Musica e tecnologia all'avanguardia. parliamone!

Jeanlu 13-04-12 17.20
HOWARD JONES LIVE RIG RUNDOWN

Quanto ben di dio. A me piace tantissimo questo approccio tecnologico alla musica (computer, expander, mixer, cablaggi, MIDI ROUTING, backing tracks, pedaliere, effetti vocali, drum machines e chi + ne ha + ne metta!).

Ho sognato numerose volte di trovarmi su un palco, magari 10/15 anni + anziano di adesso, smanettando tra cavi e moderne apparecchiature costose (ognuna con un suo particolare e unico suono, ognuna con una sua particolare funzione), godendo appieno delle possibilità tecnologiche che magari fino a pochi anni prima erano solo un sogno destinato a pochi fortunati, e forse neanche a loro.
Ecco, mi piacerebbe essere come il "tastierista" di howard Jones, il primo che parla nel video; avere anche solo la metà delle sue conoscenze e del suo feeling con tutta quell'apparecchiatura mi farebbe sentire realizzato.
C'è chi invece sogna di trovarsi chiuso in uno scantinato (per giunta insonorizzato) in compagnia del suo bel MINIMOOG model D analizzando con un oscilloscopio il comportamento del filtro in autoscillazione, oppure con un RHODES analizzando graficamente e acusticamente le differenti sfumature di sustain e decay che differenziano una nota dall'altro nel registro medio alto.... ma vabè, questione di gusti. A ognuno il suo. emo

Volevo prendere spunto da questo video per riflettere un po' sullo stato attuale della tecnologia in ambito musicale, e di quali sono secondo voi le sue dirette influenze sulla musica, sui musicisti, sul modo si suonare e di comporre; chiedo giusto un analisi personale, una riflessione, magari un'esperienza diretta, riguardo questa invasione tecnologica nel campo della musica.
In fondo poi, che lo piaccia o meno, esiste ancora questa "diatriba", anzi meglio opposizione, tra la musica "concreta", suonata, acustica, strumentale, tecnica e la musica "tecnologica", digitalizzata, spesso campionata, loopata, "artificiale ". Sentite ancora l'esigenza di schierarvi da una parte o dall'altra, oppure pensate che la soluzione stia nel mezzo?
Minaccia o risorsa?
Pigrizia, furbizia o semplice modernità?
Effettiva utilità oppure semplici questioni di immagine o moda?
Fase di passaggio oppure costante anche in futuro?

Io personalmente sto per diplomarmi in pianoforte, di musica e tecnica ne ho masticata tanta negli ultimi anni ma ho ancora tanta strada da percorrere (almeno spero); adoro l'elettronica e le nuove tecnologie senza mai dimenticare l'importanza della musica classica e dello "strumentismo" + dotto. Se devo passare da una sonata di Beethoven a ANALORD di Aphex Twin lo faccio senza alcun problema.
So che il thread è un po' particolare e difficile. Ma sarebbe carina come discussione.
Evitiamo commenti del tipo "alla fine è il manico che conta", perchè lo so benissimo anch'io, e non è lì che voglio portare la discussione: la tecnologia logicamente dev'essere funzionale alle proprie esigenze e al proprio genere, non vado certo a parlare di SYSEX o sequenze AUDIO di ABLETON con un hammondista jazz old school, s'intende. emo

Che ne pensate? Parliamo di tecnologia.emo
Edited 13 Apr. 2012 15:44
michelet 13-04-12 18.45
Più che altro direi che il tema da affrontare è ricco di mille sfumature e non credo si riesca a tenere ordinato il thread.
Ad ogni modo, premesso che non ho visto tutto il video che hai consigliato, la prima impressione avuta è che costui abbia un arsenale molto complesso ma che alla fine si limiti a "premere dei bottoni o muovere degli sliders" per richiamare settaggi ed impostazioni programmate anzitempo. In altre parole, dietro c'è un lavoro mastodontico e sul palco tutto è molto più agevole e semplice grazie ai controller multifunzione.
E' uno dei tanti modi di fare musica oggi... Del resto Howard Jones è salito alla notorietà negli anni '80 proprio per essere il folletto dei synth al quale in live non era concesso fare il bis, perché il suo Roland MSQ-700 non aveva controlli di trasporto sofisticati come da poco sarebbero usciti.

