C' era una volta Studio Uno

vin_roma 15-02-17 00.41
Posto qui perché su Polis non posso caricare...

Ok, è una fiction con tutte le caratteristiche tipiche come gli intrighi amorosi, i colpi di scena... tutto ciò che ci si può aspettare da una produzione di questo tipo... ma c' è qualcosa che forse non traspare per chi non ha vissuto certe cose.
Nel normale fluire della storia fatta per il pubblico "di bocca buona" c' è materiale per un secondo setaccio, quello per le emozioni più intense che si fanno trasportare da quelle più banali della fiction e rivelano qualcosa di più sentito, vero e vissuto, con nostalgia e passione.

Io all' epoca c' ero...ma al primo Studio Uno ancora manco camminavo, poi negli anni ci son cresciuto... perlomeno ricordo confusamente lo schermo in bianco e nero con l' immagine di quell' orchestra, di Lelio Luttazzi, Mina...

Quello che ho sentito venir fuori è la precisa percezione dell' aria dell' epoca fatta di sperimentazioni, azzardi, fatti con la consapevolezza come di chi ha difronte una nuova terra da scoprire. Certamente ci si muoveva con poche certezze, non c' erano standard di riferimento ma fortunatamente neanche le strutture di navigati parassiti di cui siamo vittime oggi. La televisione, pur se con risultati tecnico/artistici inferiori alle possibilità attuali, era fatta da chi l' aveva capita e la sapeva veramente fare, sincera e passionale.

Secondo me questa fiction deve essere venuta in mente a qualcuno che ha vissuto intensamente quei momenti, troppo precise le ricostruzioni, non solo i corridoi di via Mazzini, ma l' anima di fondo della storia che si è voluta raccontare: lo spirito della redazione, del reparto sartoria, della regia... descrivendo l' emozione di chi aveva la certezza di essere affacciato su una nuova frontiera e con la certezza che tutto sarebbe andato meglio ...i mitici anni '60, quelli del boom!

Io non c' ero, perlomeno non ero "abile", quella RAI (non molto diversa) l' ho vissuta almeno vent' anni dopo e negli spezzoni originali di Studio Uno ho rivisto nell' orchestra persone che poi ho conosciuto come Franco Chiari al vibrafono, Antonello Vannucchi all' Hammond ...ma nonostante questo sento una sorta di nostalgia, mi manca quello spirito, quell' eccitazione pulita e vitale, cosa che, inconsapevolmente, manca oggi a chi si appresta ad essere protagonista dei nostri tempi, difatti, socialmente e moralmente viviamo tempi di m.....
michelet 15-02-17 08.25
Siamo dei nostalgici, è inutile negarlo emo
lucabbrasi 15-02-17 08.48
@ michelet
Siamo dei nostalgici, è inutile negarlo emo
semplicemente oggi è il fast food emozionale. Anni fa si mangiava al ristorante. Ultimamente preferisco "mutuarmi" in vintage...(sempre meglio che autodefinirsi vecchio trombone nostalgico)
giosanta 15-02-17 09.25
@ lucabbrasi
semplicemente oggi è il fast food emozionale. Anni fa si mangiava al ristorante. Ultimamente preferisco "mutuarmi" in vintage...(sempre meglio che autodefinirsi vecchio trombone nostalgico)
Nostalgici un accidente.
In quella televisione, in prima serata, sul canale (unico) nazionalpopolare gestito dal democristiano Bernabei, si mandava in onda Mina che cantava standard di jazz accompagnata al piano dal Maestro Trovajoli ecc. ecc. Semi culturali che in molti poi, anche molto dopo, sono fioriti.
Adesso fanno "ballando sotto le stelle"
Fate voi...
paolo_b3 15-02-17 09.36
@ vin_roma
Posto qui perché su Polis non posso caricare...

