@ giosanta
markelly2 ha scritto:
.. se non che spesso le due figure coincidono nella stessa persona.
Vero, ma non è in discussione la persona quanto il significato dell'operazione in se.
Faccio un esempio.
Il papà dell'organo Hammond come lo conosciamo tutti è Jimmy Smith. Non ne fu l'inventore ne tantomeno il primo ad usarlo in ambito Jazz (fu quasi da subito utilizzato nell'orchestra di Count Basie) o comune "leggero" (la prima, storica endorser fu Ethel Smith), ma quel suono che riconosciamo tutti lo ha utiizzato diffusamente lui per primo. TUTTI coloro che sono venuti dopo, anche musicalmente lontanissimi come, ad esempio, K. Emerson piuttosto che J. Lord ecc., sono stati suoi tributari.
Questo dato si evince da un ricerca discografica, uno studio sui suoni comparati per epoca e musicista, la conoscenza biografica, quella del particolare strumento utiizzato, lo "spessore" degli altri musicisti con cui si è accompagnato ecc.
Questo il prezioso, imprescindibile lavoro dello storico, che m'interessa enormamente, dopodiche quella stessa persona puo legittimamente chiosare, come chiunque altro, che tuttavia reputa il modo di suonare di J. Smith poco interessante, il suo contributo trascurabie, il suono dell'Hammond poco godibile ecc. o tutto il contrario.
Queste viceversa sono considerazioni critiche che m'interessano in misura assai relativa, sono quelle del recensore che valgono esattamente quanto le mie e la loro formulazione mi lascia del tutto indifferente, CHIUNQUE le abbia stilate, perché non ledono in nessun caso il giudizio che io mi sono fatto e la collocazione che gli attribuisco.
Le tue considerazioni, Giosanta, sono legittime, però penso (e da qui non mi rivolgo espressamente a te):
questo musicologo studia per anni, raccoglie dati, incrocia informazioni, approfondisce, assiste a concerti (magari da lui stesso organizzati), fa interviste, scrive rubriche, pubblica libri, tiene conferenze ecc ecc
Lui fa tutto questo lavoro con dedizione, rivolto soprattutto a noi, appassionati di musica, fruitori, musicisti, amanti delle biografie ecc, e noi lo leggiamo, ne facciamo tesoro, ci arricchiamo con le sue storie, le monografie, gli aneddoti, le comparazioni...
Insomma, il lavoro di questo musicologo ci viene servito, magari anche gratis perché sul web si trova molto materiale, su un piatto d'argento, e noi giustamente, ne gustiamo il sapore.
Quindi con tutto questo decretiamo che costui è un ottimo storico dell'arte.
Però, se questo storico dell'arte, così preparato e capace, così ammirato e premiato, a un certo punto veste i panni del critico e recensisce un disco o un concerto, e magari ha l'arroganza di non esaltare incondizionatamente i pregi dell'artista, ma ne denota alcuni difetti, ecco che improvvisamente diventa un "brutto cattivone, con quale titolo si permette di giudicare, le sue considerazioni valgono come quelle di mio nonno che ascolta musica da cinquant'anni ecc"
Peccato per tale nonno, che se ha scritto dei libri di storia dell'arte, purtroppo non deve essere riuscito a pubblicarli. Quali perle ci siamo persi.
A parte gli scherzi, io credo che un po' scorretto sia credere che un esperto non possa avere dei giudizi forse più a fuoco di quelli che può avere un neofita o comunque uno che non conosce a fondo la storia dell'arte e tutto ciò che ruota intorno ad essa.
Certo, lui non ha mai calcato un palco, non suona nessun strumento, quindi non può capire lo sforzo e la fatica di un musicista... mentre un musicista, o addirittura un semplice fruitore, può perfettamente capire il lavoro dello storico, e addirittura minimizzarlo come se nemmeno esistesse e non valesse nulla.
Davvero non capisco.
Senza polemica e senza offesa per nessuno, so che ognuno ha la sua idea e non la cambierà di certo adesso, però ho voluto scrivere queste mie considerazioni, non voglio avere la verità in mano, mi pongo solo un po' di dubbi e cerco di chiarirli.