L'influenza di queste apparecchiature sul modo di comporre è abbastanza pesante, se non altro perché nascono già corredate da tutta una serie di macro ed automazioni che si sostituiscono all'elaborazione umana (essendo comunque frutto di altra e precedente elaborazione).
L'importante è essere capaci di farne un buon uso.
vin_roma 13-04-12 19.32
mah, a me va' bene tutto, c' è spazio per ogni modifica, interpretazione, elaborazione...

Il problema non me lo pongo perché ormai coesistono tante forme e generi ed ognuno attinge dove trova più fascino ed emozione.

Posso non trovare emotive certe "evoluzioni" musicali, tipo quella che tende ad usare materiale già pensato e confezionato remixandolo, looppandolo etc. (anche se qualche eccezione c' è), ma siccome siamo in un momento storico dove, come non mai prima, abbiamo accesso a tutto quello che ci pare, ognuno tragga piacere da quel che vuole.

Penso che nell' antichità l' uso emotivo della musica fosse molto limitato, non è che due ragazzi dell' antica Roma potevano prendere la biga e dal Palatino recarsi ad Ostia per guardare il tramonto sul mare al suono dei BaccoBoys, Ma anche sino a qualche decennio fa' non è che fosse così diffusa la musica.

Con l' esplosione di mezzi creativi e di fruizione è ovvio che ci si sbizzarrisca.

Prima la musica era relegata solo alle funzioni, più tardi alle istituzioni... era poca ma la si faceva a grandi livelli (per l' epoca) ma vorrei sapere in realtà quanti abitanti della Terra, contemporanei di Beethoven, abbiano ascoltato la 6^ sinfonia (a patto che avessero retto l' impatto).

Forse la musica, oggi, ha trovato la sua reale fisiologicità permettendo a tante estrazioni sociali di vivere la propria.

Non sopporto tutta la musica che si fa' oggi ma la rispetto in quanto espressione umana, anche quando l' umano è involontariamente soggiogato da condizionamenti, tanto io la mia la vivo lo stesso e posso sempre trovare adepti pronti a condividerla se gli farà piacere, se avranno le condizioni culturali per comprenderla...

già, le condizioni culturali... quì purtroppo il lato artistico è in secondo piano, subordinato, prima viene il senso sociale dell' uomo comune che viene comunque indotto.
Forse è sempre stato così, anzi, forse prima non era neanche indotto, l' uomo comune manco se ne preoccupava, pensava solo ad assicurarsi minestra e polenta per la sera e che poi fossero sotto Cesare o sotto D' Angio' o gli Sforza non cambiava nulla per loro.

Oggi abbiamo l' opportunità di avere sotto gli occhi tutta la storia, di comprenderla e sarebbe auspicabile crescere con questa coscienza... e le scelte musicali sarebbero solo una normale e limpida conseguenza.

Jeanlu 13-04-12 21.32
vin_roma ha scritto:
Penso che nell' antichità l' uso emotivo della musica fosse molto limitato, non è che due ragazzi dell' antica Roma potevano prendere la biga e dal Palatino recarsi ad Ostia per guardare il tramonto sul mare al suono dei BaccoBoys, Ma anche sino a qualche decennio fa' non è che fosse così diffusa la musica.

Con l' esplosione di mezzi creativi e di fruizione è ovvio che ci si sbizzarrisca.

Prima la musica era relegata solo alle funzioni, più tardi alle istituzioni... era poca ma la si faceva a grandi livelli (per l' epoca) ma vorrei sapere in realtà quanti abitanti della Terra, contemporanei di Beethoven, abbiano ascoltato la 6^ sinfonia (a patto che avessero retto l' impatto).


Sì, vero. Condivido l'analisi.
Sono un po' i compromessi, ma al contempo i vantaggi, di aver reso la musica un fenomeno commerciale destinato alle masse e non più a una cerchia elitaria.
Io mi sono definito più volte un fan dell'elettronica, ma intesa più come risorsa da applicare alla musica che come genere musicale in toto; anche io non tollero assolutamente la maggior parte dei DJ che si improvvisano tali senza avere alcun titolo in merito per farlo se non la voglia di seguire una moda o di fare la prima "figata" che viene in mente (far ballare dei ragazzini in discoteca).
Sarà che il cattivo esempio viene dall'alto, probabile, poi però incappi in questo o quel DJ che è davvero un fenomeno ed è un esperto di programmazione e sintesi incredibile. Che gli vai a dire, "mi fa schifo la musica techno"? Quindi non è neanche facile generalizzare.

