Capre in caserma (uomini e bestie)

barbetta57 28-10-15 19.23
non volevo crederci
ma è vero emo
anonimo 29-10-15 00.09
"Negli ultimi anni, in mancanza di fondi, molte caserme hanno rotto i contratti con le ditte di manutenzione, scaricando il lavoro sui militari di leva, su base per così dire volontaria. Anche i radaristi specializzati, con qualche malumore, si sono adeguati a seguire corsi da giardiniere, muratore, carpentiere. "

"E allora: “Se non bastano i soldi per falciare i prati, potete comprare delle caprette”. L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, in visita a una caserma pugliese, contrariato dall’erba alta, forse intendeva fare una battuta. "

Per me e' una forma velata di protesta.

I militari si son visti tagliare le risorse per la manutenzione delle aree verdi, si son visti demansionare le loro competenze, ed in piu' sono ancora stati cazziati dal generalone pluristellato di turno, con una battuta che (secondo me) hanno preso alla lettera per protesta.

Hanno fatto bene : avrei fatto la stessa cosa anche io, perche' certa gente va trattata cosi' (e l'ho visto fare in altri settori e circostanze).

Per tutta risposta il comandante gli affibbia tre giorni di consegna di rigore, punizione severissima, per “violazione delle funzioni attinenti al grado” e perché il sottoposto, con “dichiarazioni incomplete”, avrebbe rivelato “segreti militari”. Nella lettera di rapporto, comunque, il comandante ammette di sfuggita che “sono in corso le azioni per registrare gli animali”.

Si stanno prendendo in giro tra loro a colpi di ordini impartiti, esecuzione alla lettera dei medesimi, e risposte punitive.

Forse e' giunto il momento di accettare una sorta di sindacato delle forze militari (come esiste in altri paesi) che faccia da mediatore su certe controversie, altrimenti si finisce in queste situazioni grottesche.



lipzve 30-10-15 09.16
forse è giunto il momento di accettare che le forze militari dovrebbero essere sostituite ai carabinieri nelle barzellette.

uno di alto grado (maresciallo?) che punisce considerando segreto militare l'uso delle bestiole è da mettere lui a mangiare l'erba, e anche una cosa in rima.
anonimo 30-10-15 09.19
@ lipzve
forse è giunto il momento di accettare che le forze militari dovrebbero essere sostituite ai carabinieri nelle barzellette.

uno di alto grado (maresciallo?) che punisce considerando segreto militare l'uso delle bestiole è da mettere lui a mangiare l'erba, e anche una cosa in rima.
Se hai fatto il militare, puoi comprendere meglio la mentalita' che si cela dietro certe assurde decisioni.
anonimo 30-10-15 12.48
ci sono tre modi di fare le cose: il modo giusto, il modo sbagliato ed il modo militare
Edited 30 Ott. 2015 11:48
anonimo 30-10-15 14.19
@ anonimo
ci sono tre modi di fare le cose: il modo giusto, il modo sbagliato ed il modo militare
Edited 30 Ott. 2015 11:48
Esatto.

Chiamato per una scorta delicata ad un treno munizioni (erano ancora anni di piombo), mi ritrovo di fronte al colonnello assieme agli altri componenti della scorta. (circa sei persone).

Ci vengono date le consegne alle quali dobbiamo fedelmente obbedire, in qualsiasi circostanza.
Sono anni di piombo e la missione non e' certo una di quelle da prendere sotto misura.
Una di queste consegne e' che il treno non deve mai essere "tagliato" (in gergo ferroviario staccare alcuni carri) per NESSUN MOTIVO.

Il viaggio e' lungo, ma arrivati ad una stazioncina vedo il treno che manovra verso un binario di raccordo, ed i ferrovieri che agiscono sui ganci per tagliare il treno in due e mettere i due rami su due binari.
Chiamo il sergente e gli ricordo la consegna del colonnello.
Lui esce di corsa urlando "cosa fate ! fermi li !... non si sgancia un bel nulla ! "..

