(...continuo)
generalmente, i piani elettrici si prestano sia a brani veloci, con più groove, sia a brani lenti; nel primo caso, si sfrutta l'attacco che hanno, a volte quasi più rumore che suono, per accenti ritmici che rendono parecchio, sotto alcuni aspetti meglio di un piano acustico. Nel secondo caso, accordi aperti (magari con un effetto per muovere il suono, dal semplice tremolo ad un chorus, o un phaser) riescono a "riempire" parecchio - anche qui meglio di un piano acustico, grazie ad un suono più colorato e ricco. Il che è un'arma a doppio taglio: dipende da quanti pieni e vuoti si vuole dare all'esecuzione, dipende anche dagli strumenti che utilizzano gli altri: una batteria con le spazzole, secondo me, si abbina meglio ad un piano acustico, piuttosto che ad un rhodes.
L'hammond: dando per scontati i principi base, tra cui il suonare staccato per far apprezzare la percussione, lo vedo meglio per brani medio - veloci (perlomeno nel jazz). Secondo me non è alla portata di tutti suonare
bene una ballad con l'hammond... non è solo questione di pedale di espressione, ma di pieni/vuoti (anche qui), di note e di accordi...
Tutto quanto appena detto, va poi riconsiderato (ergo: non vale o quasi
) se i suddetti suoni sono cavati da tastiere digitali e non dall'originale
bestia: se invero le tastiere digitali ti permettono una sperimentazione estrema (che so, mettere un rhodes in un leslie, aggiungere un ring modulator ad un hammond e poi passarlo in un wha-wha,...), per avere "il suono", quello che conosciamo tutti dai dischi, non servono poi molte cose. Il problema sta nel riprodurre le stesse sfumature che si avrebbero con l'originale... ...contando che il modo di suonare lo strumento originale può inconsciamente variare, a seconda delle caratteristiche (o dei difetti) di quest'ultimo: un hammond con leakage maggiore può farti fare accordi più aperti e rarefatti per rendere meglio comprensibili le note, ad esempio, così come ti puoi ritrovare a giocare ritmicamente con un tasto di un rhodes che "schiocca" più degli altri, eccetera... il suono dei cloni è inevitabilmente più piatto, nel senso che restituiscono UN suono, quasi idealizzato, per certi versi...
tutto per dire? ...secondo mia modesta opinione, per far suonare un clone (quasi) come l'originale, serve un po' di sensibilità in più, serve conoscere gli originali e sapere quello che potevano fare o no.