L'errore che si fa più spesso è credere che tutti questi nuovi strumenti, le nuove tecnologie che invadono i negozi, siano il motore della proprio creatività: sono solo degli stimoli invece, dei meri coadiuvanti alla nostra espressività musicale.
Marketing sfrenato vuole dire anche creare illusioni, sogni falsi.

Tornando al Setup di HOWARD JONES, la mia prima impressione è stata "dio mio quanta roba"; comunque tutto gravita attorno a 3 Macbook.
La cosa affascinante è che sul palco è presente una buona fetta delle ultime novità tecnologiche più o meno direttamente musicali: i già citati macbook (2 pro e un AIR), MOTU ULTRALITE, novation SL MKii, FANTOM G8 e relativo SAMPLER, APPLE IPAD2, ABLETON LIVE8, ARTURIA JUPITER V, MAINSTAGE, SUPERIOR DRUMMER 2, TC-HELICON VOICE LIVE cose che tutti noi possiamo avere, vedere, toccare in un qualsiasi negozio di strumenti musicali.
E questo non accadeva così facilmente 15-20 anni fa; non solo era raro per un non professionista possedere strumentazione professionale, ma spesso era difficile trovare quei prodotti persino esposti in un comune negozio.
Oggi invece un ragazzo su 2 che sia appassionato di musica ha un macbook o un PC con LOGIC, REASON, ABLETON installati e magari anche qualche strumento hardware interessante.
La creatività e dedizione che c'erano un tempo oggi mancano davvero tanto; considerando la vastità di strumenti e possibilità che le generazioni di oggi hanno a disposizione, bastarebbe in teoria davvero poco per creare qualcosa di interessante.
Quel palco è proprio una vetrina tecnologica molto interessante, da questo punto di vista.




Jackmau 13-04-12 22.35
vin_roma ha scritto:
Penso che nell' antichità l' uso emotivo della musica fosse molto limitato

Fermo! Hai appena tirato una cantonata più che epica, nella grecia classica (e di conseguenza poi a roma) la musica, insieme alla filosofia, alla retorica e alla ginnastica era il pane quotidiano di tutti i giovani, era molto più facile trovare musicisti che persone che sapessero scrivere. Ci sono parecchie testimonianze di un uso massivo della musica in ambito greco-romano: oltre all'ovvio impiego nelle parti corali delle tragedie (tanto è vero che il termine orchestra deriva dal luogo in cui l'orchestra si posizionava con il coro, il cosiddetto orchestron), per qualsiasi evento, da un funerale all'apertura di un assemblea era accompagnato dalla musica; tanto per fare un paragone totalmente acritico una cetra o un flauto doppio erano una sorta di televisione dell'epoca, non c'era nessuno che non ce l'avesse e c'era sempre qualcuna che la teneva accesa, o meglio dire la suonava. Purtroppo non esisteva alcuna notazione musicale e dunque è andato tutto perduto, come anche il grande patrimonio della musica popolare medioevale (che si è tuttavia in alcuni frammenti conservata nelle composizioni sacre).

Scusate fine dell'OT,
tutto ciò che ho scritto deriva da 5 anni di liceo classico, non ho mai studiato storia della musica
vin_roma 13-04-12 22.51
Jackmau ha scritto:
Scusate fine dell'OT,
tutto ciò che ho scritto deriva da 5 anni di liceo classico, non ho mai studiato storia della musica

ciò che dici è vero ma se estrapoli un moncone di frase dal contesto che avevo descritto è ovvio che modifichi il concetto a tuo favore.

All' epoca, per quanto diffusa, non si poteva fruire di musica nel modo e nella varietà che l' oggi ci permette, non c' è paragone.
Il tuo sfoggio culturale si arena su un' evidenza che forse non hai saputo cogliere, avendo avuto, chissà, acriticamente la testa china sul libro da imparare a memoria...

