L' influenza della globalizzazione delle notizie.

vin_roma 06-06-13 18.28
Cose così sono e saranno (purtroppo) sempre lì ad accompagnare la vita dell' uomo.

Quello che mi chiedo però è come comportarsi perché, con l' enorme diffusione di notizie, anche in tempo reale e da ogni angolo sperduto del mondo, si rischia di perdere la dimensione umana.

Sino a non molto tempo fa la nostra mente poteva farsi carico dei problemi che materialmente e culturalmente riuscivano a raggiungerlo, quindi un terremoto non molto distante, una guerra nel paese vicino ma, siccome l' essere umano non si fa mancare niente ed è noto che le notizie le fanno le cose brutte, con le capacità di internet siamo subissati da queste nefandezze.

Personalmente, dopo una foto così ho la testa piena di pensieri e rabbia, la voglia di concentrarmi a lavorare è pari a zero...

Dobbiamo chiudere gli occhi ed anestetizzarci difronte alla troppe brutalità per poter condurre una vita più "normale" o è l' epoca dell' indignazione globale che sta battendo alle porte? e con quale governo?

Domandandomi cosa tocca avere in testa per avere il coraggio di premere il grilletto, per avere il coraggio di cancellare l' innocenza di un sorriso che viene ad ogni bimbo quando mette le scarpette nuove dico: oramai è fatta, mi consola solo il fatto che questi bambini non appartengono più a questo mondo insano e sono diventati più seri di noi...

Edited 6 Giu. 2013 16:30
mima85 06-06-13 21.16
Secondo me oggi c'è sovra-informazione, diventa sempre più difficile distinguere il vero dal falso, c'è sempre più confusione.

Penso che l'umanità non è ancora pronta a gestire tutta questa mole di informazioni, dove trovi tutto a proposito di tutto proveniente da tutto, e soprattutto dove c'è tantissimo rumore informativo (= fuffa) da filtrare per arrivare alle informazioni reali.

Tra radio, TV ed Internet siamo costantemente bombardati di notizie, molte delle quali tragiche, e quando non sono così tragiche ci pensano i media a ritoccarle per "tragicizzarle". E questo spesso ci rende frustrati, tristi.

Ho l'impressione che stiamo vivendo in un'epoca dove nonostante oggi possiamo informarci su qualsiasi cosa vogliamo comodamente seduti davanti ad un terminale, siamo ancora più confusi ed ignoranti di prima. A volte penso che ci vorrebbe un periodo di "disintossicazione", per far riposare la mente e ritrovare una dimensione più umana e meno globalizzata.

Per quanto riguarda la fotografia, non ho parole per commentarla. Non riesco a trovarle, anche perché provo quasi vergogna a scrivere qualcosa su quell'orrore comodamente seduto al mio PC mentre la invece c'è gente che queste scene le vede tutti i giorni, e che rischia ogni minuto che passa di vedersi fotografata a sua volta in quello stato.
Edited 6 Giu. 2013 19:18
anonimo 06-06-13 21.53
vin_roma ha scritto:
Quello che mi chiedo però è come comportarsi perché, con l' enorme diffusione di notizie, anche in tempo reale e da ogni angolo sperduto del mondo, si rischia di perdere la dimensione umana.



Ti posso assicurare che le notizie che arrivavano dal Vietnam, e dalla Cambogia erano della stessa crudezza, ed anche se non c'era internet c'erano comunque le testimonianze reali.

Io ricordo quando al palazzetto dello sport di Torino fecero parlare cittadini Cileni esuli che raccontavano le atrocita' commesse nel loro paese.
Non c'era internet, ma le informazioni viaggiavano lo stesso.

Il guaio e' che oggi viaggiano solo le informazioni che servono ad addomesticare la gente, mentre altre informazioni restano nascoste.

Io mi rifiuto di ricordare l'olocausto, ma non per sentimenti anti semiti (ci mancherebbe !!!), bensi' perche' gli olocausti si stanno compiendo in tempo reale, ma nessuno ne parla.

