@ WTF_Bach
Se proprio vogliamo essere raffinati:
1) musica tout court: ha un equilibrio ben preciso tra semplicità e complessità - viste come rapporti tra consonanza e dissonanza, tensione e risoluzione, ripetizione e variazione. Il suo scopo è far balenare all’anima dell’ ascoltatore un barlume di Verità espresso come conflitto tra terra e mondo che si scontrano nel tratto della forma.
2) musica ipercolta: trascende verso la complessità, la tensione continua, la varietà estrema. Oltre un certo limite cessa di essere musica e diviene uso intellettualistico del suono, volto alla mera ricerca intellettuale.
3) musica folklorica: è musica che, essendo fatta “dal popolo”, contiene il minimo sindacale (o a volte meno) di elementi musicali. È musica in senso storico ed etnografico, il cui scopo è tramandare delle emozioni primigenie ed archetipe di un popolo.
4) musica popolare: è musica “per il popolo” e si distingue dal suono tout court e dalle “sostanze stupefacenti sonore” in quanto mantiene un livello minimo sindacale di complessità ed equilibrio. Il suo scopo è eminentemente far soldi, ma fornendo un’esperienza di reale fruizione artistica - seppur molto semplificata.
5) “sostanze stupefacenti sonore”: accozzaglie iper semplicistiche di suoni e rumori caratterizzati da estrema ripetitività, semplicioneria armonico-melodica, volgarità, grettezza e capacità di ingenerare la produzione encefalica di onde alfa e quindi di stati para-ipnotici. Il suo scopo è far soldi e contemporaneamente abbruttire il popolo rendendolo più imbecille e facile a governare.
Ma il punto uno esiste ancora? O è morto con la decadenza del jazz?