Oggi esiste la possibilità personalizzata di ascoltare qualsiasi documento sonoro: in pratica con un I-Pod, lo stereo in macchina e qualsivoglia altra diavoleria, si è in grado di condirsi la giornata con la colonna sonora che più ci aggrada senza dover aspettare la cerimonia, l' evento sportivo o il baccanale. Non a caso avevo inventato l' episodio della coppia che si recava in biga ad Ostia riguardo un certo limite nell' uso emotivo della musica nelle epoche passate.

Non vorrei godere del sarcasmo e credo di averlo usato in maniera calibrata, pari al tono del tuo intervento.

Se ho compreso male ciò che hai scritto chiedo scusa! emo

Edited 14 Apr. 2012 4:13
zaphod 14-04-12 13.47
intanto tnx a Jeanlu per lo spunto di riflessione e per il video linkato, pur se mi è un po' difficile cogliere tutte le sfumature dell'inglese.

Uh.. quanta carne al fuoco... cominciamo:

anche a me piace e interessa la tecnologia applicata in questo modo alla musica. Strano a dirsi, perchè i miei strumenti principali sono pianoforte e Hammond (reali o cloni che siano). Però non è difficile immaginare un futuro in cui l'informatica sarà ancora più presente nella creazione artistica. Questo comporta varie conseguenze, ad esempio:

- il musicista non dovrà avere più solo il bagaglio culturale e tecnico necessario all'esecuzione, ma dovrà anche padroneggiare i mezzi tecnologici necessari all'esecuzione. Attenti, non sto dicendo che deve diventare programmatore nè tecnico informatico (come chi suona un minimoog non deve essere un elettrotecnico), ma dovrà spendere parecchio tempo, oltre allo sviluppo della tecnica, per "assemblare" o anche solo concepire l'hardware che gli permetterà di esprimere una certa idea musicale. Ecco, forse semplificando parecchio, gli strumenti musicali fisici saranno assimilati nella grande definizione di hardware... Beninteso, anche un hammondista deve fare lo sforzo di provare vari settaggi drawbar, così come un sintetizzatorista cercherà senza pace il proprio suono tra i (quasi) infiniti producibili da uno o più sintetizzatori. Ma quando si deve creare una postazione come quella di Howard Jones credo servano ancora più nozioni e costantemente aggiornate e... perchè no, anche un grosso sforzo di fantasia.

- l'ascoltatore dovrà essere preparato ANCHE a riconoscere gli sforzi dietro ad una creazione sempre più tecnologica. E questa è la parte più difficile. Perchè proprio grazie all'hardware di cui disponiamo oggi (ad esempio le basi midi) abbiamo per certi versi impigrito l'ascoltatore. Ormai anche l'ottuagenario sa che l'orchestra che lo fa ballare fa finta di suonare... E di fronte ad un setup ricco di computer è difficile non pensare che sia tutto preregistrato. Soprattutto quando in un live vengono riprodotti i suoni del disco! Solo un musicista o un ascoltatore molto preparato potrebbe invece capire che c'è qualche differenza.
Però torniamo alla solita domanda viziosa: tanto lavoro a chi interessa? Se mi vengono ad ascoltare 10.000 persone che vogliono solo ballare e divertirsi, chi me lo fa fare di accontentare quelle 10 o 20 che invece si aspettano qualche guizzo tecnico e/o virtuosistico?

E' palese che l'essere umano è in parte sostituito dalle macchine: che senso ha creare un brano nota per nota su un sequencer quando c'è la possibilità di utilizzare loop e arpeggiatori per velocizzare il tutto? L'importante è, secondo me, non impigrirsi a causa di ciò e usare il "tempo libero" creato dagli ausili digitali per creare, sempre e comunque!
A proposito di sostituzione uomo/macchina, forse non tutti sanno che esiste un aneddoto su quando la Wurlitzer presentò il Sideman, la (forse) prima batteria elettronica della storia. Ebbene, l'associazione musicisti americana pare fece pressioni sulla Wurlitzer affinchè smettesse la produzione per paura che rubasse lavoro ai musicisti in carne ed ossa. Quanta acqua sotto i ponti è passata e chissà cosa penserebbero del mondo odierno!
zaphod 14-04-12 13.48
(...continua da sopra)

