria, della regia... descrivendo l' emozione di chi aveva la certezza di essere affacciato su una nuova frontiera e con la certezza che tutto sarebbe andato meglio ...i mitici anni '60, quelli del boom!
Io non c' ero, perlomeno non ero "abile", quella RAI (non molto diversa) l' ho vissuta almeno vent' anni dopo e negli spezzoni originali di Studio Uno ho rivisto nell' orchestra persone che poi ho conosciuto come Franco Chiari al vibrafono, Antonello Vannucchi all' Hammond ...ma nonostante questo sento una sorta di nostalgia, mi manca quello spirito, quell' eccitazione pulita e vitale, cosa che, inconsapevolmente, manca oggi a chi si appresta ad essere protagonista dei nostri tempi, difatti, socialmente e moralmente viviamo tempi di m.....
Per quanto riguarda la televisione va senza dubbio constatato che il ruolo sociale, culturale e non dimentichiamocelo, educativo oggi si è definitivamente accantonato per fare largo alla logica del profitto. Menti eccelse che hanno contribuito a creare quella televisione, come Umberto Eco e Marcello Marchesi per citare i più autorevoli, sono state accantonate ancor prima che ci lasciassero, per fare posto ai famosi "natural born account managers" (ragionieri nati). Non voglio offendere chi si è diplomato all'istituto commerciale.
Io mi consolo magramente pensando che la televisione di oggi sia "l'unica soluzione dell'equazione" della nostra società, in altre parole questo genere di evoluzione fosse inevitabile, di già che è un problema che affligge la cultura, la scuola, l'economia e chi più ne ha più ne metta.
Almeno la televisione posso spegnerla...