I ferrovieri, con tranquillita' (oramai abituati alla stupidita' di certi livelli militari) rispondono "il binario dove deve sostare il treno non lo contiene tutto, e se non lo tagliamo il treno occupa tutta la linea, lasciando l'ITALIA spezzata in due"..
Inizialmente va in panico anche il Sergente, ribadendo "il treno non si tocca".
Poi guardiamo entrambi la linea, rendendoci conto che il treno per fare quella manovra necessaria al ricovero, occupava i due binari di corsa bloccando completamente la linea Tirrenica : l'Italia era davvero spezzata in due !!!!

Gelo nelle vene. Che fare? : se obbedisci fai il tuo dovere ma crei un caso nazionale da telegiornale, con il rischio che chi ha dato le consegne se le rimangia e da la colpa a te facendoti passare per fesso (carcere militare).
Se obbedisci, rischi che ti accusano per insubordinazione (carcere militare)...

Alla fine ha prevalso il buon senso : disobbedire.

Il Treno ha fatto le sue manovre senza bloccare il traffico ferroviario nazionale, ed e' stato parcheggiato su due binari adiacenti (noi abbiamo infittito la sorveglianza),
Successivamente ricomposto, e'partito e i carri sono arrivati a destinazione (con il loro pericoloso carico) sani e salvi, e nessuno ha saputo niente.

Questa era la vita militare.