Dunque come sarà il futuro? Touch screen, direi... Ho da poco un iPad e trovo fantastica la sua interfaccia utente. Nello stesso tempo che sul CP-1 ho impiegato a capire come suddividere in zone la tastiera in modo da usarla in parte per i suoni interni e in parte per pilotare un expander, sull'iPad ho imparato ad usare Garageband e ho creato un brano fatto e finito. Spero quindi che la tecnologia evolva in modo da facilitare veramente la vita musicale. Anche perchè, esempiaccio da ignorante, spesso i riti compiuti intorno ad un mixer per far uscire dei suoni nell'impianto e fare in modo che siano decenti mi ricordano i continui, estenuanti e un po' stereotipati messaggi di errore di windows.

Ultima cosa: chissà se in futuro con un'interfaccia del tutto nuova (tipo tuta a sensori incorporati) si potrà avere il vero “one man band”, ossia uno (o una) che con movenze di tutto il corpo pilota tre o quattro strumenti insieme. So che ci sono (e ci sono stati) esperimenti in tal senso, finora non decollati veramente. Ma anche qui, per l'uomo qualunque sarà ancora più difficile capire quando il povero musicista suona veramente o scimmiotta solamente!!
renatus 15-04-12 10.27
Chissà forse in futuro l'incessante innovazione tecnologica porterà ad una rottura e ad una divisione totale fra musica acustica (con i suoi conservatori, i suoi concerti dal vivo, i suoi esecutori, il suo pubblico) e la musica digitale (e il suo mondo di sviluppatori, programmatori, le sue discoteche, e il suo pubblico di ascoltator, il suo modo di fruizionei secondo concetti diversi)...
saverioautellitano 15-04-12 13.39
per me il punto si riassume nella risposta di Roger Waters nell'intervista del docu-film "Live at Pompeii", il regista chiede ai Pink Floyd se non si sentissero particolarmente facilitati nel fare ciò che fanno dall'uso di tecnologie all'avanguardia come sitetizzatori, effetti e quant'altro...
la risposta è forse la più banale ma al contempo la più vera secondo me:
"provate a dare a chiunque la tecnologia che ci portiamo dietro e vediamo se il risultato è lo stesso"
il che, forse con poca modestia, fa però capire quanto conti il modo in cui si usa la modernità e non il quanto la si usi emo
è indubbiamente meraviglioso circondarsi di meraviglie tecnologiche a patto di sapere quello che si sta facendo, i think emo
Jeanlu 16-04-12 03.09
zaphod ha scritto:
Però torniamo alla solita domanda viziosa: tanto lavoro a chi interessa? Se mi vengono ad ascoltare 10.000 persone che vogliono solo ballare e divertirsi, chi me lo fa fare di accontentare quelle 10 o 20 che invece si aspettano qualche guizzo tecnico e/o virtuosistico?

Non tutti sono tenuti a sapere certi dettagli, d'altronde, ma non mi piace personalmente giustificarsi in questo modo: nei limiti del possibile ritengo sia sempre meglio fare il proprio mestiere al massimo delle proprie possibilità e con tutti gli strumenti e i mezzi per ottenerlo anche in quelle situazione in cui sembra non valerne la pena (questioni economiche a parte).
Certo, ed effettivamente questo è un po' il punto nevralgico della questione, bisogna fare un'utilizzo coscienzioso e sopratutto FURBO degli strumenti, e non lasciare che siano proprio loro ad utilizzarci (il paradosso è voluto, quante volte siamo VITTIME della tecnologia, dell'ultima release, del marketing!).

zaphod ha scritto:
Dunque come sarà il futuro? Touch screen, direi... Ho da poco un iPad e trovo fantastica la sua interfaccia utente. Nello stesso tempo che sul CP-1 ho impiegato a capire come suddividere in zone la tastiera in modo da usarla in parte per i suoni interni e in parte per pilotare un expander, sull'iPad ho imparato ad usare Garageband e ho creato un brano fatto e finito. Spero quindi che la tecnologia evolva in modo da facilitare veramente la vita musicale. Anche perchè, esempiaccio da ignorante, spesso i riti compiuti intorno ad un mixer per far uscire dei suoni nell'impianto e fare in modo che siano decenti mi ricordano i continui, estenuanti e un po' stereotipati messaggi di errore di windows.