Ok, è una fiction con tutte le caratteristiche tipiche come gli intrighi amorosi, i colpi di scena... tutto ciò che ci si può aspettare da una produzione di questo tipo... ma c' è qualcosa che forse non traspare per chi non ha vissuto certe cose.
Nel normale fluire della storia fatta per il pubblico "di bocca buona" c' è materiale per un secondo setaccio, quello per le emozioni più intense che si fanno trasportare da quelle più banali della fiction e rivelano qualcosa di più sentito, vero e vissuto, con nostalgia e passione.

Io all' epoca c' ero...ma al primo Studio Uno ancora manco camminavo, poi negli anni ci son cresciuto... perlomeno ricordo confusamente lo schermo in bianco e nero con l' immagine di quell' orchestra, di Lelio Luttazzi, Mina...

Quello che ho sentito venir fuori è la precisa percezione dell' aria dell' epoca fatta di sperimentazioni, azzardi, fatti con la consapevolezza come di chi ha difronte una nuova terra da scoprire. Certamente ci si muoveva con poche certezze, non c' erano standard di riferimento ma fortunatamente neanche le strutture di navigati parassiti di cui siamo vittime oggi. La televisione, pur se con risultati tecnico/artistici inferiori alle possibilità attuali, era fatta da chi l' aveva capita e la sapeva veramente fare, sincera e passionale.

Secondo me questa fiction deve essere venuta in mente a qualcuno che ha vissuto intensamente quei momenti, troppo precise le ricostruzioni, non solo i corridoi di via Mazzini, ma l' anima di fondo della storia che si è voluta raccontare: lo spirito della redazione, del reparto sartoria, della regia... descrivendo l' emozione di chi aveva la certezza di essere affacciato su una nuova frontiera e con la certezza che tutto sarebbe andato meglio ...i mitici anni '60, quelli del boom!

Io non c' ero, perlomeno non ero "abile", quella RAI (non molto diversa) l' ho vissuta almeno vent' anni dopo e negli spezzoni originali di Studio Uno ho rivisto nell' orchestra persone che poi ho conosciuto come Franco Chiari al vibrafono, Antonello Vannucchi all' Hammond ...ma nonostante questo sento una sorta di nostalgia, mi manca quello spirito, quell' eccitazione pulita e vitale, cosa che, inconsapevolmente, manca oggi a chi si appresta ad essere protagonista dei nostri tempi, difatti, socialmente e moralmente viviamo tempi di m.....
Per quanto riguarda la televisione va senza dubbio constatato che il ruolo sociale, culturale e non dimentichiamocelo, educativo oggi si è definitivamente accantonato per fare largo alla logica del profitto. Menti eccelse che hanno contribuito a creare quella televisione, come Umberto Eco e Marcello Marchesi per citare i più autorevoli, sono state accantonate ancor prima che ci lasciassero, per fare posto ai famosi "natural born account managers" (ragionieri nati). Non voglio offendere chi si è diplomato all'istituto commerciale.

Io mi consolo magramente pensando che la televisione di oggi sia "l'unica soluzione dell'equazione" della nostra società, in altre parole questo genere di evoluzione fosse inevitabile, di già che è un problema che affligge la cultura, la scuola, l'economia e chi più ne ha più ne metta.

