jacus78 ha scritto:
a me hanno insegnato che indipendentemente da quello che c'è scritto sugli spartiti, a proposito delle dinamiche, un buon metodo è quello di cantarselo il brano, "sentirlo" tuo, con la voce si fanno tante di quelle dinamiche che nemmeno ci si immagina, e da lì, imitando la voce, si può personalizzare un brano "dinamicamente" a seconda di come lo "senti" (dentro).
un piano non per forza deve essere piano, così come un forte o un fortissimo.....a volte le "forchettine" (dopo esseremelo cantato) sembravano scritte al contrario, diminuendo quando doveva crescere e viceversa.
Edited 7 Mag. 2013 18:35
ma sai, qui potremmo andare avanti ore ed ore, pur trovandoci d'accordo :D
quanto è giusto interpretare e fino a quale punto? quanto è corretto ricercare una esecuzione "storicamente informata"? penso ci sia da distinguere l'aspetto didattico (con la fase di formazione del musicista) da quello artistico;
voglio dire, Chopin lascia molto poco all'immaginazione (vedi certe diteggiature autografe volte proprio a sottolineare certe sonorità) rispetto a Bach, e infatti la partitura stessa aveva un ruolo diverso nelle due epoche storiche, così come l'esecuzione. Per usare una metafora un po' povera ma attuale, è come confrontare una trascrizione di Monk con un leadshee: leggerli nella stessa maniera sarebbe assolutamente scorretto.
questo giusto per fare un po' di discussione :)
ad ogni modo è IMPORTANTISSIMO che l'esecutore senta ciò che sta suonando, come d'altra parte suggerisce il cognitivismo, ma qui stiamo parlando di un livello successivo, sicuramente da cominciare a sviluppare il prima possibile ma subordinato alla pratica -d'altronde è ancora all'inizio- delle singole difficoltà.
per quello suggerisco di fare degli esercizi mirati -tipo quello che ho scritto-, mentre di affidarsi per la parte musicale ai "grandi", ovviamente in un' ottica di confronto con il proprio gusto