Verissimo. Il touchscreen è stata sicuramente la rivoluzione tecnologica più importante degli ultimi 10 anni nell'interazione uomo macchina, sicuramente in ambito grafico, ma anche in ambito musicale.
Personalmente non ne faccio uso, ma con un IPAD tra le mani potrei far "danni", ne sono sicuro. emo
Jeanlu 16-04-12 03.15
saverioautellitano ha scritto:
la risposta è forse la più banale ma al contempo la più vera secondo me:
"provate a dare a chiunque la tecnologia che ci portiamo dietro e vediamo se il risultato è lo stesso"

Frase bellissima, nella sua semplicità ed efficacia. emo
Jeanlu 16-04-12 03.45
Dal mio punto di vista è cruciale anche il concetto di ottimizzazione del SETUP, ovvero: tanti cavi, tanti hardware, tanti collegamenti fanno gola, affascinano e sono anche belli da vedere oltre che utili, ma sono necessari?
Ha senso portarsi sul palco un mega computer, magari un mac, nonostante l'utilizzo "effettivo" di memoria RAM o CPU non sia superiore a un 10% delle prestazioni della macchina?
Ha senso portare su un palco una tastierona da 3000€ come il FANTOM G8 per poi rilegarla a un semplice utilizzo da prestatasti?
Un'altro esempio ormai classico è quello di BOOSTA dei Subsonica, che ha ridimensionato il suo setup dal 2008 ad oggi, ridimensionando notevolmente il rapporto tra hardware e software come ben sapete.

Non so come la vedete voi, ma non mi è mai piaciuto un'utilizzo minimale degli strumenti: quando sento/vedo che uno strumento versatile che si propone di soddisfare molte esigenze, di adempiere a molte funzioni, viene invece utilizzato per scopi minimali a me da fastidio, e non poco. Mi vengono alcuni banali esempi (ne ho tanti in testa ma la fantasia scarseggia alle 2 di notte), come chi compra una MOTIF XF solo per avere un paio di strumenti acustici su un palco (dimenticando che tra le mani ha una potente workstation), oppure chi compra un macbook pro + ableton live8 solo per poter mandare un paio di sequenze dal vivo (dimenticando che è una DAW molto versatile), chi compra un FANTOM G solo per il Live Mode o il d-beam.

Edited 16 Apr. 2012 10:24
Jackmau 16-04-12 09.54
Posto che non abbiamo sufficienti documenti per parlarne, permettimi di essere di altro avviso, in un mondo in cui quasi tutta l'arte si concentrava nell'architettura, nella scultura, nel teatro, la musica, anche per la facilità con cui è prodocibile (essendo sempre 1:1 il rapporto del tempo di chi suona e di chi ascolta) doveva essere in assoluto molto più ascoltata all'epoca. Ma senza tirare in ballo i greci, tu credi davvero che i giovani (e non solo loro, io parlo della mia generazione) ascoltino più musica perchè adesso esistono i lettori mp3? Io non credo proprio, viviamo in un era in cui la musica è del tutto soggiogata all'elemento ottico (videoclip, colonne sonore) e non esistendo più i dischi è molto più difficile che ci si avvicini ad artisti nuovi. Per esempio il periodo in cui io ho ascoltato più musica è stato quando mi hanno regalato il primo giradischi (circa due anni fa), molto più che non 5 anni fa quando mi regalarono il primo lettore mp3 e non credere affatto che in caso mia ci siano più dischi che sulla rete (anche se, oggettivamente, mi piacerebbe)


Tornando alla discussione, proprio ieri sera vedevo per la prima volta il live at pompei e mi ha colpito molto anche a me la loro paura di diventare schiavi della strumentazione. Nel film infatti è esplicitamente dichiarato (magari non con questi stessi termini) che una macchina non è in grado di fare musica senza l'aiuto dell'uomo. Oggi sembra più il contrario. O Tempora! O mores!
zaphod 16-04-12 12.33
Jeanlu ha scritto:
zaphod ha scritto:
Però torniamo alla solita domanda viziosa: tanto lavoro a chi interessa? Se mi vengono ad ascoltare 10.000 persone che vogliono solo ballare e divertirsi, chi me lo fa fare di accontentare quelle 10 o 20 che invece si aspettano qualche guizzo tecnico e/o virtuosistico?