Edited 30 Ott. 2015 13:22
efis007 30-10-15 15.09
Purtroppo è uno scaricabarile di responsabilità, e non sempre va d'accordo con la vita reale.
Chi ha dato l'ordine di non tagliare il treno ha sicuramente dato un'ordine sensato, ovvero "siccome questo treno trasporta materiale pericoloso per nessuna ragione va diviso" (metti che perdiamo un vagone?).
Il problema nasce quando di fronte ad imprevisto non c'è più un responsabile che si assume il comando di un "contro ordine".
Il povero soldato si ritrova spiazzato perchè da una parte sa che non può disubbidire, dall'altra sa che è costretto a disubbidire ed assumersi una responsabilità che non gli è dovuta.
Di chi chi è la colpa?
Sicuramente del Comandante capo che ha emesso l'ordine senza prima pianificare accuratamente l'evento nella sua totalità.
Doveva spettare al Comandante verificare la lunghezza del treno e verificare la reale capienza delle stazioni ferroviarie in cui sarebbe transitato il treno.
Nonchè delegare l'ordine ad un ufficiale subalterno (imbarcato sul treno!) il quale, in caso di imprevisto, avrebbe assunto il comando della situazione e impartito ai soldati (e ad eventuale altro personale ferroviario) la migliore soluzione da farsi, sollevando il povero "soldatino semplice" dall'onere di assumersi lui simili responsabilità.
La colpa quindi è interamente del Comandante. emo
Purtroppo l'ambiente militare funziona col "signor sì!".
E' sempre stato così.
Lì bisogna ubbidire e dire "signor sì".
Disubbidire ad un ordine diretto è una delle cose peggiori che si può fare in ambiente militare.
La naja l'ho fatta anch'io, e ricordo anch'io le volte in cui ho dovuto dire "signor sì" di fronte ad ordini palesemente insensati o dati con molta approssimazione.
L'ambiente militare non è sempre infallibile.
Molte volte è fallibile e combina le sue belle cazzate.
Tuttavia pur nella sua logica fredda e perversa i militari alle volte dimostrano anche una certa ammirazione al loro senso del dovere.
Mi vengono giusto in mente i casi di calamità naturali, alluvioni, terremoti, catastrofi varie, in cui dobbiamo dire grazie ai militari e al loro sangue freddo che consente di portare aiuti e salvare le vite di molte persone.
Soltanto con alle spalle un addestramento così severo è possibile ottemperare a queste pericolose missioni, lì non si può essere molli, bisogna avere nervi saldi e lo sprezzo del pericolo, non è roba per tutti, di sicuro non per comuni civili abituati a lavorare in ufficio.
Con questo non voglio dire che i militari siano tutti dei santoni da ammirare.
Quando salvano vite umane lo sono.
Quando le sterminano non lo sono.
anonimo 30-10-15 16.19
@ efis007
Purtroppo è uno scaricabarile di responsabilità, e non sempre va d'accordo con la vita reale.
Chi ha dato l'ordine di non tagliare il treno ha sicuramente dato un'ordine sensato, ovvero "siccome questo treno trasporta materiale pericoloso per nessuna ragione va diviso" (metti che perdiamo un vagone?).
Il problema nasce quando di fronte ad imprevisto non c'è più un responsabile che si assume il comando di un "contro ordine".
Il povero soldato si ritrova spiazzato perchè da una parte sa che non può disubbidire, dall'altra sa che è costretto a disubbidire ed assumersi una responsabilità che non gli è dovuta.
Di chi chi è la colpa?
Sicuramente del Comandante capo che ha emesso l'ordine senza prima pianificare accuratamente l'evento nella sua totalità.
Doveva spettare al Comandante verificare la lunghezza del treno e verificare la reale capienza delle stazioni ferroviarie in cui sarebbe transitato il treno.
Nonchè delegare l'ordine ad un ufficiale subalterno (imbarcato sul treno!) il quale, in caso di imprevisto, avrebbe assunto il comando della situazione e impartito ai soldati (e ad eventuale altro personale ferroviario) la migliore soluzione da farsi, sollevando il povero "soldatino semplice" dall'onere di assumersi lui simili responsabilità.
La colpa quindi è interamente del Comandante. emo
Purtroppo l'ambiente militare funziona col "signor sì!".
E' sempre stato così.
Lì bisogna ubbidire e dire "signor sì".
Disubbidire ad un ordine diretto è una delle cose peggiori che si può fare in ambiente militare.
La naja l'ho fatta anch'io, e ricordo anch'io le volte in cui ho dovuto dire "signor sì" di fronte ad ordini palesemente insensati o dati con molta approssimazione.
L'ambiente militare non è sempre infallibile.
Molte volte è fallibile e combina le sue belle cazzate.
Tuttavia pur nella sua logica fredda e perversa i militari alle volte dimostrano anche una certa ammirazione al loro senso del dovere.
Mi vengono giusto in mente i casi di calamità naturali, alluvioni, terremoti, catastrofi varie, in cui dobbiamo dire grazie ai militari e al loro sangue freddo che consente di portare aiuti e salvare le vite di molte persone.
Soltanto con alle spalle un addestramento così severo è possibile ottemperare a queste pericolose missioni, lì non si può essere molli, bisogna avere nervi saldi e lo sprezzo del pericolo, non è roba per tutti, di sicuro non per comuni civili abituati a lavorare in ufficio.
Con questo non voglio dire che i militari siano tutti dei santoni da ammirare.
Quando salvano vite umane lo sono.
Quando le sterminano non lo sono.
Quando ci spiegarono gerarchia, ordini e consegne in generale, ci disseero anche che l'insubordinazione e' ammessa, laddove un ordine non e' sensato e puo' creare pericoli o dissesti.

Ad esempio se il generale di corpo di armata (una delle cariche piu' alte all'epoca), in tempo di pace e senza motivi avesse ordinato ad un soldato semplice "spara al tuo commilitone", oppure "incendia quel carro armato", l'insubordinazione sarebbe stata un dovere.

