nicolo ha scritto:
in pratica, potrebbero essere i programmi, e un'area di lavoro personale, a giacere in rete.
non so se sia fattibile, ma è intrigante...
Fattibile è sicuramente fattibile, ma non credo per tutte le tipologie di utilizzi. Finché si tratta di attività "leggere" quali la videoscrittura, il tenere i conti, il gestire l'E-Mail, le fotografie, la musica, ecc... la cosa è possibile senza troppe complicazioni, e Google per esempio un servizio del genere lo offre già da parecchio tempo, con le sue apps che elaborano e salvano i dati solamente sui server della grande G (dai... vi sto pure servendo una battuta su un piatto d'argento
)
Inoltre ora Google ha pure sviluppato un sistema operativo,
Chrome OS, che si integra completamente con questo servizio. Il sistema operativo in se è poco più che una distro Linux personalizzata con un web browser, senza possibilità, perlomeno per utenti normali, di installare alcunché. In questo browser vengono eseguite le Google Apps, quindi tutto lavora esclusivamente online.
Il problema lo vedo per task più impegnativi come per esempio quelli a cui siamo abituati noi (elaborazioni audio/video/grafiche), calcoli ingegneristici, rendering 3D, ecc... Queste attività richiedono ingenti risorse di elaborazione, e per supportare una cloud in grado di far eseguire contemporaneamente questi compiti senza eccessivi rallentamenti a migliaia, se non milioni di utenti, sono necessarie delle infrastrutture non da poco, ed una cloud di questo genere avrebbe per l'utente finale dei costi assolutamente non trascurabili.
Resta anche il problema della protezione dei dati, affidare dati sensibili a piattaforme del genere può essere molto pericoloso, perché in caso di violazione da parte di pirati informatici questi avrebbero accesso a tutte le nostre informazioni personali, tra cui magari i dati della carta di credito e le password per l'online banking salvati in quel filettino di appunti su cui scrivo tutte le password.
In realtà l'idea di fondo di questo tipo di sistemi è vecchia quasi quanto la stessa informatica, in quanto nei decenni passati era pratica comune progettare infrastrutture composte da uno o più mainframe che venivano condivisi da decine, se non centinaia, di terminali "stupidi", vale a dire dotati di un processore il cui unico compito era di gestire la comunicazione tra mainframe e terminale e presentare i dati a video. Lo stoccaggio e l'elaborazione dei dati era svolta dal mainframe, e le interfacce utente erano puramente testuali.
L'immagine classica di questo tipo di terminali è lo schermino a fosfori verdi su cui gli impiegati statali, di banche, assicurazioni, aeroporti e grandi uffici in generale visualizzavano ed immettevano i dati relativi alle nostre pratiche. I mainframe erano invece quei computer grandi come frigoriferi americani a doppia anta, che registravano i dati su bobine a nastro simili a quelle dei Revox o su hard disk grandi fisicamente come dei forni da cucina, se non di più.
Negli anni '90 si è cercato di rinnovare questo concetto con lo sviluppo dei cosiddetti Network Computer, vale a dire dei terminali la cui potenza di elaborazione fosse in grado di gestire anche un'interfaccia grafica, relegando sempre ad un sistema centrale l'elaborazione e stoccaggio dati.
Oggi si sta cercando di traslare questo concetto ad Internet, appunto con le cloud.