Non tutti sono tenuti a sapere certi dettagli, d'altronde, ma non mi piace personalmente giustificarsi in questo modo: nei limiti del possibile ritengo sia sempre meglio fare il proprio mestiere al massimo delle proprie possibilità e con tutti gli strumenti e i mezzi per ottenerlo anche in quelle situazione in cui sembra non valerne la pena (questioni economiche a parte).
Certo, ed effettivamente questo è un po' il punto nevralgico della questione, bisogna fare un'utilizzo coscienzioso e sopratutto FURBO degli strumenti, e non lasciare che siano proprio loro ad utilizzarci (il paradosso è voluto, quante volte siamo VITTIME della tecnologia, dell'ultima release, del marketing!).


mi sono spiegato male, probabilmente! Quello che ho scritto non è il mio pensiero. Sono d'accordo con te: per me è frustrante suonare per gente che ha altri obiettivi (leggi: ballare spensieratamente - senza nulla togliere!) rispetto a quelli che mi aspetto io (ascolto competente e critico). Poi in realtà mi diverto forse di più quando c'è una miscellanea dei due, che porta ad un'interazione proficua e costruttiva tra esecutore e pubblico.
Un musicista ha, secondo me, la responsabilità e il dovere di migliorarsi costantemente anche e soprattutto per le persone che lo ascoltano!
Ultimamente ho arrangiato 3 pezzi dei Maroon 5 per il mio trio jazz, e mi è quindi capitato di ascoltare con un po' più di attenzione i brani... Ebbene, sono rimasto allibito dalle scarse capacità del loro tastierista. Scarse in proporzione alla loro popolarità, ovvio. Ai suoi livelli (economici) mi potrei permettere i maestri migliori sulla piazza e avrei sufficente tempo per esercitarmi...
... o probabilmente mi farei distrarre dalla immane quantità di fica che circonda i Maroon 5 e rimarrei scarso come sono emo
Jeanlu 16-04-12 12.34
Jackmau ha scritto:
Io non credo proprio, viviamo in un era in cui la musica è del tutto soggiogata all'elemento ottico (videoclip, colonne sonore) e non esistendo più i dischi è molto più difficile che ci si avvicini ad artisti nuovi. Per esempio il periodo in cui io ho ascoltato più musica è stato quando mi hanno regalato il primo giradischi (circa due anni fa), molto più che non 5 anni fa quando mi regalarono il primo lettore mp3 e non credere affatto che in caso mia ci siano più dischi che sulla rete (anche se, oggettivamente, mi piacerebbe)


Beh, condivido in parte.
Io per quanto mi riguarda ascolto sicuramente più musica adesso rispetto di quando ero piccolo (10-15 anni fa), per un concatenarsi di ragioni: la facilità d'accesso alla musica sia in quantità (rete, condivisione, social network) che in qualità ( formati digitali più o meno compressi) è davvero molto superiore a un tempo, per ovvi motivi.
Devo anche aggiungere, però, che la mia attenzione verso essa è andata calando parecchio; l'era digitale in ambito musicale nel mio caso ha favorito un po' la cultura dello "skip", della musica di passaggio, dell'ascolto al volo. Spesso e volentieri non ci rendiamo conto di quanto effettivamente il mondo musicale attorno al quale grativitiamo si divide un 2 netti tronconi: musica attiva (mp3, CD, windows media player, e perchè no, musica che suoniamo noi stessi) e musica passiva (musica che ci viene "imposta", spot pubblicitari, TV, radio, jingles).

Mentre invece ricordo da piccolo quando mi siedevo su un divano, mettevo su un cassetta nel walkman, e me la sparavo dall'inizio alla fine come se niente fosse. Oggi non ci riesco più.
giosanta 16-04-12 13.56
Beh forse è un po piu articolato.
Senza il web molti artisti, almeno io, non sarei riuscito a conscerli ed a valutarli, ma una volto conosciuto, valutato, visto (su Youtube o altro), se poi mi piace, anche se magari su Amazon USA, il CD di Barbara Dennerlein o di Radam Schwartz, lo compro, e me lo sento come dio comanda, il file compresso mi serve SOLO per portarmeli dietro, magari d'estate nel Blackberry, non oltre.