Mi sembra irrealistico sparare a zero sul silent Yamaka così come poi è configurato nella serie N, uno strumento che va ben al di là delle brutali 127 soglie di pressione del midi. La serie N (provvista di meccanica) è dotata (già nell'N1, che non costa moltissimo) di accorgimenti tecnologici che intercettano l'espressione e le intenzioni dell'esecutore in modo ben diverso da come può fare il più sofisticato Clavinova o qualsiasi altro piano digitale. E' naturalmente vero che un piano acustico è pur sempre un piano acustico, ma la forbice di differenza col digitale si va restringendo e noi tutti dovremo pur cominciare ad aprire la mente. La prima volta che ho provato un silent Yamaka del tipo + evoluto sono rimasto di stucco, pensavo di aver avuto un abbaglio

. Quando poi ho saputo che altri miei colleghi di conservatorio, tra cui concertisti in carriera, avevano avuto la stessa impressione ho ripreso fiducia in me stesso e nelle mie orecchie

. Inoltre c'è da considerare che oggi chi non ha spazio e/o soldi per un coda e non ha la fortuna (rarissima) di trovarne uno usato che funzioni a dovere, non ha molte possibilità, salvo cercare un piano con il lanternino per anni interi: i verticali nuovi odierni fanno + o - schifo e le code (salvo non spendere euro a decine di migliaia) non sono poi così esaltanti. Un usato da restaurare è un terno a lotto perché un restauro è costoso e il suo risultato nessuno può garantirlo (ho provato dei "rigenerati" di gran marca assolutamente penosi). Facciamo un confronto: io tra un qualsiasi Yamaka acustico della serie U e lo Yamaka N1 non avrei dubbi, a parità di prezzo sceglierei il secondo, salvo non prendere il primo col silent..., ma perché spendere di più per avere un piano acustico tanto mediocre che - vista la sua infame tavola armonica - non esprimerà mai il valore di un'interpretazione, buona o cattiva che sia? Un digitale può farlo meglio? La risposta nel 2014 secondo me comincia ad essere "Sì"