robykaiman ha scritto:
a analfabeta solo perche' non e' andato a scuola, ma il solo imparare a leggere e scrivere fece si che divorasse quantitativi inimmaginabili di libri, ma che soprattutto fece di tutte le sue esperienze di vita, tanti tasselli di saggezza.
Sputava filosofia antica e moderna a volonta', e sapeva cose sulla fisica e sulla scienza, che neppure fior di diplomati scolarizzati e plurititolati sapevano.
Quindi basta con questa storia che per parlare di fi.., uno debba essere laureato in figologia, per parlare di calcio in calciologia, e per parlare dell'assetto produttivo italiano deve per forza avere una laurea in economia.
Mio nonno aveva la terza elementare . . . e una cultura che io, da laureato, non mi sognerò mai di avere, neppure da lontano.
E tuttavia, a mio personalissimo parere, il problema non è tanto il livello culturale "titolato" di ciascuno di noi, bensì altri fattori, quali:
1) il buon senso, inteso come equilibrio mentale e rifiuto dell'aprioristca faziosità.
Ad es.: dire che tizio oppure caio (di destra o di sinistra), hanno sempre ragione, non risponde a buon senso, ma solo a fanatismo.
La ragione (così mi insegnava mil nonno) non sta mai da una parte sola.
Il buon senso dovrebbe invece suggerire alle persone di ascoltare, non solo la propria campana ma anche camane diverse, per poi crearsi una propria linea di pensiero, indipendente ed il più possibile scevra da pregiudizi ideologici.
2) l'informazione. Non si tratta di "mitizzare" una particolare fonte di informazione (della serie:
"leggo quel quotidiano, quindi mi informo e so dove stà la verità"). Anche qui si dovrebbe applicare il buon senso., cercando di acquisire informazioni da fonti diverse, salva poi la propria libertà di pensiero.
3) la curiosità . . . indispensabile per l'informazione. Mio nonno era un tipo molto curioso. Lui leggeva, leggeva e leggeva (la libreria che ho ereditato mi sgomenta solo a guardarla). Lui diceva sempre di non credere aprioristicamente a tizio o caio, ma di verificare le diverse tesi, cercando di capirne bene i contenuti.
4) La "flessibilità" . . . Mio nonno diceva che le discussioni politiche sono "dialoghi fra sordi" . . .
Lui mi diceva sempre, "informati bene, senti il maggior numero di campane, anche diverse, formati un'opinione . . . tuttavia mantieni la capacità di ascoltare quello che gli altri hanno da dirti, anche se non ti piace, e, soprattutto, NON VERGOGNARTI MAI DI MUTARE LE TUE IDEE, SE RITIENI CHE CIO' SIA GIUSTO: non vi è vergogna nell'ammettere le altrui ragioni".
. . . .
Non sto a dilungarmi, l'elenco dei suoi insegnamenti sarebbe troppo lungo.
In definitiva, mio nonno, con la sua 3^ elementare, diede tali e tanti insegnamenti ad un cretino di avvocato, con tanto di laurea e liceo classico, che non riesco ad elencarli tutti.
Una cosa però, oggi, credo di avere capito: non ho imparato abbastanza di quello che mio nonno cercò di insegnarmi.
Tornando in topic . . . credo che, forse, il problema di noi italiani sta nel fatto che dovremmo smetterla di fare politica come "tifo da stadio", cercando invece di ragionare sui nostri problemi con il buon senso di cui mio nonno mi parlava.
Dopodichè, ben vengano le diversità di idee che, lungi dal dividerci, dovrebbero acomunarci in un leale confronto tra persone che, alla fine, vivono su una stessa barca
Per dovere, ammetto che non sempre sono capace di seguire questa linea di condotta.
Stefano
Edited 19 Feb. 2012 0:15