Ritengo che avere la capacità di leggere lo spartito, magari quella per pianoforte, e convertirlo immediatamente in suono sia importante, anzi basilare.
Potrebbe esserci la "variante" ammissibile, specialmente nel jazz, nella quale un musicista conosce molto bene la formazione degli accordi e legge correntemente la chiave di violino.
Anche in questo caso, la conoscenza perfetta di tutto il setticlavio non è di vitale importanza, dal momento che il suddetto musicista sa come trarsi d'impaccio.
L'esperienza è quella che conta, dopotutto, almeno nel campo della musica non classica. La velocità di lettura di un Real Book e la sua renderizzazione immediata, sono alla base di un musicista.
Diverso è nel campo della musica accademica, dove si dà per certo che la lettura a prima vista sia cosa scontata ed assodata.
Per ritornare invece ai soggetti come il sottoscritto che hanno studiato musica molti anni fa e, per vari motivi non hanno proseguito
, riporto quanto mi ha detto un caro amico chitarrista, diplomato al conservatorio e docente libero professionista: "L'importante è esercitarsi nella lettura almeno una decina di minuti, tutti i giorni, fino a che sarà come leggere un buon libro."
Mi sento di sottoscrivere totalmente, anche se per uno che ha solide basi di teoria e solfeggio, l'operazione è decisamente pù facile...