orange1978 ha scritto:
una cavolata che a molte persone nn comporterebbe problemi a me invece puo fare danni irreparabili, ed è successo di nuovo!!! pensavo di aver chiuso invece sta succedendo.
IMHO credo che una delle cose più difficili da riuscire a fare sia riconoscere che, alla fine, gli altri (TUTTI gli altri) soo uguali a noi.
mi spiego.
ben inteso e premesso che l'individualità non si discute, potrei dire che ciò che ci accomuna, il nostro essere uomo, alla fine, ci rende tutti uguali.
ovvio che nella formazione della personalità entrano migliaia di fattori sociologici e di altro tipo, ma fondamentalmente io mi sto rendendo conto che tutti siamo in grado di provare praticamente gli stessi sentimenti.
ognuno per sè e secondo la sua percezione, ma tutti siamo sulla stesa barca.
questo non vuole assolutamente sminuire la sofferenza (o la gioia, perchè no?) di una persona, in questo caso orange e me, ma anzi secondo me amplifica all'ennesima potenza ogni sentimento che proviamo.
pensate: quello che sento io, lo
possono sentire tutti. ma proprio tutti :) non è detto che lo sentano, ma la potenzialità dell'atto è garantita. come soffriamo noi soffrono gli altri, perchè come gioiamo noi gioiscono gli altri.
poi entra il carattere...ognuno risponde alle suggestioni secondo la sua persona, e qui si fa la differenza, ma secondo me sapere che in realtà "non siamo soli" può essere un gran conforto.
la realtà dei fatti e l'esperienza però mi fanno cinicamente dire che non è vero un cavolo e che quello che sento io gli altri non se ne rendono nemmeno conto...
io non ho mai passato un momento di solitudine come questo. sono dei mesi che sento proprio l'essere solo pesarmi come non mai. ho una famiglia presente (sono figlio unico), ma amici che capiscono (e ritorno al concetto di prima) ce n'è pochi se non nessuno, e si fa sempre tutto più pesante, perchè ogni sforzo non è mai ripagato con qualcosa di equivalente, ma sempre con qualcosa di inferiore, nell'università, nello sport, nella vita. quindi non parlo a vanvera, ma espongo la mia esperienza, che può essere condivisibile o meno.
fondamentalmente l'uomo è, passatemi il termine, egocentrico. io per primo lo sono. è quindi normalissimo pensare prima e spesso solamente a se stessi...
l'unica è farsi coraggio, ma non del coraggio spicciolo, di quello inutile che dura un minuto. parlo della forza di capire che la vita è fatta di momenti sì e di momenti no, di vette e di valli.
quando si è nella valle si deve sempre aspirare alla vetta, e vedersela davanti per avvicinarsi sempre di più. e quando si è in vetta bisogna saper riconoscere di esserci, sulla vetta, ed avere la capacità di apprendere cosa ci può permettere di restarci il più possibile, e ricordare come abbiamo fatto a salirci perchè quando torneremo nella valle dovremo riuscire a starci il meno possibile, per tornare sulla vetta.
spero di essermi spiegato...