Allora a cosa serve commemorare ogni giorno (perche' ogni giorno se ne parla) l'immensa tragedia di un secolo fa, se allo stesso tempo si chiudono gli occhi sugli olocausto attuali (compresi sabra e shatila se vogliamo anche dirla tutta !)...

Quanti civili sono stati uccisi nelle guerre per il petrolio in medio oriente, spacciate per guerre per la democrazia?.
Quanti in Siria? e quanti in Ruanda? e quanti nei paesi delle dittature messe in piedi dall'occidente per far stare i paesi poveri in guerra, vendere loro le armi e mentre si ammazzano, rubare le loro risorse?..

Di informazione ce n'e' di piu'?. No : il mondo e' cambiato perche' i mezzi di trasporto, i media ed internet lo hanno reso piu' piccolo, ma di grosse aree del pianeta non sappiamo praticamente nulla.

Negli anni 70 c'erano i cronisti che partivano spontaneamente nelle aree di guerra mostrandoci cosa accaeva realmente : del Vietnam e delle sue atrocita' si sapeva praticamente tutto, mentre sull'Afghanistan si conoscono solo le notizie filtrate, mentre poco o nulla si sa sulle armi sporche usate in quei luoghi, sulle mattanze di civili messe in atto da soldati che giocavano al tiro a segno con donne e bambini.

Se davvero passassero le immagini di queste atrocita' probabilmente ci renderemmo conto che alla fine l'unica differenza tra il nazismo ed i tempi nostri, sta nel fatto che oggi certi poteri sono piu' abili nel nascondere le crudelta', peraltro spostate in altre aree del pianeta.

La Cecenia : cosa ne sappiamo? a chi importa sapere cosa accade li?... In fondo la nostra cara vecchia Europa ha gia' i suoi guai, e nessuno si vuole accollare anche quelli degli altri.

Cosi' se certe immagini sono purtroppo la norma, accade che quando accidentalmente ci piombano davanti, ci sembrano invece l'eccezione e ci sconvolgono.

Sabra e Shatila nel frattempo sono state dimenticate, cosi' com'e' stata dimenticata Bhopal e le tante stragi del Dio potere e del Dio denaro, che si nascondono dietro all'alibi dei morti di serie A e di quelli di serie B..

Cosi' mentre ogni anno si piangono (giustamente) i 3000 morti americani dell'11 settembre, nessuno pensa mai di ricordare i 20 mila morti di Bhopal per mano della Union Carbide americana.

Secondo me di informazione ce n'e' davvero poca, mentre il dimenticatoio e' pieno di cose da raccontare per rendere giustizia alle troppe vittime delle atrocita' umane contemporanee.



vin_roma 06-06-13 23.40
Guarda che ero piccolo anch' io alla fine degli anni '60 e ricordo benissimo una sera che, guardando il telegiornale che parlava del Vietnam nel monoscopio semisferico grigio/blu, chiesi a mio padre: ma la guerra può arrivare fino quì?
Ero preoccupato e ricordo l' impressione che ebbi nel vedere una foto in bianco e nero su un settimanale che mostrava un corpo a terra con tanto sangue sull' asfalto (era Congo, ...Brazzaville...? quella roba lì).
Mio padre mi portò all' età di neanche 10 anni alle fosse ardeatine, mio padre mi portò a porta San Paolo per raccontarmi come visse quei momenti in cui si tentò di cacciare i tedeschi da Roma, in quali portoni si nascondeva per non essere un bersaglio (e con orgoglio dico che abbiamo a casa la sua medaglia d' argento al merito per quell' operazione). Quindi sin da piccolo ho respirato l' aria delle tragedie.

Ma ora è diverso, forse perché le notizie non ti pesano sulla pelle, sono tante e si è impreparati o inabili a dare soluzioni. Si subiscono e zitti. Oppure... questo è il tema del 3d, ci si sta preparando ad una consapevolezza globale che genererà un comune stato di intenti?

La piazza di Instanbul è uguale a quella di New York, a quella di Madrid a quella di Pechino. Siamo capaci di contenere questa mole di differenze culturali e sociali? o diventeremo abietti ed inermi spettatori?