Nel caso del treno il responsabile era il mio superiore (sergente), al quale mi sono permesso di esprimere consiglio dettato dal buonsenso.
Ero certo che se avessimo rispettato l'ordine alla lettera, bloccando il traffico dell'intero paese per chissa' quanto tempo (non c'erano telefonini, e chissa' se la persona fosse stata reperibile) sarebbe successo un guaio cosi' grosso che lo stesso colonnello avrebbe negato di aver dato quella consegna, o comunque sarebbe stato protetto dagli alti vertici.

Da appassionato di ferrovie conoscevo la situazione e sapevo anche perche' si era generata : quella manovra (spezzare il treno) veniva fatta sempre in quella stazione anche in occasione di altre tradotte di quel genere, ed era il Colonnello a non conoscere le procedure di quel trasporto su quella tratta.

Ero sicuro che avremmo corso piu' rischi rispettando gli ordini, che violandoli ed infatti cosi' ando'.
D'altro canto noi di scorta (con armi militari caricate e colpo in canna) rinforzammo la guardia sospendendo i turni di riposo (6 persone su 6 lungo tutti i due convogli, per controllare che non ci fossero anomalie o stranezze.

Inoltre suggerii al sergente che avremmo ammesso il taglio del convoglio, ma ulteriori manovre non contemplate sarebbero state considerate non conformi alla consegna, e per farle avrebbero dovuto contattare i nostri comandi.

Loro ci assicurarono che quella era l'unica manovra necessaria (ed era palesemente visibile che non si sarebbe potuto fare altrimenti).

Per il resto sono qui e non a "Gaeta o a Peschiera"...emo
efis007 31-10-15 01.25
emo
lipzve 02-11-15 10.02
sono stato fortunatamente riformato.
Ma lo comprendo ugualmente i miei amici che l'hanno fatto mi hanno raccontato di tutto.
anonimo 02-11-15 17.00
lipzve ha scritto:
Ma lo comprendo ugualmente i miei amici che l'hanno fatto mi hanno raccontato di tutto.


Dare un fucile da guerra (Sebbene anticoemo) in mano a ragazzi di 20 anni di varia provenienza e livello culturale secondo me era una cosa azzardata e rischiosa.
La selezione veniva fatta in modo sommario, ed impreciso, cosi' il fucile ce l'avevano anche persone depresse e con storie particolari.
In quell'epoca non si contavano i casi di incidenti e decessi per follia nelle caserme (solo che i giornali dedicavano trafiletti a queste notizie).

Io stesso ero ligio alla mia consegna in sede di guardia (in caso di intrusione i tre avvisi, colpo in aria e colpo alla persona) : oggi non so se lo farei, perche' magari basterebbe un semplice allarme.

Quando l'ispezione alla guardia (durante una simulazione di allarme) tento' di distrarmi (nonostante i miei tre avvisi) per fare quegli scherzetti tipo prenderti il fucile o la baionetta (per poi ficcarti in cella di rigore), , puntai l'arma dando un bel "fermo o sparo" : e non avrei esitato a farlo se avessero tentato di incastrarmi.

Oggi non so se lo farei..

Chiamatela disciplina, dovere o come volete, ma certi giochi erano al limite della follia, ed ogni tanto ci scappava il morto.

Io stesso (assieme ad altri compagni) ho rischiato la "fucilazione" quando durante le esercitazioni di tiro ci diedero l'ordine (il tenente) di passare dalla fossa degli "zappatori" (coloro che con la paletta segnano i punti) alla postazione di tiro.
Peccato che proprio in quel momento stavano iniziando a sparare, e nessuno aveva dato l'ordine a quel tenente di farci passare davanti alla linea di fuoco.
Un mese dopo nello stesso poligono e con la stessa dinamica mori' un ragazzo.

Ci fu un trafiletto sul giornale, come se si fosse trattato di un banale incidente, ma non lo era : la superficialita' era di norma, tanto certe cose venivano sempre sminuite da indagini interne che "aggiustavano" tutto.

