CoccigeSupremo ha scritto:
Poi a meno che non c'è un "game over" delle scaled down,
Una volta, soprattutto Roland, proponeva diversi livelli della linea di prodotto.
Mt32, D10 (diventato poi D5), D20, D110, D50,D550 D70
Dal concetto sintesi LA sono stati coniati 8 prodotti con caratteristiche diverse, per coprire tutte le esigenze di prestazioni e di spesa del mercato dell'epoca. (expander compresi).
D10 e D20 erano delle LA impoverite (relativamente) come motore sonoro rispetto al D50, ma ad esempio erano multitimbriche : suoni meno presenti (ma per l'epoca innovativi), pero' potenza della multitimbricita' che all'epoca era una novita', e creava le basi per l'imminente arrivo dello standard GS/GM e del boom delle basi. Il D20 aveva anche sequencer e dischetto (per l'epoca altra grande rivoluzione). Il D50 non aveva tutto questo, ma puntava sul suono, ponendosi come concorrente del DX7.
Insomma c'erano configurazioni per tutti i gusti, e la tecnologia di allora non consentiva di metter su troppe cose.
Con la politica di allora, e la tecnologia di oggi, una linea di prodotti attuali potrebbe differenziarsi per le cose gia' dette (moduli, tablet, vsti ecc) arricchendo ogni segmento del settore, ed accontentando tutti i gusti e le esigenze (anche di portafogli).
Ora si tende a fare il modello di punta, lo scaled down ( o Le), e l'economico che si differenziano sulla quantita' dei suoni, sulla qualita' dei componenti, ma fondamentalmente sono molto simili nelle cose che possono fare (Roland sta addirittura uscendo dal discorso workstation).
I relativi expanders sono praticamente scomparsi.
Il potenziale sarebbe piu' elevato, pero' si punta sull'unificazione massima dei prodotti.
La differenza non sta piu' sulle funzioni presenti nello strumento, ma su quantita' e qualita' dei suoni, e soprattutto sulla qualita' hardware (keybed ecc.).
Il fatto che stiano diventando sempre meno workstation e sempre piu' synth rompler con integrate funzioni minime di recording USB ecc e' evidente.
Ovvio che la connettivita' consente di far tutto su PC (anche registrazione diretta di audio), pero' legando lo strumento alla presenza costante di un pc (accettabile in casa o in studio, ma non sempre in live), e confinando lo strumento stesso al suo unico potenziale di sintesi (PCM e simil VA).
Il potenziale e' ben altro, si potrebbe far di piu' senza arrivare a cifre enormi, si potrebbe differenziare la gamma, ma e' ovvio che tutto questo inciderebbe sui profitti dei costruttori, riducendoli notevolmente.
E' indubbio che non essendoci tanti attori nel settore (negli anni 80 i marchi presenti non si contavano, e la concorrenza si sentiva), e' piu' facile imporre il prodotto cosi' com'e'.
Negli anni 80 avevamo korg, roland, yamaha, Elka, Ensoniq, Oberheim, Akai, Sequential Circuit, Siel, Crumar, Kurzweil eccetera eccetera. e forse raggiungere capillarmente tutte le esigenze del tastierista, era un modo per conquistare fette di mercato, rispetto alla concorrenza mettendola in difficolta'.
(IMHO).