Almeno la televisione posso spegnerla...
tsuki 15-02-17 12.56
Il problema,a mio avviso,è che come è oramai ben chiaro a tutti,oramai da tantissimi anni si sta' privilegiando la cultura dell"apparire" anziché dell' "Essere".Oggi tutti vanno alla ricerca dell'immagine spesso fine a sé stessa,mentre sempre meno importanza si da' ai contenuti. In precedenza vigeva un'altra cultura,si privilegiavano assolutamente i Contenuti,e la presenza era una collaterale,importante ma collaterale;non si tratta di essere semplicemente nostalgici (tutti un po' lo si è,dai) ma è un dato di fatto;nella musica ricordo Arigliano,onestamente brutto,ma cantante Jazz di talento che tra uno standard ed il digestivo Antonetto divenne popolarissimo;e cosi' via...Diciamo che viviamo tempi di grande superficialita' intellettuale,di diffusa solitudine morale,di scarso equilibrio generale;si è perso il senso del reale significato,della reale importanza di certe cose,si da' invece un grande rilievo a tutta una serie di cazzate che non ci servono affatto,e che vengono spacciate per cose "importanti"...Un vero peccato.Sarebbe meglio riprendere a pensare.
vin_roma 15-02-17 12.58
Beh, la logica della globalizzazione porta con se un appiattimento al ribasso. Una cosa è mangiare in quattro in un ristorantino come si deve, altra cosa è mangiare in cinquecento in una mensa...
tsuki 15-02-17 13.05
Siamo d'accordo;è l'addormentamento delle coscienze che non va' bene.Mangiamo in 500 in una mensa,ma cerchiamo di rimanere noi e non di farci plagiare dai 4 tangheri che dirigono la societa'.
markelly2 15-02-17 13.06
Non ho visto la fiction, per cui non posso entrare nello specifico, e mi scuso fin da ora.
In generale sono d'accordo, sicuramente tv di qualità rispetto a oggi, ma quando vedo le teche Rai con Mina che, quando non canta, fa la bella statuina accanto a Corrado, Vianello, Panelli, W. Chiari ecc.. quindi la rivista, l'avanspettacolo,... vedo gli albori di quello che sarebbe diventata oggi la tv: leggerezza, storielle sciocche, voglia di staccare il cervello per divertirsi senza pensare.

Coi dovuti distinguo, lo sottolineo. Quegli artisti avevano capacità notevoli, ma già si sentiva, nei programmi popolari, che le mettevano al servizio della futilità, e tutti lì a pendere dalle loro labbra come fossero chissà chi, e non semplici clown (se pur con dignità).
Spero di non aver offeso nessuno, è la mia sensazione, di uno che non ha vissuto in prima persona quegli anni, e comunque mi riferisco solo.alla televisione.
vin_roma 15-02-17 13.32
@markelly, infatti non è tanto sulla qualità che ho puntato il discorso ma sull' entusiasmo e la pertinenza verso le cose della vita che c' era allora. Io la televisione l' ho vista cambiare dal di dentro, ho lavorato prima con Vaime, Brando Giordani, Jurgens padre, Leone, poi con Jurgens figlio, Donato... e la differenza l' ho notata.
anonimo 15-02-17 17.16
Era un mondo più ingenuo, dove ancora la gente credeva che qualcosa potesse cambiare
nebbia 15-02-17 17.58
@ anonimo
Era un mondo più ingenuo, dove ancora la gente credeva che qualcosa potesse cambiare
Era un terreno vergine. Era più facile creare rispetto ad ora.
E' così anche nel cinema (la la land...) nella musica ecc.
markelly2 15-02-17 19.39
@ vin_roma
@markelly, infatti non è tanto sulla qualità che ho puntato il discorso ma sull' entusiasmo e la pertinenza verso le cose della vita che c' era allora. Io la televisione l' ho vista cambiare dal di dentro, ho lavorato prima con Vaime, Brando Giordani, Jurgens padre, Leone, poi con Jurgens figlio, Donato... e la differenza l' ho notata.
Sì, è vero. Di sicuro c'era molta meno logica di mercato, e più entusiasmo e voglia di scoprire. E ripeto, chi faceva tv era comunque già un grande artista in altre sedi. Oggi l'ultimo incapace viene sbattuto in video, basta che abbia la faccia di bronzo, anzi spesso della propria mancanza di talento ne fanno pure un vanto.
Arci66 15-02-17 19.50
Quando riascolto alcuni arrangiamenti delle storiche orchestre della rai di quando ero un bambino: lì trovo di una qualità e gusto musicale che mi fa pensare al fatto che sarà difficile incontrare ancora un tale approccio alla musica.
A quei tempi l'orchestra che accompagnava le voci dei tempi, che poi diventeranno storia della canzone italiana, era un attore protagonista.
Oggi negli show televisivi tendono quasi a nasconderli e si fa un uso eccessivo di basi. Un tempo il musicista secondo me godeva di un maggiore rispetto e veniva venduto dai produttori come qualcosa di prezioso. Oggi credo che i produttori se potessero fare tutto con le basi e risparmiare sarebbero contenti.