Per questo la storia delle capre, dei segreti di stato e di queste prese in giro non mi sorprende affatto : sebbene la leva non sia piu' obbligatoria, le follie sono rimaste le stesse del secolo scorso..








lipzve 03-11-15 12.06
sai che mi riferivo proprio ai tre avvisi quando ho detto "mi hanno raccontato di tutto"?

Ora non ricordo bene bene, ma una persona della quale mi fido mi ha raccontato 30 anni fa che lo "scherzetto" glie l'aveva fatto un superiore, e che in pratica, il malcapitato di turno (di guardia), sapendo di questi scherzetti, si era guardato bene dallo sparare ed in pratica è finito in consegna, o rigore, per non aver ucciso un suo superiore......
Edited 3 Nov. 2015 11:07
anonimo 03-11-15 14.30
lipzve ha scritto:
si era guardato bene dallo sparare ed in pratica è finito in consegna, o rigore, per non aver ucciso un suo superiore......


Questo no. Questo lo si raccontava soltanto (che era obbligatorio uccidere, o che c'era la licenza premio se lo facevi : in realta' erano sempre guai, qualsiasi scelta si prendeva)..
Pero' quelle ispezioni alla guardia (io ne ho subite due con alti gradi) spesso mettevano in confusione ragazzi giovani come lo ero anche io, e chi si lasciava distrarre rischiava grosso.
La sottrazione dell'arma (anche la sola baionetta) e' considerata un fatto molto grave.

Loro usavano tecniche banali : quando avevi fatto il riconoscimento, ed autorizzato l'ispezione, sorridevano come se fossero amici, scherzavano per distrarre.
Qualcuno si lasciava fregare da quel clima e si dimenticava che anche l'ispezione non si puo' avvicinare a piu' di "tre passi" dalla guardia.

A me e' capitato che avanzavano anche dopo che davo il "mantenere distanza di sicurezza". : tornavano scherzosi, dicevano "ho capito che sai la consegna" si fermavano e dopo un po' parlando (e distraendo) riprendevano ad avanzare.

Al terzo avviso ho puntato l'arma con "mantenere distanza di sicurezza fermo o sparo", e se avessero fatto un passo in piu' non avrei esitato un millisecondo. emo
Edited 3 Nov. 2015 13:31
efis007 04-11-15 02.23
Mi è capitata anche a me una cosa simile a Roby, e per fortuna si è risolto tutto per il meglio senza sparare.
Spesso si ritiene (erroneamente) che se sei bravo a sparare (ovvero hai un buona mira) potresti magari evitare di uccidere, ma solo ferire.
Purtroppo non è così.
Il calibro 7,62 Nato di cui erano/sono dotati i vari Fal e Garand è un proiettile dotato di una elevatissima forza di impatto e potere d'arresto.
Un colpo diretto ad un gamba o a un braccio (solitamente considerati punti per "ferire" e non per uccidere) è devastante, può staccare di netto l'arto.
Soltanto un colpo di striscio (ma che sia veramente di striscio) riesce a ferire senza uccidere.
Ma sfido chiunque a riuscirci a piazzare un colpo così su un bersaglio in movimento.
Con le armi non si scherza ragazzi, io lo dico da sempre, non è come nei film.
Giusto per darvi un'idea, se indossate un caschetto metallico tipo quello usato dai nazi, ed un proiettile cal 7,62 vi colpisce di striscio il caschetto, crea all'interno del caschetto uno shock vibrante-acustico-cinetico così potente da lesionarvi il cervello ed uccidervi per trauma celebrale.
Con un colpo di striscio!
Questo vi da una chiara idea di cos'è un colpo di fucile. emo

Le armi usate in poligono o al tiro al piattello al fine unico di fare attività sportiva e vincere qualche bella medaglia d'oro sono una "buona cosa" (ben virgolettato) e non fanno male a nessuno finchè si usano in quel modo disciplinato.
Usate contro gli esseri umani al 99,5% vi ammazzano stecchiti, c'è poco da scherzare o da fare i Rambo.