Al di là dei gusti personali e del peso artistico dell'uno e dell'altro, se si vuole fare un discorso prettamente "tecnico", è ovvio che tra Monk e Bill Evans ci sia una differenza alquanto evidente!
Monk è stato un grande innovatore, colui che insieme ad altri jazzisti ha posto le basi, alla fine degli anni '40, per il nascente Be-Bop, un pianista che è difficile classificare (cosa comunque quasi sempre quantomeno discutibile) in un genere piuttosto che in un altro; Monk è Monk, punto!
Tecnicamente basta guardare un qualsiasi video per rendersi conto che Monk suonava il piano in modo non proprio "ortodosso", ad esempio colpendo i tasti con le dita stese (con buona pace degli insegnanti di pianoforte
) solo per citare l'aspetto più evidente della sua tecnica.
Questo modo particolare di suonare però ha fatto si che Monk sia riconoscibile (al di là del fraseggio così caratteristico) già dalle prime note.
Bill Evans è stato invece uno dei pianisti tecnicamente più dotati dei suoi anni. Era un pianista con un solido percorso di studi classici alle spalle.
Inoltre Evans è stato un grande "ricercatore" dal punto di vista armonico.
Il concetto di eleganza che tu avverti nell'uno (Evans) e non nell'altro (Monk), deriva comunque, a mio avviso, più che dalla tecnica, dal carattere del pianismo di Evans, più introspettivo e riflessivo rispetto a Monk, che invece buttava sulla testiera tutto quello che gli passava per la testa (e secondo me gli passava un bel po' di roba!).
Ho espresso un mio personale parere . . .