Personalmente sono d'accordo con quello che ha scritto Mima.
Quasi tutti gli strumenti a tastiera elettronici sono stati creati per imitare i suoni di altri strumenti.
Il fatto che non ci sono riusciti, e che spesso l'imitazione era deludente, ha fatto sì che questi strumenti diventassero "personali", cioè caratterizzati da un sound poco similare all'imitazione originale prevista, ma comunque sfruttabile per altre nuovi linguaggi espressivi.
Pensiamo chessò al famoso DX rhodes creato dal DX7, pessima imitazione di un rhodes, ma suono particolare che ha rivoluzionato molte composizioni musicali.
O al Solina, pessima imitazione di violini, ma suono particolare e sfruttato.
O ai vari Analog Brass, pessima imitazione di fiati e ottoni, ma suono sempre particolare e sfruttato.
Al di là del suono che esprime la macchina, io penso che c'è sempre spazio per tutto, per imparare o disimparare, per essere creativi o per non essere creativi.
Ed è su questo particolare punto che trovo interessante il concetto dello StageA.
Dietro lo StageA non c'è solo l'ennesimo strumento elettronico che fa bei suoni "rompler" come una convenzionale workstation, ma c'è tutto un importante discorso didattico a noi sconosciuto.
Da noi chi compra una Motif o una Kronos la compra senza avere un'istruzione.
Della serie "la compri e mò ti arrangi".
Con lo StageA è diverso.
Nei paesi orientali lo StageA è molto diffuso e i corsi altrettanto.
Esistono metodi, libri, scuole, esami, concerti live, che fanno capo a questo strumento.
In quei paesi lo StageA è considerato uno strumento d'eccellenza come lo è un pianoforte, e viene trattato attraverso una metodologia di studio che non è seconda a quella di un conservatorio per piano classico.
In questi paesi nessuno compra lo strumento, dopodichè "poi ti arrangi".
Ti fanno imparare ad usarlo quello strumento, ti fanno imparare tutte le tecniche che servono per quello strumento, l'uso dei suoni, dei registri, dei pedali, tutto.
E questo è bellissimo secondo me.
Valorizzare in tal modo uno strumento, insegnarlo nelle scuole, fare concerti, è insegnare come si suonano le tastiere.
Da noi questo concetto manca completamente.
Da noi il "tastierista" è spesso un pianista che non sa un niente di suoni e tastierismo, e magari sfrutta il suo strumento al 5% di quello che può fare.
Perchè?
Perchè non c'è una didattica specifica.
Da noi è "compra e ti arrangi".
I giappone è compra, studia sui libri dedicati, vieni nelle scuole, impara tutto del tuo strumento, fai concerti, diventa un Stageista.
Lo StageA è stato creato per fare quello ed essere suonato in modo serio.
Dietro lo StageA c'è tutto questo: c'è una cultura e un insegnamento che a noi manca.
Là il tastierismo è trattato seriamente, il tastierista è valutato, non viene lasciato solo.
Da noi il tastierista è quello che "suona la pianola", che spesso finge di suonare, che fa il pianobar coi dischetti, che passa ore a spippolare i suoni (per poi magari non farsene niente di quei suoni), che si gasa perchè sa suonare "Jump" (come se fosse chissà che roba), che fa partire un groove e ci suonicchia sopra un po' di assoli (per giocare ad imitare il Ruddess, il quale a sua volta imita i chitarristi), e robe del genere.
E' questo il tastierismo?
E' tutto qui il tastierismo?
Diciamo che è anche questo.
Ma non è SOLO questo.
C'è molto di più che si può fare.
Edited 20 Lug. 2014 15:56