...posso arrogarmi il diritto di chiamarmi "pontefice massimo" su questo gruppo.
Allora...i Jamiro hanno attraversato, come molte bands, varie fasi. Dipende da cosa ti possa ispirare come gusto.
La prima li vedeva artefici del cosiddetto "acid jazz", in verità subito virato anche verso riscoperte disco-funk e electro funk. Le sonorità erano vintage, quindi molto Rhodes, Moog, clavinet, chitarra wha wha e basso bello pompante (lo straordinario Stu Zender).
SE ti piace quel suono, ti devi ascoltare IN TOTO i primi tre dischi, molto naif, molto suonati "live", registrati volutamente da cani, con suono vintage, insomma dei bei dischi composti da un promettentissimo combo di 6 ottimi musicisti innamorati del "black", con fiati ottimamente arrangiati:
Emergency On Planet Earth (1993)
The Return Of The Space Cowboy (1994)
Travelling Without Moving (1996)
con particolare menzione su quest'ultimo, che li riprende in stato di grazia.
Synkronized (1999), al contrario di quanto ti hanno suggerito, rappresenta un disco molto contradditorio: il fantastico Zender se ne era andato, e sicuramente il gruppo ne aveva risentito. Qualche session man in sostituzione, qualche tentativo di Toby Smith con bass synth (tra l'altro eccellente), e nuove sonorità visto che erano usati anche synth tipo CS1X o Nord Lead. Quindi un oscillazione continua tra perle disco funk (1. Canned Heat), ottimi tentativi di elettronica più spinta (2. Planet Home 6. Destitute Illusions 7. Supersonic), qualche inutile brano dal sapore retrò (3. Black Capricorn Day, 4. Soul Education, 5. Falling,) e gli ultimi 2 brani (10. King For A Day e 11. Deeper Underground) che cozzano terribilmente come sonorità. Insomma, per me un disco molto, molto confusionario.
Nel seguente A Funk Odyssey (2001) arriva, come musical director, Rob Harris alla chitarra (che io personalmente odierò per molto tempo...), e i brani subiscono un accelerata verso la composizione più...chitarresca. Accanto ad alcune perle tipo 2. Little L 3. You Give Me Something 4. Corner Of The Earth 5. Love Foolosophy (quest'ultima vero e proprio tormentone da sala disco), compaiono brani inutili.
Dynamite (2005) è un occasione persa: se ne va anche lo storico tastierista Toby Smith, e il pur bravissimo sostituto Matt Johnson non riesce ancora a "tappare" il buco. Come bassman entra in pianta stabile l'ottimo Paul Turne, ma anche lì si avverte l'impressione di...5 musicisti che cercano di star dietro alle paturnie pseudo-cocaine di Jason Kay.
Una drastica cura disintossicante, un paio d'anni di riflessione, qualche tour e festival d'aggiustamento, precedono un ottimo ritorno con Rock Dust Light Star (2010), che segna finalmente il ritorno ad una composizione di "gruppo", a sonorità vintage, al ritorno dei fiati, pur esplorando territori compositivi nuovi. Jason Kay ritorna in forma, ed è un disco che consiglio vivamente.
Ecco, come vedi, la discografia (a parte bootlegs e live imperdibili che io HO) non è immensa.
Jamiroquai possono rimanere sulle scatole per gli atteggiamenti istrionici del frontman, ma ti posso assicurare che "dentro" vi è tanta finezza compositiva, armonia, suoni belli "seventies", groove, etc etc
Io ti ho dato i miei, motivati, consigli...
setup: Numa Compact 2
JAZZTRONIC tracks:
https://open.spotify.com/artist/2JsbZPvEsQoymYDCX81QSC