Premetto una cosa che è importante, io non sono un jazzista e mai mi permetto di ritenermi tale (anche se un po' di jazz lo suono ovviamente).
Sono più un classico, infatti provengo dal classico.
La premessa è importante perchè fa subito capire che quanto sto per dire potrebbe essere (anzi sicuramente lo è) influenzato da questa mia mancanza di conoscenza approfondita del jazz.
Mi è difficile capire sia dall'esecuzione di Mario, sia da quella di Chick, dov'è il sottile limite tra un brano X e un brano Y "che non esiste".
Ossia... nel mio modo di assimilare un arrangiamento musicale cerco sempre delle tracce abbastanza vistose sulla nervatura caratteristica di un brano, che sia melodia o armonia.
Se la trovo mi dico "bello questo arrangiamento, molto diverso da com'è di solito, ma comunque si sente che è quel brano".
Se non lo trovo arrivo a un punto sensoriale in cui il mio cervello scinde completamente le cose, ossia mi sembra di essere al cospetto di un brano completamente inesistente, nuovo, un "brano Y".
Qualsiasi cosa, ma che non si chiama più "brano X".
Non so come spiegarlo, è come se perdo la bussola, non riconosco più nulla del brano X e pertanto devo fare un terribile sforzo mentale e di immaginazione per convicere me stesso che quel brano è invece il brano X.
Faccio un esempio un po' stupido: è come presentare ad un salone automobilistico una macchina che assomiglia a una Panda, e dire che è una Ferrari completamente riarrangiata.
Magari lo è anche, intendiamoci, ma il mio cervello "inquinato" da determinati canoni stilistici si rifiuta di attribuire a quella "panda" (tra virgolette) la nomea di Ferrari.
Questo perchè ho davanti due cose veramente diverse, veramente troppo diverse tra loro, in cui non si coglie quasi nessun punto di parentela.
Ecco, col jazz mi avviene la stessa cosa, mi avviene lo stesso fenomeno.
Ci sono brani jazz famosi che sono stati riarrangiati, ma che riesco ad attribuire e a collocare.
Insomma sento che il brano X dotato di tutt'altro arrangiamento e/o tessitura.
Ma lo sento.
Altri invece che proprio non riesco più a riconoscere, tanto che mi sembrano brani completamente nuovi, inesistenti, e fatico ad accettare l'idea che quel "brano Y" bisogna chiamarlo "brano X".
Da lì mi chiedevo appunto quella curiosity: c'è un limite nel jazz tra il brano X e il brano Y?
Se sì, dov'è questo limite, e quanto è sottile?
Detto in parole povere... quand'è che un brano X smette veramente di essere il brano X, e diventa in toto un brano Y, ossia un nuovo brano?
Sta cosa mi interessa per evitare un giorno di vedere una macchina Y e convincermi che è una "Ferrari scomposta".
Lo dico per scherzo ovviamente, ma sulla musica jazz... davvero... mi interessa saperne di più.
E' pur sempre cultura.